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Solofra. Tappi, deserto e scarichi, la satira non ci risparmia.

Purtroppo l’amaro in bocca lo si avverte, non di rabbia ma d’impotenza.

La rabbia contro chi esaspera giocando su un momento di crisi? Bhè fa parte della satira, anche pungente, andare un po’ oltre.

La crisi idrica, legata al freddo delle ultimi giorni, che ha interessato ( e dalle previsioni interesserà) l’intera Irpinia ha travolto Solofra, come un pugile che ha subito per l’intero incontro. Ha resistito fino all’ultimo round contro un avversario mai stanco e quasi rigenerato. Pozzi idropotabili contaminati sequestrati, pozzi industriali contaminati inutilizzabili, periodo di magra delle sorgenti e delle falde, perdite dell’acquedotto colpi ben assestati, ma il più forte forse il decisivo è stato il gelo. Le lamentele crescono come le ore di secca dei rubinetti.

Ma, come già ho fatto in altre occasioni, mi va di ricordare che il tutto nasce dalla contaminazione della falda. Volontaria, Inconsapevole, qualcuno vuole convincersi che sia stata accidentale, sta di fatto che senza l’evento, criminale, questo si può proprio dire, tutto ciò che stiamo vivendo forse non sarebbe mai accaduto con tale entità.

Ma cosa centra con la satira? Sui social gira l’immagine con cui si fa riferimento all’attuale crisi idrica in cui la splendida Collegiata si San Michele Arcangelo insieme alla monumentale Fontana dei Quattro Leoni, già umiliata dai tappi, si staglia in un deserto con l’unica presenza di un beduino. L’immagine, presente su facebook nella pagina “Irpinia Paranoica”, è accompagnata dalla didascalia “La crisi idrica a Solofra ha raggiunto livelli imbarazzanti (dal nostro inviato)”.

 

 

 

“Che fin c’amm fatt!” molti l’avranno pensato o esclamato, “ che fin c’hann fatt fa!” pensando alla gestione dei tre anni di emergenza, si ho detto emergenza perché ormai dai manifestini di distribuzione dell’acqua non potabile si evince l’emergenza, giusto!? Ma ricordatevi sempre la contaminazione.

Altra immagine stessa pagina facebook, nell’album prodotti tipici, stesso scenario cittadino, ma serale e da un angolazione diversa, la Collegiata di San Michele, simbolo e orgoglio della città, accompagnata da un segno di pericolo letale in cui indica come prodotto tipico di Solofra gli scarichi industriali.

 

 

 

“E bast’ semp e stess cos!”, forse, “di cattivo gusto!”, chissà.

All’inizio parlavo di rabbia e impotenza. Sembra essere entrati in un vortice gravitazionale dove sei sempre in piedi e qualsiasi sforzo tu fai per restarci e per cambiare le cose per dare un immagine diversa alla fine ciò che fuori si vede sei tu che scendi.

Qui non serve più arrabbiarsi! Le cose vanno così perché le facciamo andare così, banale quanto vero. L’immagine la possiamo migliorare, ma non serve. Mostrare il bello senza credere nella bellezza, è inutile.

Non dobbiamo arrabbiarci, forse nemmeno sorridere. Senza dire “ma io non sono, quelli so altri”, meditiamo “dalla carta a terra, allo scarico illegale”, “dal divieto di sosta all’abuso”, forza rigeneriamoci.

Antonio Giannattasio

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