Solofra.Acqua. Nun ne pozzo cchiù: … la collera dei solofrani!
NUN NE POZZO CCHIÙ! … Quando si parla d’acqua, questa è la risposta dei solofrani in balia di una crisi idrica di durata ultra triennale e dell’insipienza di amministratori che non sanno più che “palle” raccontare!
Non siamo in Africa, e le continue assenze dell’acqua esasperano oltre misura la vita e fanno perdere la pazienza. Ma mentre i solofrani, “si pigliano collera” per l’assenza dell’acqua, nello stesso periodo, altri “si pigliano collera” se un ex senatore non avesse fatto quella cosa che ormai tutti sapete!
Qualche giorno fa, Michele Vignola, l’uomo che ha tolto l’acqua ai cittadini, da carnefice ha tentato di trasformarsi in vittima, rivelando alla nazione che a Solofra l’acqua manca non per colpa sua, ma per colpa dell’ASL, che non rilascia il certificato di potabilità del nuovo pozzo prima dei prescritti 4 prelievi stagionali («Solofra è in emergenza perché manca un certificato dell’Asl»), e del Prefetto, che non consentirebbe di violare le disposizioni poste a salvaguardia della salute dei cittadini dal D. M. 26 marzo 1991- all.to III punto 2 lettere A) a): le analisi complete vanno eseguite per lo meno su un campione prelevato ogni stagione. È sempre necessario effettuare almeno per la durata di un anno una serie di analisi atte a definire la fisionomia dettagliata dell'acqua e le sue variazioni legate sia alle diverse condizioni di precipitazioni meteoriche che alle eventuali interferenze con insediamenti agricolo-zootecnici od industriali od urbani.
Per disperazione elettorale, Michele Vignola, cerca di inquinare le acque per confondere l’orizzonte delle responsabilità, ma “un cielo così sporco non può schiarire senza una tempesta” (Shakespeare).
E tempesta è stata, … perché la Dr.ssa Maria Morgante (D.G. dell’ASL), non ha saputo trattenersi, ed ha redarguito l’insipido amministratore a caccia di scuse, precisando che: «L’Asl rispetta tutte le norme a tutela dei cittadini, i ritardi sono del Comune».
Il Dr. Carlo Sessa (Prefetto di Avellino), invece, per punire lo stupidello che, anziché fare mea culpa, si improvvisa legislatore, pretendendo riunioni istituzionali per scaricare su altre istituzioni responsabilità e inefficienze del Comune di Solofra, ha rinviato il tutto, con la scusa dell’emergenza neve!
A Solofra, tutti sanno che i disagi idrici dei cittadini sono diretta conseguenza dell’inconsistenza politica del Sindaco Vignola, che, come per il parcheggio-bunker, ha pedissequamente seguito le direttive del partito (il PD dell’ex senatore De Luca), sponsorizzando un inconcludente piano di messa in sicurezza di emergenza firmato Ato Calore Irpino che nessuno ha mai visto! Solo a giugno 2015, a seguito delle insistenti pressioni dei cittadini esasperati per l’assenza dell’acqua, è stato indetto il bando per la realizzazione di un nuovo pozzo. Ma, vuoi per la fretta, vuoi per l’approssimazione e la superficialità nell’espletamento delle indagini preliminari, per fare il pozzo, … ci sono voluti ben 15 mesi: 13 mesi più di quanto era stato preventivato!
Dopo aver perso un mare di tempo (la crisi è iniziata a gennaio 2013), ora c’è tanta fretta e si fa pressione sull’ASL per immettere in rete il nuovo pozzo senza i necessari ed obbligatori 4 prelievi stagionali previsti dal Decreto del Ministero della Sanità 26 marzo 1991. Ma perché l’ASL dovrebbe correre il rischio di autorizzare l’immissione in rete dell’acqua di un pozzo non testato come “Dio comanda”, assumendosi anche la responsabilità dell’eventuale inquinamento del resto della rete ove mai l’acqua risultasse, poi, non idonea?
La gestione del pozzo Scorza è stata un disastro: le lacune sono tante ed a tutti i livelli.
Nella stratigrafia delle indagini preliminari, l’area sottostante al nuovo pozzo avrebbe dovuto essere di ROCCIA CARBONATICA: da qui la previsione di mesi 2 per realizzare un pozzo di circa 400 m con una sezione di circa 40 cm. In realtà quell’area ospita da secoli uno strato di ARGILLA spesso circa 200 metri.
Ciò ha fatto saltare sia l’originaria tecnica di perforazione che i tempi di realizzazione dell’opera: l’argilla, molle e fine, ha bloccato costantemente la perforazione intasando le trivelle. Solo con molto ritardo (e con maggiori costi!), si è provveduto a perforare in maniera diversa utilizzando gli strumenti propri della perforazione dei terreni argillosi. In queste condizioni, portare a termine la perforazione è stato un miracolo: forse per questo è stato denominato “Pozzo San Francesco”.
L’approssimazione che ha ammantato la costruzione del nuovo pozzo ha collezionato tante figure “barbine”: a parte l’allocazione a valle di una ex discarica comunale di rifiuti, a parte la consistente presenza di argilla (chissà perché assente nella stratigrafia di progetto, che va ad aggravare anche il pericolo di inquinamento della falda!), a parte i tempi di esecuzione dell’opera (15 mesi anziché 2), non avevano previsto nemmeno un accesso carrabile al sito di perforazione: come se il nuovo pozzo avesse dovuto realizzarsi … per opera dello Spirito Santo!
Rmrd