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… Castanicoltura in ginocchio

L’Associazione Adaci – Associazione degli Agricoltori e Castanicoltori Irpini – muovendo dall’applicazione delle leggi vigenti in materia di accensione fuochi e classificazione come rifiuto delle sterpaglie e vegetali provenienti da sfalci e potature dalle attività agricole comunica quanto segue. Per ciò che concerne lo smaltimento e/o l’accensione di fuochi per la distruzione di erba, foglie, rami, ricci, scarti provenienti dalla lavorazione agricole delle nocciole bene hanno fatto le autorità competenti nel mettere un freno ad una pratica selvaggia, usata indistintamente sia all’interno di centri abitati che fuori, che costringeva i cittadini coinvolti ad essere prigionieri nelle loro stesse abitazioni. Ciò significa che l’ADACI rimane, a prescindere, a favore della tutela della salute umana quale “bene” primario, da difendere ad oltranza. Crediamo però che i divieti assoluti non hanno storicamente sortito sempre gli effetti desiderati. In particolare, in società di natura agricola, come le nostre, dove da secoli si è sempre pensato di ripulire i propri fondi mediante la pratica dell’abbruciamento questi divieti rappresentano per tutti un ostacolo insormontabile. Siamo convinti di ciò perché né è stata data un’alternativa per lo smaltimento dei residui vegetali e, forse, neanche la si può dare in alcune situazioni geografiche particolari. Facciamo esempi pratici:

1)                 chi esegue potature di castagneti ad alte quote, irraggiungibili da mezzi agricoli e/o meccanici, si troverà in evidente difficoltà nello smaltire i residui. Di conseguenza alcuni castanicoltori sarebbero invogliati all’abbandono definitivo di queste particolari proprietà o di quelle in affitto. Così si rischia di mettere in ginocchio una pratica secolare come quella della castanicoltura ad alte quote.

2)                 Chi opera nei castagneti notevolmente distanti dalle abitazioni (anche a 4-5 e più Km.) i cui fuochi di foglie e ricci non influiscono assolutamente inquinamenti per i cittadini o per lo meno non è ben definito il grado di inquinamento e la relativa soglia di criticità.

Inoltre, laddove si vieti di bruciare, sempre in modo controllato e senza rischio per la salute umana, in luoghi lontani dai centri abitati (ad esempio: alta montagna e zone non raggiungibili da mezzi agricoli) c’è il rischio che gli stessi castagneti, curati da generazioni, vengano abbandonati a sé stessi e il sottobosco, le foglie e i rami lasciati sul sito creino evidenti pericoli sia dal punto di vista degli incendi boschivi che dal punto di vista idrogeologico in quanto tali prodotti agricoli potrebbero riempire valloni e corsi d’acqua creando dighe naturali che possono causare smottamenti e allagamenti a valle. Ecco perché crediamo che bisogna cercare di regolamentare la questione in modo differenziato e specifico a seconda delle zone, delle vicinanze a centri abitati, ecc. coinvolgendo autorità amministrative, di polizia, associazioni presenti sul territorio e tecnici del settore. Da ora in avanti l’ADACI si prodigherà per la ricerca di una soluzione seria e fattiva nel rispetto dei cittadini, dell’ambiente ma anche dello sviluppo rurale.

 

Il Presidente dell’ADACI

Calabrese Francesco

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