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Tempo di Natale. Anno C: Sacra Famiglia

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com

Tempo di Natale - Anno C: SANTA FAMIGLIA di GESÙ MARIA E GIUSEPPE

I - Lc 2,41-52 - E’ un quadretto di vita familiare da contemplare, credere, sperare, gustare imitare.

1. Maria e Giuseppe andavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di pasqua  (41) e vi si recarono anche quando Gesù aveva 12 anni (42), mentre l’obbligo incomincia per i maschi a 13 anni e le femmine non erano obbligate a partecipare al pellegrinaggio. Si regolavano in tutto secondo la consuetudine della festa (42), anche circa il tempo di permanenza (41), che era circa una settimana. La pasqua era la festa più importante per gli Ebrei, perché (a) ricordava la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù degli Egiziani, come sottolineava espressamente il rito del banchetto pasquale, e implicitamente tutti gli interventi liberatori di Dio nel corso del storia sacra; (b) ricordava che, come godevano ancora dei frutti di quella liberazione (alleanza, permanenza nella Palestina, sacerdozio, culto, Legge, ecc.), così anche al presente Dio interveniva per il suo popolo per aiutarlo con la sua Provvidenza: (c) ricordava che Dio avrebbe mandato in una notte di pasqua il Messia per dare la liberazione definitiva agli Ebrei e a tutti gli uomini e preparare il giorno del Signore, la fine del mondo. La partecipazione al banchetto pasquale era obbligatorio e chi non poteva mangiarne quel giorno, doveva farlo dopo un mese esatto, pena la scomunica o peggio.  Anche per noi la pasqua ricorda la liberazione operata da Gesù venti secoli fa, gli effetti di oggi (la grazia di Dio e tutti gli altri aiuti e doni spirituali) e ci prepara alla seconda venuta di Gesù alla fine della vita e del mondo. La partecipazione a mangiare la pasqua è anche per noi obbligatoria e, come gli Ebrei si riunivano ogni sabato per ricordare la pasqua, così noi ogni domenica e giorno festivo dobbiamo partecipare all’Eucaristia e fare la comunione. La pasqua per noi è ricevere i sacramenti, specie i tre del battesimo, confessione ed eucaristia, coi quali abbiamo il perdono dei peccati personali e ci sosteniamo nel cammino della vita come gli Ebrei erano sostenuti dalla manna nel deserto. I genitori devono preoccuparsi di mettere in pratica queste cose e di proporle ai figli, abituandoli da bambini; e anche ai figli adulti vanno ricordati questi impegni. Idem chi ha autorità sui subalterni.

2. La perdita di Gesù si capisce conoscendo l’abitudine degli Ebrei nel fare il pellegrinaggio: si dividevano in due gruppi, degli uomini e delle donne, che camminavano separati da breve distanza e i ragazzi potevano stare con l’uno e l’altro gruppo. Così al momento del ritorno Gesù restò a Gerusalemme e i genitori non se ne accorsero (43), in quanto Maria pensava che Gesù stesse con Giuseppe e il suo gruppo, e Giuseppe pensava che Gesù stesse con Maria e il suo gruppo (44). Se ne accorsero dopo una giornata di cammino (44). Maria e Giuseppe, ognuno di loro, avrebbero desiderato di avere Gesù con sé, perché Gesù era uno splendore di ragazzo quanto a bellezza fisica e soprattutto interiore, si stava benissimo in sua compagnia e non si sentiva bisogno di nient’altro e di nessuno quando si stava con lui; ma ognuno di loro, Maria e Giuseppe, generosamente rinuncia alla gioia di stare con Gesù per consentire all’altro di godere della presenza di Gesù. Una piaga di oggi è che ognuno dei genitori, quando vivono in famiglia, cerca di scaricare i figli e la responsabilità della loro crescita sull’altro genitore; e quando per disgrazia si separano, sempre con colpa più o meno grande di tutti e due, ognuno cerca di accaparrarsi i figli per metterli contro l’altro genitore. E questo purtroppo lo fa specie la donna, alla quale solitamente vengono affidati i figli piccoli. Errore gravissimo di entrambi i genitori perché i figli tendono a fare i furbi e si appoggiano all’uno o all’altro a secondo dei propri comodi e cercano di sfruttare i genitori; ora per crescere i maschietti hanno bisogno del padre, perché devono identificarsi col padre per diventare psicologicamente maschi, e della madre perché un giorno avranno bisogno di sposare una donna e devono sapere come si vive con le donne, e le femminucce hanno bisogno della madre per identificarsi con lei e del padre, perché sposeranno un maschio; quando non si realizzano le condizioni buone, adatte per questa identificazione in modo corretto, si va verso il disastro della crescita dei figli con omosessualità specie fra i maschi, droga, alcool, ecc.; sono trent’anni e più che lavoro con gli ex tossicodipendenti e con i carcerati e l’esperienza mi ha insegnato questo. Preghiamo molto per i poveri bambini vittime dell’egoismo dei genitori e per la famiglia rovinata dal divorzio e dall’aborto e adesso minacciata dalla richiesta del riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso.

