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Se l’Europa diventerà un Califfato…

L’ex-Ministro Martino, nel corso di un’intervita rilasciata a Libero, ha offerto un dato davvero inquietante: nel 2020, i giovani compresi fra i 15 ed i 29 anni saranno circa un miliardo e, fra questi, il 30% sarà formato da musulmani, per cui, l’Europa, in particolar modo, per effetto dei flussi migratori, provenienti dal Nord-Africa e dal Medio-Oriente, sarà abitata, fra un decennio, da una popolazione in età di lavoro, che avrà una cultura profondamente diversa dalla nostra e, soprattutto, sarà animata da un credo religioso, che, per motivazioni ataviche, sarà portatore di uno spirito di competizione molto forte sia con l’identità cristiana, sia con quella laica, entrambe tipiche del nostro continente in età moderna. 
Sarà un cambio culturale molto radicale, perché i nuovi arrivati in Europa modificheranno, sensibilmente, abitudini di vita e modus agendi: tradizionalmente, la sensibilità europea è sempre stata tesa alla mediazione, per cui i conflitti politici – quando è stato possibile – sono stati risolti con l’arte della mediazione. 
Con l’arrivo della cultura islamica, invece, i contenziosi e le diversità religiose saranno ricomposti – si teme – con strumenti diversi, anche perché sarà possibile che si inneschi una vera e propria lotta per la sopravvivenza fra i poveri, che hanno origini europee, e quelli che, invece, provengono dall’Africa e dalla vicina Asia. 
Peraltro, la trasformazione dell’Europa in un vero e proprio Califatto rischia di divenire seriamente ipotizzabile, perché, per effetto della crisi odierna del sistema monetario ed economico del vecchio continente e con la conseguente fuga dei capitali europei verso altri lidi, solo i soldi portati dagli sceicchi consentiranno di riavviare un processo produttivo virtuoso; d’altronde, già oggi, molti settori sono in piedi, perché è arrivato danaro arabo, che ha consentito il rafforzamento di produzioni, che altrimenti sarebbero scomparse. 
L’esempio più tipico è rappresentato dall’azienda calcio: ormai, in tutta Europa, le uniche società calcistiche, che possono permettersi margini di spesa notevoli, sono quelle di proprietà degli sceicchi, che hanno ampia liquidità, perché devono reinvestire il danaro proveniente dalla vendita del petrolio. 
Un altro esempio classico è l’azienda turistica: è noto a tutti che l’attività del turismo, in uno degli scenari più belli d’Italia, come la Costa Smeralda, è reso praticabile perché i capitali italiani si sono contaminati con quelli di provenienza araba, per cui la struttura ricettiva in Sardegna si regge sulle ricchezze ivi trasferite da chi, per decenni, ha accumulato enormi patrimoni con la compravendita dell’oro nero. 
Peraltro, la penetrazione dei capitali arabi sarà resa ancora più agevole, perché alla crisi economica si aggiunge quella istituzionale: è sotto gli occhi di tutti la condizione di disagio di molti Stati nazionali, che hanno perso sovranità monetaria, senza trarne vantaggio economico, mentre l’Unione Europea è una creatura in eterna via di formazione, dal momento che il primato, in campo monetario, non si è accompagnato a quello politico e militare, per cui, quando si dialoga con questi protagonisti extra-europei della scena mondiale, non esiste una voce univoca, ma regna una molteplicità di interessi, spesso discordanti e contraddittori fra loro. 
Se questo è lo scenario che va disegnandosi, è evidente che si rischia di tornare al modello medioevale, quando esistevano due Europe: quella meridionale, invasa dall’Islàm, dato che il Mediterraneo è il luogo che accomuna la costa sud del vecchio continente con quella settentrionale di Africa e Medio-Oriente, ed un’Europa settentrionale, tutta chiusa intorno al primato tedesco (all’epoca, quello del Sacro Romano Impero), impegnata a difendersi dalle mire espansionistiche orientali, che oggi possono individuarsi con quelle della Russia post-zarista e post-sovietica di Putin. 
D’altronde, nei secoli medioevali, il pericolo per l’Europa del Nord, pure, proveniva da Est: non da Mosca, ma da Bisanzio, che fu, di volta in volta, la capitale del bizantinismo post-ellenistico prima e, poi, del Califfato islamico. 
Naturalmente, non sfugge a nessuno la circostanza storica per cui, all’epoca, i tentativi di conquista perseguiti dall’Europa Settentrionale ai danni dell’Europa mediterranea fallirono miseramente, perché le sfide, lanciate soprattutto da Normanni e Svevi, vennero sconfitte dal primato politico/militare della Chiesa di Roma, alleata delle autonomie comunali. 
Nonostante quelle difficoltà, insistenti in un’Europa che aveva perso centralità e potere economico, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la discesa dei Barbari nelle regioni mediterranee, il vecchio continente, identificandosi nella supremazia morale e temporale del Papa, seppe arrestare la penetrazione musulmana a Poitiers, evitando che gli Arabi si stanziassero nel cuore dell’Europa franco-germanica. 
Oggi, quella dinamica rischia di ripetersi: sapremo trovare un nuovo fattore identitario, come fu all’epoca il Papato, intorno a cui costruire la “resistenza” contro una penetrazione, che sta avvenendo sia attraverso la circolazione di danaro, che di persone in carne ed ossa? 
Oppure, noi maschi, in particolare, dovremo rassegnarci all’idea di coltivare il proprio harem, contando sulla tradizionale poligamia islamica? 
Fuor di battuta, sapremo conservare la nostra identità o corriamo il serio rischio che la civiltà euro-cristiana sia, notevolmente, modificata da chi legittimamente porta una cultura molto diversa, comunque, da quella che si è sviluppata sui nostri lidi grazie a Papa Gregorio, Federico II, Carlo V e agli Illuministi? 


Rosario Pesce

 

 

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