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Tempo Ordinario: Domenica 25.ma dell'Anno B

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@gmail.com 

 

I - Marco 9,30-37 – (a) Gesù sta attraversando la Galilea per andare a Gerusalemme, dove sarà messo a morte, ma si mantiene lontano dai centri abitati, per evitare assembramenti (30), e perché vuole dedicarsi solo all'insegnamento degli Apostoli (31 Insegnava infatti ai suoi discepoli) e istruirli sulle ultime cose, le più importanti e le più difficili da accettare: la sua passione e morte per salvare l’umanità e la loro partecipazione all’opera della redenzione. Apprezziamo questa speciale cura di Gesù per quelli che dovranno essere i continuatori della sua opera redentrice, cura che egli continua attraverso i secoli. Egli si dedica anche a istruire ciascuno di noi per mezzo dello Spirito Santo con ispirazioni, o per mezzo del nostro studio e della meditazione, o con l'insegnamento della Chiesa, che è il Cristo, che continua nei secoli. Mettiamoci con docilità e prontezza in ascolto di Lui e non sciupiamo le occasioni per imparare di più e meglio. (b) Gesù torna ad avvisare gli Apostoli che egli a Gerusalemme sarà consegnato nelle mani degli uomini (31 e diceva loro: Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini), - espressione che significa la situazione peggiore di una persona, perché essi sono malvagi e fanno male al prossimo -, e sarà ucciso, ma risorgerà il terzo giorno (31 e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà). Gesù usa l’espressione Figlio dell'uomo per richiamare alla memoria dei discepoli il grande personaggio, di cui parla il profeta Daniele e al quale Dio darà un regno universale (Dn 7,14); così Gesù ricorda che egli è quel personaggio, che però deve soffrire prima di raggiungere la gloria. Gesù parla; noi dobbiamo credere alla sua Parola e accettarla sempre, anche se non la comprendiamo, come fanno Maria e Giuseppe, che in tante occasioni si trovano di fronte a messaggi e azioni di Gesù incomprensibili per loro; essi li accettano senza riserve, li conservano nel cuore e li meditano, in attesa di più luce (Lc 2,50-51). (c) Gli Apostoli non capiscono – o meglio non accettano – neanche questa seconda profezia della Passione e hanno paura di chiedere spiegazioni (32 Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo), perché ricordano il rimprovero fatto da Gesù a Pietro, che non aveva chiesto spiegazioni, ma voleva imporre a Gesù le sue idee sbagliate. Noi invece vogliamo aderire a Gesù senza riserve e dialogare sempre con lui su tutto, convinti che solo lui ha Parole di vita eterna e può aprire la nostra mente alla comprensione della Parola e volontà di Dio. Accetteremo anche il suo silenzio, perché Egli, nella sua sapienza infinita, ritiene più utile per noi tenerci nell’oscurità.

  2. Quando il gruppo arriva a Cafarnao, Gesù chiede di che cosa hanno discusso durante il viaggio (33 Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?»), ma Essi tacciono per vergogna, perché sanno già il pensiero di Gesù sull'argomento delle loro discussioni frequenti e animate, cioè chi è il più grande fra di loro (34 Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande). Gesù ha sempre insegnato e dato l'esempio di umiltà. Adesso siede solennemente, perché deve parlare come maestro (35 Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro), e proclama che nella sua comunità chi vuole essere il primo di tutti deve essere disposto a mettersi al servizio di tutti, perché si sente e vuole essere e mostrarsi l'ultimo di tutti (35 Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti), seguendo il Suo esempio: Lui, il Figlio di Dio, diventando uomo, ha nascosto la sua divinità agli occhi degli uomini, durante la sua vita e specie nella Passione e Morte; solo con la Risurrezione rivela la sua gloria; sempre stette al servizio di tutti con sentimenti di umiltà, fino a lavare i piedi ai discepoli (Gv 13,8-17). Seguiamo l'esempio di Gesù e rendiamoci conto del nostro desiderio di primeggiare e delle altre manifestazioni della nostra superbia: correggiamoli con impegno, perché queste tendenze sono le più rovinose per la vita psicologica e spirituale e relazionale. (b) Gesù vuole dare un altro insegnamento per la vita della sua comunità, come trattare i poveri e piccoli: mette un bambino in mezzo a loro e lo abbraccia (36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo); così vuole significare che egli, nonostante e anzi proprio a causa della sua piccolezza e della sua situazione di dipendenza, è il tipo stesso del povero, e perciò attira lo sguardo benevolo di Dio; Gesù aggiunge che è accogliere Lui quando si accoglie un bambino (un povero) nel suo nome (36-37 disse loro: 37 «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me), cioè in vista e per amore di Cristo, e addirittura così si accoglie lo stesso Padre, che ha mandato Gesù (37 e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato). Gesù in seguito si identificherà con tutti i bisognosi: se vogliamo avere Gesù e il Padre con noi, senza escludere lo Spirito Santo, accogliamo il bisognoso, trattiamolo come vorremmo essere trattati noi se fossimo al suo posto e come tratteremmo Gesù e il Padre e lo Spirito Santo.