3. Si andava al tempio per la pasqua e anche per l’istruzione religiosa (46-47); avere cura della nostra istruzione religiosa e dell’approfondimento della nostra fede e anche preoccuparsi dell’istruzione dei figli e figlie e figliocci e dipendenti e persone sulle quali possiamo avere influsso.

4. Dialogo genitori figli (48-50), è indispensabile per la maturazione e la corretta crescita dei figli. Chiudete la televisione quando state a pranzo e cena insieme

5. Obbedienza di Gesù (51). I figli devono obbedire agli ordini sensati dei genitori (ci sono anche ordini insensati) e genitori e figli e devono obbedienza alla legge di Dio; e quando non obbediscono a un ordine sensato, occorre punirli, non con le botte o con le urla, ma sottraendo loro le cose che piacciono per un tempo limitato, ma più o meno lungo a seconda della gravità della disobbedienza. Questo vale per i più grandicelli, dai tre o 4 anni in poi; ai più piccoli bisogna solo evitare di accontentare i capricci e non dare loro quello che chiedono di sbagliato e non punirli perché non capiscono la punizione, e cercare di distrarli mentre piangono. La punizione ai figli non bisogna darla con rabbia, altrimenti i figli si giustificano pensando: i miei genitori mi puniscono perché sono arrabbiati, non perché lo merito.

II - 1 Sam 1,20-22.24-28; Sal 83 - 1. Anna era la moglie preferita di Elkanà, ma non aveva figli, mentre l’altra moglie Pennina ne aveva e umiliava Anna, facendole pesare la sua sterilità (1Sam 1). Anna prega Dio nel santuario di Silo, dove era avvenuto l’ultimo incidente con Pennina e aveva chiesto con lacrime e sospiri un bambino e aveva fatto voto di consacrarlo al Signore non solo dai 25 anni o 30 in su, come era obbligatorio per i leviti, ma già dall’età di tre anni, e di fargli vivere una vita di penitenza per tutta la vita (nazireo). Anna  ricevette la benedizione del sommo sacerdote Eli e la sua preghiera fu esaudita entro l’anno (20)  e chiamò Samuele il bimbo per ricordare per sempre nel nome che lo aveva richiesto e ottenuto dal Signore (20). Anche il marito aveva fatto il voto (forse quando diede il consenso al voto della moglie, altrimenti quest’ultimo non aveva valore) e lo andò a soddisfare a Silo entro l’anno; non vi andò Anna e rinviò il pellegrinaggio al terzo anno, quando, dopo lo svezzamento, avrebbe potuto lasciare il bambino al santuario. Sofferenza in famiglia, ma delle sofferenze più frequenti perché quanto più si vive in rapporti stretti con le persone, tanto più aumentano le occasioni di dissapori. E qui si tratta di una sofferenza che oggi è moto più frequente che per il passato, la sterilità, a causa della maggiore debolezza della salute e delle maggiori cause di stress e dei tanti medicinali che usiamo e dei quali non si conoscono sempre gli effetti a lunga scadenza. Il problema della sterilità è risolto qui con la preghiera a Dio, la quale dà sempre conforto e talvolta anche ottiene la grazia che si chiede, quando essa è per la gloria di Dio e per il nostro bene. Ammiro lo spirito di fede di questa donna. Voglio imitare la sua preghiera nella sofferenza famigliare e non, pregare e affidarci a Dio e mantenere i voti ragionevoli se ispirati a farli.

2. Anna va a soddisfare il voto (24) quando il bambino è svezzato (22), e cioè a tre anni dalla nascita. In quell’occasione raccontò tutto a Eli e gli ricordò quanto era avvenuto tre anni prima e la sua benedizione e l’esaudimento della propria preghiera (26-27), e perciò ora lo veniva a offrire il bambino al Signore per il servizio del suo santuario (28) che aveva ottenuto pregando lì davanti al Signore (22: al suo volto). Certo ha sofferto Anna a staccarsi dal piccolo e il piccolo a staccarsi dalla madre, ma la donna fu fedele a mantenere il voto. I voti non si è obbligati a farli, ma quando sono stati fatti con libertà e piena coscienza, bisogna osservarli nei modi e nei tempi stabiliti. Se insorgono difficoltà a osservare il voto, ci si rivolge a un sacerdote e si chiede sul da farsi e il voto potrebbe essere annullato o cambiato in uno possibile. Ottimi voti sono di pregare ogni giorno, andare a messa ogni domenica, confessarsi ogni mese: a volte si fanno voti che a Dio non piacciono e così non si ottengono grazie, e non si fanno i voti che piacciono a Dio, per esempio di evitare un determinato peccato.

