Tempo Ordinario: Domenica 32.ma dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 32.ma dell'Anno B
I - Marco 12,38-44 - 1. Nel Tempio, che era considerato il luogo più santo dagli ebrei, Gesù rimprovera gli scribi per 2 vizi capitali (38 Diceva loro nel suo insegnamento). Anzitutto la superbia trova molte manifestazioni nella loro vita: si presentano in pubblico e vanno in giro con lunghi e ampi mantelli dai vistosissimi colori gialli o viola, lussuosi e ricamati (38 che amano passeggiare in lunghe vesti); cercano di essere salutati in pubblico dal più grande numero di persone e il più a lungo possibile con inchini profondissimi, nei quali si traccia con la mano destra un ampio arco ancora più in basso rispetto agli inchini, e avvicinando la fronte quanto più vicino alla terra (38 ricevere saluti nelle piazze); occupano i primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti (39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti), fanno lunghe preghiere in pubblico (40 e pregano a lungo); tutto per farsi vedere (40) dagli altri e per affermare e vedere riconosciuta la propria superiorità nella scienza e nella santità. Inoltre danno prova di avarizia e cupidigia: si fanno pagare profumatamente i loro pareri legali e sottraggono tanti soldi alle vedove, che hanno bisogno di difendersi e proteggere i propri beni dai parenti cattivi (40 Divorano le case delle vedove). Agli scribi Gesù ricorda che il giudizio di Dio sarà severo con loro (40 Essi riceveranno una condanna più severa), giacché loro non hanno avuto misericordia per i bisognosi e agli ascoltatori raccomanda di tenersi lontani da loro e dal seguire i loro cattivi esempi (38 Guardatevi dagli scribi). Certo Gesù non condivide l'atteggiamento vanaglorioso e avido di questi uomini; egli si è umiliato diventando uomo (Fi 2,6-7) - e ancora di più affrontando la Passione e morendo in croce (Fil 2,8) - e ha manifestato distacco dai beni materiali, scegliendo genitori poveri e nobili decaduti, nascendo in una stalla e vivendo del proprio lavoro nella vita privata e di elemosine nella fase pubblica, e infine morendo nella povertà più assoluta. Anche noi guardiamoci dalla superbia e avarizia e dagli altri vizi capitali e teniamoci lontano dalla mentalità mondana e dalle persone che la seguono, perché essa trascina al male. Non perdiamo di vista il fatto che le tendenze cattive, corrispondenti ai vizi capitali, le abbiamo dentro di noi, purtroppo; dobbiamo resistere a esse. Esaminiamoci seriamente per vedere in che cosa cadiamo e correggiamoci. Dio ci aiuti a guardarci dentro e a difenderci dalle giustificazioni del tipo: “tutti fanno così”, perché esse conducono fuori della sequela di Gesù.
2. Gesù si ferma di fronte al “tesoro” per osservare la folla che vi getta le offerte in moneta (41 Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete). I ricchi, che dispongono, gettano molte monete (41 Tanti ricchi ne gettavano molte) e preziose, come si sente dal rumore grande o speciale che fanno. Una vedova, per giunta poverissima, vi getta due monetine (42 Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo), l'equivalente di €0,80 di oggi. Gesù convoca i discepoli, dispersi per il Tempio a osservarne la bellezza, e dichiara loro solennemente che la vedova povera ha donato a Dio più di tutti gli altri (43 Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri), perché i ricchi hanno dato il superfluo (44 Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo), solo piccolissima parte del molto che possiedono, mentre lei ha offerto tutto quello che aveva e che le era necessario per vivere (44 Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere). La donna, in tal modo, per vivere si affida totalmente a Dio e da prova di grande fede in Lui e di grande fiducia nella Sua provvidenza divina; è ovvio che il suo gesto rivela il suo amore grandissimo per Dio. Nutriamo anche noi questi sentimenti della vedova? Chiediamoli per noi; preghiamo per avere almeno il distacco dai beni della terra e la fiducia nella Provvidenza, che, come ci ha aiutato nel passato, non mancherà di sostenerci per il futuro.
