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Franco Pelella e lo scambio di lettere ed opinioni con Marco Travaglio

Caro direttore, da alcuni giorni è in corso un dibattitto sulla guerra tra me e Marco Travaglio. Ecco il resoconto. Il 24 febbraio gli ho inviato questa mail: “Caro Marco Travaglio, mi sembra incredibile che Lei abbia pubblicato l'articolo di Gad Lerner uscito ieri con il titolo "Putin sa fare la guerra abbatterlo è una pazzia". In questo articolo egli teorizza addirittura che il nuovo ordine mondiale deve prevedere un armonico spazio vitale per Russia, Iran e Turchia”. Travaglio ha risposto “Caro Franco, lei invece pensa di cancellare Russia, Iran e Turchia dalla carta geografica? Le guerre nascono proprio da queste idee balzane”. Ho pensato che fossero impazziti sia Lerner che Travaglio perché erano diventati  filorussi. Essere contro la Russia non vuol dire certamente volerla cancellare dalla carta geografica. Il 1° marzo ho scritto di nuovo “Caro Marco Travaglio, la mia modesta opinione è che Lei continua a sbagliare. Dopo il crollo del Muro di Berlino la Russia non è stata umiliata. Gli Stati europei vicini alla Russia hanno chiesto giustamente la presenza della Nato per evitare di essere aggrediti”.  Travaglio ha risposto “Peccato che la Nato si fosse impegnata a non allargarsi a Est in cambio dell'ok russo all'unificazione tedesca”. La mia replica è stata “Caro Marco Travaglio, la promessa c'è stata ma è stata solo verbale, non formalizzata in un trattato. Ma dopo la caduta del Muro di Berlino, risalente al 1989, ci sono state la fine della guerra fredda e la dissoluzione dell'Unione Sovietica. E' come se fossero trascorsi secoli di storia. A seguito di questi avvenimenti è venuta meno la contrapposizione frontale tra i due blocchi e la richiesta di adesione alla Nato da parte dei Paesi confinanti con la Russia ha assunto un significato chiaramente difensivo, non aggressivo. Mai un Paese aderente alla Nato ha aggredito la Russia mentre negli ultimi decenni, come ha ricordato Gad Lerner, la Russia ha fatto la guerra in Cecenia, Georgia, Crimea, Transinistria, Siria, Libia, Mali e Burkina Faso”. Il 2 marzo ho scritto ancora questo messaggio: “Caro Marco Travaglio continuo a non essere d'accordo. Lei critica Draghi perché ha detto che non bisogna lasciare che in Europa si torni a un sistema dove i confini sono disegnati con la forza e cita l'ex Jugoslavia e il Kosovo. Ma adesso siamo in presenza del tentativo da parte di una superpotenza di conquistare una nazione di 50 milioni di abitanti. La differenza è sostanziale”. La sua risposta è stata: “Ah, quindi i principi valgono solo da una certa dimensione in su?”. La mia replica è stata la seguente: “No. I principi valgono sempre ma nella storia delle relazioni internazionali è normale che le superpotenze non siano seriamente contrastate dalle altre nazioni quando si impegnano in conflitti di limitata portata. Quando invece il conflitto è di grosse dimensioni e vede in campo una superpotenza che aggredisce un grande Stato allora è naturale che le nazioni democratiche si allarmino e cerchino di correre in aiuto dello Stato aggredito”.

 

Cordiali saluti


Franco Pelella - Pagani (SA)

 

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