Tempo di Avvento: Domenica IV dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo di Avvento: Domenica IV dell'Anno C
I - Luca 1,39-45 - 1. (a) Maria ha ricevuto l'annuncio dell'Angelo e vi ha aderito con la fede; ha accettato di diventare la madre del Figlio di Dio, Gesù il Messia, per amore verso Dio, di cui fa la volontà, e verso il prossimo, che è nel bisogno di essere salvato; esprime la sua fede, adorazione, speranza e carità, nel Dio che porta nel grembo, ma in fretta si mette in cammino verso la zona montuosa della Giudea, dove si trova il villaggio di Zaccaria ed Elisabetta (39). Ci va non per controllare se è vero che Elisabetta abbia concepito - lei ha creduto nella parola dell'Angelo -, ma per aiutare Elisabetta vecchia, incinta e a breve partoriente, e perciò bisognosa di aiuto per sé e famiglia e la casa. Vi si reca per amore della parentela, e forse anche per gratitudine, se i due si sono presi cura di lei, quando è rimasta orfana dei genitori (all'età di 3 anni?). Anche noi impegniamoci a fare tutti i nostri doveri religiosi e familiari e di lavoro con sollecitudine, per evitare di recare danno agli altri e a noi, se non li facciamo bene e per tempo. (b) Maria, appena entrata nella casa dei parenti, saluta per prima Elisabetta (40). È un segno per creare o alimentare la comunione con gli altri, che si realizza per mezzo della comunicazione. Col saluto pratichiamo la carità verso Dio, che vuole il rispetto della sua immagine nel prossimo, e verso Cristo, che è presente nel prossimo e che in lui ha bisogno della nostra stima e amore. Salutiamo anche coloro coi quali ci siamo raffreddati, per evitare che si allarghi il solco: non ci perdiamo niente e possiamo recuperare un rapporto. Non inseguiamo i pensieri inutili e dannosi come: “Ho ragione io, mi ha mancato di rispetto, perdo prestigio...”; siamo invece comprensivi verso chi ha sbagliato con noi e può provare imbarazzo a salutarci. Se non risponde, pazienza! Consiglio, salvo situazioni particolari, di continuare a salutare almeno per qualche altra volta. (c) Maria porta Gesù nel suo cuore e nel suo corpo a casa di Elisabetta; già dal suo saluto appaiono effetti meravigliosi: Gesù per mezzo di Maria dona lo Spirito Santo e la gioia a Giovanni (41.44), che fa il profeta secondo le sue possibilità di non nato; dona lo Spirito a Elisabetta (41), che profetizza (42-45) e poi anche a Zaccaria con la guarigione. Inoltre Maria dà un ottimo aiuto materiale durante i 3 mesi (Lc 1,56). Anche noi accogliamo Gesù nel nostro cuore per la fede e la carità e impegniamoci a restarne sempre pieni; riconosciamo nel prossimo Gesù e l'immagine di Dio e mettiamoci al suo servizio come Maria: l'amore che avremo per lui rivelerà che siamo discepoli di Gesù e lo attirerà verso di Lui. Il Vangelo si diffonde soprattutto per attrazione, come ci ha ripetuto Papa Francesco. “Vedete come si amano”: con ammirazione si diceva dei primi cristiani.
2. Elisabetta, sotto l'influsso dello Spirito Santo, proclama a gran voce le lodi di Maria, come l'Angelo aveva dichiarato a Maria la grandezza di Gesù. Essa ricorda che Dio ha arricchito di doni sia Maria al di sopra di tutte le donne sia il suo Figlio (42) e la dichiara beata per la sua fede nell’adempimento della Parola del Signore (45); fra la benedizione e la beatitudine sottolinea il motivo della grandezza di Maria, la maternità Divina (43), e l'efficacia del suo saluto nei confronti Giovanni, non ancora nato (44). (a) Salutiamo noi Maria con l'Ave Maria o altre preghiere per ottenere il suo saluto e il dono di Gesù e dello Spirito. Chi ha lo Spirito Santo sente il bisogno di esaltare le grandi opere di Dio: Gesù, Dio e Uomo, e anche Maria, che l’ha messo al mondo; chi non ha lo Spirito non sente il bisogno di lodare Maria con le parole dell’Ave Maria, che nella prima parte ripete le parole della S. Scrittura. (b) La presenza e il saluto di Maria - costata Elisabetta - ha fatto sussultare di gioia Giovanni nel suo grembo (44). Maria ci visita continuamente, quando siamo nel bisogno, spirituale e materiale, o anche solo perché è nostra madre e vuole stare a fianco a noi, suoi figli. Sono tenerissime e significative le espressioni di affetto di Maria per S. Juan Diego, S, Caterina Labouré e la SdD Lucia di Fatima per significare il suo amore per loro - e per noi - e la sua presenza al nostro fianco e l’aiuto, che è pronta a darci. (c) Elisabetta si sente piccolissima di fronte a Maria, che la onora con la sua venuta: Maria è la madre del Messia (43), e lei è la madre del suo precursore. Condividiamo l'ammirazione della Chiesa per queste due madri e i loro rispettivi figli: sono con S. Giuseppe le persone più vicine a Dio… Imitiamole; Maria, oltretutto, è nostra madre, oltre che madre del Signore. (d) Luca all’inizio del Vangelo ci presenta Maria come madre di Gesù, che è il Capo del Corpo mistico ed è al suo ingresso nel mondo, e all’inizio degli Atti degli Apostoli ci presenta Maria come madre della Chiesa, che è il Corpo mistico di Cristo, in attesa della venuta dello Spirito, mentre si affaccia all’esistenza; nel Vangelo Giovanni all’inizio della vita pubblica ci presenta Maria come madre di Gesù, in occasione del primo miracolo alle nozze di Cana, e come nostra madre sul Calvario, al culmine della sua opera di salvezza. Entrambi vogliono farci capire che con Gesù Maria occupa un posto centrale nell’opera della salvezza e in questa luce noi dobbiamo stabilire la nostra relazione con lei.