III - 1Gv 3,1-2.21-24 - 1. Infinitamente grande è l’amore di Dio Padre per noi, giacché siamo chiamati figli di Dio e lo siamo realmente (1); siamo figli di Dio fin da ora (2), ma ci sfugge l’intensità di questo amore di Dio (lo possiamo e dobbiamo credere però) e la natura di questa figliolanza e ciò che saremo  in futuro, nell’eternità, a causa di tale figliolanza, perché non è ancora stato rivelato (2); siamo totalmente sul piano soprannaturale; perciò queste realtà  le dobbiamo e possiamo accettare per fede anche senza capirle o gustarle. Se noi non conosciamo pienamente queste verità che pure ci riguardano, tanto meno ci conosce il mondo, che addirittura non ha conosciuto lui, Dio (1), il Dio rivelato da Gesù: chi non ha conosciuto il Padre, non può conoscere noi che siamo suoi figli! Noi sappiamo però che, quando Dio o Gesù, si sarà manifestato a noi pienamente nell’eternità, nella visione beatifica, noi saremo simili a Lui (a Dio Padre o a Dio o a Gesù Figlio) (nella somiglianza consiste la nostra figliolanza di Dio) perché lo vedremo così come egli è in se stesso e non solo nelle creature con la ragione o attraverso le verità soprannaturali con la fede. La conclusione è che, contemplando Dio nella visione beatifica, saremo simili a lui nell’eternità; e certamente se lo  contempliamo per la fede sulla terra diventiamo simili a lui, giacché la visione è uno sviluppo della grazia santificante che abbiamo già sulla terra. Credo in Dio Padre Figlio Spirito, credo in Gesù Maestro e nel suo insegnamento; credo che sono figlio di Dio; credo che lo capirò pienamente nell’eternità; credo che sono figlio di Dio anche se non lo capisco ora e il mondo non lo capisce. Credo che il mio essere figlio di Dio consiste nella somiglianza col Padre e con Gesù, credo che questa somiglianza è un dono di Dio e la miglioro contemplando Dio o Gesù nella preghiera e meditazione e stando a contatto con lui nei sacramenti e specie nell’Eucaristia. Grazie. Perdono, Aiuto.

2. Noi dobbiamo osservare i comandamenti di Dio e fare quel che gli è gradito (22), cioè credere in un solo Dio (Ascolta Israele: Dio è uno solo!), cioè il Padre del Nostro Signore Gesù Cristo (Paolo), e nel suo Figlio Gesù Cristo (23) e dobbiamo amare Dio Padre e Gesù e amarci gli uni gli altri (23), cioè Dio chiede a noi fede e carità, credere e amare Dio e il prossimo. È il precetto che  Gesù nel NT e già il Padre nell’AT ci ha dato (23). Risultati e frutto di questa fede e carità è (a) la mutua immanenza di Dio in noi e noi in Dio (Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui) e conosciamo questo fatto dal dono dello Spirito che ci ha dato (24); (b) il nostro cuore non ci rimprovera nulla di grave e (c) di conseguenza abbiamo fiducia in Dio (21) perché non ci sono barriere fra noi, siamo una cosa sola con lui, siamo e in qualche misura ci sentiamo figli; e (d) infine qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui (22), cioè siamo esauditi nelle nostre preghiere perché gli diciamo sempre e anzitutto: sia fatta la tua volontà  (Mt 6), ed è questo il nostro desiderio universale e fondamentale; abbiamo anche desideri particolari, le grazie che chiediamo, i nostri bisogni veri o presunti tali, ma li sottomettiamo alla volontà di Dio, alla quale diamo la precedenza, come Gesù nel Getsemani, che fu esaudito per il suo abbandono al Padre e la sua sottomissione a lui (Eb 5).

EUCARESTIA. Credo alla Parola di Dio che mi illumina. Siamo figli di famiglia umana ma ancora di più figli di Dio. E voglio vivere sottomesso alle autorità umane nella misura in cui sono sottomesse a Dio. Credo, fammi grazia di partecipare a queste realtà soprannaturali. Dammi di vivere da figlio di Dio, osservando i comandamenti e i precetti di Dio e di Gesù, praticando la retta fede e la carità senza riserve. Qui è tutto soprannaturale e - specie qui nell’Eucarestia - mi posso aspettare come dono la grazia santificante e attuale che mi rendono figlio e mi fanno restare tale con la pratica della Parola di Dio

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