II - Sapienza 2,12.17-20 - I malvagi si riuniscono e decidono di creare difficoltà al giusto, perché per loro egli costituisce un problema: egli rinfaccia loro le trasgressioni contro la Legge e contro l'educazione avuta dai padri (12 Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta); poiché il giusto si dichiara figlio di Dio (18 Se infatti il giusto è figlio di Dio), decidono anche di tormentarlo nel corpo e nello spirito, per vedere se resta mite e sa sopportare le sofferenze con pazienza (19 Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione); anzi decidono di andare oltre e di ottenerne la condanna a una morte infamante (20 Condanniamolo a una morte infamante); così potranno verificare - secondo il loro modo di pensare – se sono vere le sue parole che egli è il figlio di Dio (17 Vediamo se le sue parole sono vere); in pratica essi vogliono osservare che cosa gli succederà alla fine della sua vita (17 consideriamo ciò che gli accadrà alla fine), se effettivamente Dio gli viene in aiuto (18 egli verrà in suo aiuto; 20 perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà) - e lo libera dalle mani dei nemici (18 e lo libererà dalle mani dei suoi avversari). Ovviamente essi non credono che Dio esista e che il giusto sia figlio di Dio, e sono certi che nessuno lo può aiutare. Il loro ragionamento è sbagliato su tutta la linea: Dio esiste e i giusti sono figli di Dio ed essi sono pazienti nelle sofferenze e Dio li aiuta o preservandoli dalla sofferenza o sostenendoli in essa, o liberandoli dalla morte o accompagnandoli in essa, e comunque glorificandoli, almeno dopo la morte. Il momento dell'aiuto di Dio non lo conosce il giusto - e tanto meno i nemici -, ma egli si sente nelle mani di Dio e protetto da lui in vita e in morte. I nemici di Gesù ragionavano come gli empi del Libro della Sapienza; già gustavano la loro vittoria con la sua crocifissione, ma i fenomeni miracolosi, che ne accompagnarono la morte, misero subito in discussione il loro successo. In realtà la Pasqua di Gesù segnò l'inizio del tramonto del dominio, che il diavolo, il peccato e la morte, hanno sull’uomo - e anche del potere dei malvagi. Nelle sofferenze affidiamoci a Dio, che ci ama e non ci lascia mai soli.

III - Giacomo 3,16-4,3 - (a)  Giacomo dice che ci sono due tipi di sapienza che possono ispirare il cristiano; egli può lasciarsi guidare da una Sapienza, che viene da Dio e si manifesta soprattutto nei buoni rapporti col prossimo: Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera (17). Quelli che hanno questa Sapienza Divina sono operatori di pace e producono opere buone, che rivelano la loro condizione di giusti davanti a Dio (18 Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia). Chiediamo il dono di questa Sapienza, che Dio certamente ci darà (Gc 1,5), perché ha promesso di esaudire questo tipo di preghiera, come esaudisce sempre la richiesta del dono dello Spirito (Lc 11,13) e le invocazioni del Padre Nostro (Mt 6,9ss; Lc 11,2ss). Questa Sapienza, essendo divina, guiderà bene i nostri rapporti con Dio e con il prossimo. (b) C'è un altro tipo di Sapienza, che Giacomo definisce terrestre, materiale (Gc 3,15), perché ha origine dalle nostre tendenze cattive e da una mentalità mondana, e diabolica (Gc 3,15), perché la genera il diavolo. Essa porta alla gelosia e alla tendenza alla contesa, che creano disordine e cattive azioni di ogni specie (16 perché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni). Le guerre e i contrasti allo stesso modo sono il prodotto delle nostre tendenze disordinate, che alimentano la confusione in noi (1 Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra?). Purtroppo anche nei cristiani ci sono i desideri mondani di possedere i beni terreni (2 Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere) e c’è l’invidia dei beni altrui, che non riescono a ottenere (2 siete invidiosi e non riuscite a ottenere); il risultato è che si combattono e si fanno guerra e si uccidono reciprocamente (2 uccidete…; combattete e fate guerra!), se non altro nel proprio cuore o con la lingua. Essi non ottengono grazie spirituali e materiali perché non pregano (2 Non avete perché non chiedete), nonostante l'invito di Gesù a pregare e la promessa di esaudire: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto (Mt 7,7-8); e anche quando pregano non sono esauditi, perché chiedono cose cattive o pregano male (3 chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni) e difficilmente stano in grazia di Dio. Ostacoli all’esaudimento delle nostre preghiere sono il fatto che preghiamo mali, male, mala, cioè preghiamo senza stare in amicizia col Signore, senza attenzione e chiediamo cose cattive o che non ci giovano; quando preghiamo così, Dio comunque presta attenzione alla nostra preghiera, però vuole darci anzitutto la grazia santificante,  che ci apre le porte della salvezza e crea le condizioni perché le nostre preghiera siano esaudite.

EUCARESTIA. L’Eucarestia è il memoriale della Passione del Signore; gli Apostoli non volevano sentire parlare di sofferenza di Gesù; per noi il memoriale della Passione è la sorgente della salvezza. Preghiamo la Vergine Maria Addolorata e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Padroni, di ottenerci di accostarci con viva fede e ardente amore al Cristo presente nell’Eucarestia.  

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