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Alto Calore: quando l’unità dei sindaci fa acqua.

Dalla crisi di Alto Calore, i sindaci ne escono con le ossa rotte. Prima di tutto, è mancata l’unità. In un momento così difficile, i cittadini si aspettavano di vedere i loro rappresentanti uniti, al di là delle differenze politiche, per affrontare un problema comune. La divisione che si è manifestata è un segnale preoccupante e non lascia presagire nulla di buono per il futuro.

In secondo luogo, la comunicazione è stata un vero e proprio fallimento. Non si è riusciti a semplificare e spiegare ai cittadini le cause della crisi e le possibili soluzioni, alimentando incertezza e sfiducia. Invece di fare chiarezza, si è generata confusione.

Infine, le azioni di alcuni sindaci hanno minato ulteriormente la credibilità della politica locale. Votare a favore di un aumento del 30% delle tariffe, o addirittura non presentarsi al momento della decisione, ha deluso profondamente chi si aspettava di essere tutelato.

Alto Calore è un’azienda con oltre 200 milioni di euro di debiti e gestisce una rete idrica così degradata da disperdere più della metà dell’acqua che trasporta. In questo scenario, l’azienda rischia seriamente il fallimento, segno che il piano di risanamento precedente non è stato sufficiente.

E se l’azienda fallisse, i cittadini non rimarrebbero senza acqua, ma è quasi certo che un nuovo gestore aumenterebbe comunque le tariffe. Si troverebbe infatti a dover affrontare gli stessi problemi: un’infrastruttura fatiscente e la necessità di ingenti investimenti per renderla efficiente e sostenibile economicamente.

Soprattutto, nonostante questi aumenti, è doveroso ammettere che il servizio non migliorerà in tempi brevi, lasciando i cittadini a pagare di più per lo stesso servizio inefficiente. Nel caso di Alto Calore, i soldi raccolti serviranno in primo luogo a ripianare i debiti, mentre un nuovo gestore, pur senza i debiti pregressi, dovrebbe dare priorità alla creazione di un bilancio solido prima di investire in nuove infrastrutture per migliorare la qualità del servizio.

Non esiste una soluzione semplice e indolore. Per questa ragione, la scelta più saggia in un momento di disunione così profonda è sospendere gli aumenti. Il tempo guadagnato deve essere usato per trovare un accordo che bilanci le esigenze dei cittadini con quelle dell’azienda. L’aumento, purtroppo, sembra inevitabile, ma il dovere di chi governa è contenerlo e renderlo il meno gravoso possibile per le famiglie.

 

 

Carmine Pascale

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