II - Michea 5,1-4a - Michea guarda al futuro e vede - e annunzia ciò che vede - che da Betlemme, piccolo e insignificante villaggio della tribù di Giuda (1 E tu, Betlemme di Efrata,/ così piccola per essere fra i villaggi di Giuda), nonostante avesse dato i natali a Davide, il più grande re ebreo, nascerà da una donna (2 fino a quando partorirà colei che deve partorire) un uomo, che appartiene al popolo ebreo (cfr. 2); ma ha anche caratteristiche straordinarie, che fanno pensare a un essere divino, a Dio stesso: le sue origini risalgono a tempi antichi e lontani (1 le sue origini sono dall’antichità,/ dai giorni più remoti) e perciò a origine eterna; egli sarà re e governerà con la potenza e maestà divine, che Dio stesso gli comunica (3 Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,/ con la maestà del nome del Signore, suo Dio). Egli avrà autorità su tutto il popolo d'Israele (1 da te uscirà per me/ colui che deve essere il dominatore in Israele), ma il suo regno e potere si estenderanno a tutti i popoli della terra (3 perché egli allora sarà grande/ fino agli estremi confini della terra). Gli effetti del suo governo saranno meravigliosi: a quelli che erano stati ridotti in schiavitù per i loro peccati (2 Perciò Dio li metterà in potere altrui) restituirà la libertà e li riporterà in patria (2 e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele); finalmente vivranno tranquilli, senza temere razzie e invasioni dall'esterno (3 Abiteranno sicuri); Egli stesso sarà la pace! (4), concetto che include salute, salvezza, benessere, felicità, sicurezza, che ricapitolano tutta l'opera della restaurazione messianica; di qui l’abitudine degli ebrei di salutarsi con l’augurio della pace. Questo personaggio è Gesù (Ef 2,14 egli sarà la nostra pace) e la donna è sua madre Maria. Gesù nasce a Betlemme, è ebreo e avrà un regno universale, perché tutti i chiamati, che corrispondono, si convertiranno e avranno pace in Lui. C'è posto anche per noi nel regno di Gesù sulla terra, che è la Chiesa, e nel regno di Dio, che è nei cieli. Riconosciamo Gesù come nostro re, accettiamo il suo insegnamento e osserviamone la sua Parola; condividiamo con altri la fede in Gesù e l’amore per lui.
III - Ebrei 10,5-10 – Luca, nel racconto dell’Annunciazione, ci fa conoscere i sentimenti del cuore di Maria; Ebrei 10 ci parla invece dei pensieri e sentimenti del cuore di Cristo, attribuendogli le parole del Salmo 39,7-9, che cita secondo la traduzione dei Settanta. Gesù, diventando uomo ed entrando nel mondo, si rivolge al Padre (5 Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice); constata che il Padre non ha gradito i sacrifici di animali per espiare i peccati, né offerte in natura (5 Tu non hai voluto né sacrificio né offerta; 6 Non hai gradito/ né olocausti né sacrifici per il peccato); ma ha dato a Gesù la natura umana (5 un corpo invece mi hai preparato), in modo che, in quanto creatura, possa fare la volontà del Padre, come sta scritto nella Parola di Dio (7 Allora ho detto: «Ecco, io vengo/ – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –/ per fare, o Dio, la tua volontà»); osserva l'Autore che Gesù dapprima dice che Dio non ha voluto i sacrifici richiesti nell'AT secondo la Legge ebraica (8 Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge) e così abolisce il sacrificio dell’AT (9 Così egli abolisce il primo sacrificio); poi aggiunge che viene a fare la volontà del Padre (9 soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà) e così istituisce il nuovo sacrificio, quello del NT (9 per costituire quello nuovo). Ora è mediante questo impegno di Cristo - di fare la volontà del Padre - che noi abbiamo il perdono dei peccati e diventiamo giusti e santi (10 Mediante quella volontà siamo stati santificati), cioè grazie all'offerta, che Cristo fa del suo Corpo al Padre una sola volta per sempre, senza bisogno di ripeterlo (10 per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre). In sostanza il sacrificio, che Dio aveva chiesto agli Ebrei, era il compimento della Sua volontà per mezzo dell’osservanza della Legge: a questo sacrificio doveva essere associata l'offerta dei cibi, che era solo un segno del sacrificio. Purtroppo gli ebrei si limitano a offrire a Dio i cibi senza fare la Sua volontà e Dio respinge questa caricatura del sacrificio. Invece Gesù offre se stesso al Padre per fare la Sua volontà e la compie effettivamente, cosa graditissima al Padre; nell'Ultima Cena Gesù presenta il suo pane e vino come segno di questo suo impegno e rende presente se stesso e il suo sacrificio in essi, trasformandoli nel suo Corpo e Sangue, e dandoli come nutrimento agli Apostoli, perché a loro volta diventino capaci di fare la volontà di Dio e, quindi, di vivere il loro sacrificio.
EUCARESTIA. Nella Messa Gesù ci offre la Sua Parola, che ci rivela la volontà di Dio; noi decidiamo di compierla - questo è il nostro sacrificio - e presentiamo il nostro pane e vino come segno del nostro impegno; Gesù trasforma il nostro pane e vino nel suo Corpo e Sangue e noi ce ne nutriamo per poter fare effettivamente la volontà di Dio. La Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni ci ottengano questi sentimenti per partecipare alla Messa.