II - 1Re 17,10-16 - (a) Elia aveva preannunziato la carestia, conseguente alla siccità, che era il castigo per i peccati di idolatria del re e del popolo ebreo del Nord Palestina. Dio aveva sfamato miracolosamente il profeta fino a una certa data e poi gli aveva ordinato di trasferirsi a Sarepta di Sidone da una vedova, che avrebbe provveduto a lui. Arrivato all'ingresso della città, la vide e le chiese da bere (10). Mentre la donna si avviava per accontentarlo, Elia le chiese anche un pezzo di pane (11 Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane»), ma la donna, con giuramento, gli fece notare che non lei ormai non aveva quasi nulla, solo un pugno di farina e un po' di olio, che lei intendeva cuocere per sé e per il figlio, mangiarlo e poi restare in attesa della morte (12 Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo»). Era amara la risposta, ma fotografava una situazione disperata. Fa impressione la rassegnazione della povera donna di fronte a una morte terribile, che certamente aveva già visto verificarsi per altri. Apprezziamo in lei che, nonostante questo suo stato d’animo, comunque subito si rende disponibile a fornire acqua da bere al profeta, l’unica carità che gli poteva fare. Bellissimo esempio da seguire, anche se ci sentiamo abbattuti. (b) Elia le chiese di preparare una focaccia per lui e portargliela; poi avrebbe pensato a se stessa e al figlio (13 Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio), perché Dio le prometteva che farina e olio ci sarebbero state sempre, finché non terminava la siccità (14 poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra). La donna credette alla Parola di Dio e obbedì a Elia (15 Quella andò e fece come aveva detto Elia); in effetti, secondo la Parola di Dio annunciata al profeta, farina e olio ce ne furono in abbondanza (16 La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia) e si poterono conservare in vita la vedova, il figlio e la famiglia di lei (15 poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni). La fede nella Parola di Dio ottiene il miracolo nell'Antico e nel Nuovo Testamento e anche oggi. Meravigliosa è la fede del profeta, che comunque aveva fatto esperienza tante volte della bontà e potenza di Dio nei suoi confronti; sorprendente la fede della donna, che forse non era neanche ebrea. La fede si alimenta con l'ascolto della Parola di Dio e con l'adesione piena a essa. Il punto di appoggio è che Dio non si inganna e non può ingannare; ci si può fidare di lui.
I - Ebrei 9,24-28. (a) Il sommo sacerdote ebreo offriva il sacrificio di un capro nella festa annuale dell’espiazione; durante la sua vita questo gli capitava più volte: entrava ogni volta nella parte più interna e santa del santuario terrestre e vi portava il sangue del capro immolato (25 come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui). Il santuario era stato costruito dagli uomini (24 in un santuario fatto da mani d’uomo), da Salomone e secondo le indicazioni di Mosè, al quale Dio aveva mostrato l'originale, che si trovava in cielo; quello terrestre quindi solo copia e figura di quello celeste (24 figura di quello vero). Come copia e figura del tempio celeste era il tempio terrestre, così copia e figura del vero sacrificio, quello di Cristo, erano i sacrifici, che venivano offerti nel tempio, e quindi di efficacia limitata, perché potevano purificare solo l’esteriore dell'uomo, e non il suo cuore; spingevano a desiderare la purificazione senza poterla dare. Per questo motivo il sommo sacerdote ebreo offriva tanti sacrifici di animali ed entrava più volte durante la sua vita nel tempio terrestre; invece Gesù entra una volta nel Tempio celeste (26 Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi), proprio perché offre se stesso in sacrificio, e non animali: altrimenti anche lui avrebbe dovuto offrire se stesso più volte dalla creazione del mondo (26 in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte). (b) Gesù, entrando nel mondo, ha offerto se stesso in sacrificio al Padre per fare la sua volontà e l’ha compiuta effettivamente dall’inizio della sua vita fino alla morte; il compimento della volontà del Padre è stato il suo sacrificio, unico in tutta la sua vita, graditissimo a Dio Padre; perciò ha offerto se stesso una sola volta (25 E non deve offrire se stesso più volte; 26 mediante il sacrificio di se stesso; 28 dopo essersi offerto una sola volta) e ci ha ottenuto il perdono dei peccati (26 egli è apparso per annullare il peccato; 28 per togliere il peccato di molti). Poi è risuscitato e salito al cielo ed è entrato nel santuario celeste (24 Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo… ma nel cielo stesso), dove Egli continua il suo servizio sacerdotale a nostro favore presso il Padre, pregando per noi per ottenerci grazie (25 per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore; cfr. 7,25). Gesù offre se stesso in sacrificio per noi, per unirci a Dio - e a tale scopo è necessario che anzitutto tolga l’ostacolo dei nostri peccati – e con esso entra nel cielo per accoglierci lì, quando sarà il momento. Gesù rende presente se stesso e il suo sacrificio nella Messa, in modo da associarci ad esso, aiutandoci a compiere anche noi la volontà del Padre. (c) Gli uomini vivono e muoiono una sola volta, poi vengono giudicati da Dio (27 E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio). Così Gesù: è morto una sola volta (cfr. 28) e verrà di nuovo fra gli uomini (28 così Cristo… apparirà una seconda volta) per il Giudizio finale a vantaggio di coloro che l’aspettano per essere salvati (28 a coloro che l’aspettano per la loro salvezza), ma non porterà il perdono dei peccati (28 senza alcuna relazione con il peccato), situazione già risolta nella prima venuta.
EUCARESTIA. Il sacrificio di Gesù è la sua vita vissuta nell’obbedienza al Padre; nella Messa ci parla per farci conoscere la volontà del Padre e noi ci impegniamo a compierla; offriamo il pane e il vino come segno di questo nostro impegno; nel pane e vino consacrati rende presente se stesso e il suo sacrificio; la comunione eucaristica con lui ci rende capaci di fare la volontà di Dio e della nostra vita un sacrificio gradito a Dio. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di vivere seguendo il loro esempio.