Tempo Ordinario: Domenica 17.ma dell'Anno B
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 17.ma dell'Anno B
I - Giovanni 6,1-15 – 1. (a) Gesù è passato all'altra riva del Lago di Tiberiade (1 Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade), per far riposare gli Apostoli, che sono tornati dalla missione (Mc 6,31-32), ma la gente, osservando i movimenti della barca, intuisce dove Gesù intende approdare e li precede (Mc 6,33). E’ grande la folla, che segue Gesù: (2; 5; 9; 10; cfr. 5; 7) e vede i miracoli, con cui guarisce ogni tipo di malattia (2 e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi). E’ un inizio di fede perché perlomeno non sono prevenuti contro Gesù e non pensano a magia o ad aiuti del diavolo; ma non è la fede piena, che esprime Nicodemo: Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui (Gv 1,3); non ci sono ancora arrivati neanche gli Apostoli. E noi ci siamo arrivati? (b) Gesù sale sul monte, si pone a sedere coi discepoli (3 Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli) e provoca Filippo (6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere) per fargli dire a quale soluzione pensa per sfamare la gente (5 Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?»); ma Filippo propone solo di comprare 200 denari di pane (con un denaro ci si procurava 24 porzioni di pane; così 24x200 sono 4800 porzioni circa), appena sufficiente per darne solo un pezzetto a ciascuno (7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo»); non pensa al potere, che Gesù ha mostrato con i miracoli precedenti, come alle nozze di Cana (Gv 2,1-12); e neanche Andrea e gli altri propongono a Gesù di fare ricorso alla sua onnipotenza (8-9 Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?»). Gesù è Dio fatto uomo ed è onnipotente: lo ha mostrato con i miracoli; ed è onnisciente: lo rivela con la sua predicazione e la conoscenza nei pensieri delle persone e degli avvenimenti futuri; ed è bontà infinita come si nota dalla sua compassione per i bisognosi. Ma, per riconoscere questo, occorre passare dal prodigio al suo significato, cioè dal fatto che Gesù opera miracoli ai suoi attributi e alla sua missione di Dio fatto uomo per salvare gli uomini, cosa che la folla non fa (Gv 6,20ss). Noi facciamo questo passaggio e riconosciamo in Gesù il Dio fatto uomo e ci affidiamo totalmente a lui? Egli è la sorgente di tutti i beni naturali e soprannaturali e perciò è la nostra speranza; tanto più che quando vede i nostri bisogni - glieli proponiamo o no (Mc 6,34) –, prova compassione per noi a causa dell'amore infinito, che nutre per noi, e della sua sensibilità vivissima. Ma dobbiamo crescere nella fede, perché Gesù fa alcuni miracoli solo a questa condizione.
2. (a) Gesù ordina di far sedere la gente (10 Rispose Gesù: «Fateli sedere»), che si accomoda sull’erba – in effetti si era in primavera: Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei (4) - e si tratta di un gran numero di persone: circa 5 mila (10 Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini); si fa portare i pani e i pesci e fa la preghiera di benedizione - loda Dio per i suoi attributi e per le sue creature, - e di ringraziamento - loda Dio per i doni fatti a noi (11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie) e per mezzo degli Apostoli fa distribuire i pani e i pesci ai presenti, finché ne vollero (11 li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano). Avviene il miracolo: egli lo compie senza teatralità e per amore degli affamati. Facciamo un atto di fede in Gesù e adoriamolo come vero Dio, oltre che vero uomo; lodiamolo per quello che è e ringraziamolo per quello che ci dà, perché comunque siamo subissati da miracoli continui, che solo la fede può farci percepire. (b) Gesù ha moltiplicato pani e pesci, il pane e il companatico, in abbondanza, dando anche il superfluo; così si interessa di far raccogliere il pane superato (12 E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto»), perché niente dei doni di Dio vada perduto, niente buttato via. Ne raccolgono 12 cesti (13), uno per ciascun Apostolo. Per chi si affida a lui, il Signore è il buon pastore del Salmo 22, è la madre che nutre del suo latte i figli e sta sempre con loro, è il padre che si occupa e preoccupa dei figli; nell’assistenza ai figli i genitori si lasciano guidare dalla loro intelligenza e dal loro amore. Abbiamo fiducia in Dio onnipotente, onnisciente e bontà infinita. (c) La gente riconosce il miracolo e identifica in Gesù il profeta, che gli Ebrei aspettavano e che molti identificavano col Messia (14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!») e, pieni di entusiasmo, vorrebbero programmarlo re-messia, cosa che Gesù non gradisce affatto, perché non rientra nel piano di Dio; perciò si allontana di mezzo alla gente (15 Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo). Per lo stesso motivo Gesù non aveva accettato i regni, che Satana gli aveva promesso in occasione delle tentazioni. Restare sempre fedeli alla volontà di Dio è la cosa migliore che possiamo fare: rappresenta l'ottimo per noi.
II – 2Re 4,42-44 – Un uomo porta a Eliseo 20 pani, fatti con le primizie dell'orzo e del grano novello (42). Il Profeta ordina a Giezi di darlo da mangiare alle persone, che stavano lì (42 Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente»), forse la comunità dei profeti; ma il servo gli fa notare che le porzioni erano insufficienti per le persone, che sono un centinaio (43 Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?»). Eliseo conferma l'ordine e gli comunica una Parola, ricevuta dal Signore, che gli ha promesso che il cibo sarebbe bastato e supererebbe (43 Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”»). E così avvenne secondo la Parola onnipotente di Dio (44 Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore). (a) Il profeta riceve da Dio messaggi speciali, perché è ammesso all'intimità con Lui, che gli fa conoscere i suoi segreti (Gn 18,17-19). Inoltre proprio per questo rapporto Dio, in qualche modo, rende il profeta partecipe non solo della Sua sapienza, ma anche della Sua bontà e potenza, per cui egli fa azioni straordinarie sotto la Sua guida. Pensiamo ai tanti miracoli di Gesù, che comunque non è un semplice uomo, e soprattutto dei Santi dell’AT e NT e della Chiesa: loro caratteristica è la fede, che li porta all'obbedienza completa a Dio e a riconoscere che viene da Dio ogni dono che ricevono e che loro mettono disinteressatamente a disposizione degli altri. Crediamo nelle immense capacità di questa fede obbediente e umile. (b) A volte Dio opera i miracoli, anche con la collaborazione di altre persone, che devono partecipare della fede obbediente e umile del Profeta: pensiamo a Giezi, obbediente a Eliseo; agli Apostoli obbedienti a Gesù; ai servi delle nozze di Cana… Senza fede e obbedienza non si ottengono miracoli, se così Dio ha stabilito.
III - Efesini 4,1-6 - (a) Paolo ricorda agli Efesini che essi hanno ricevuto la stessa vocazione (1 comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto) e un'unica fede (5 una sola fede), così come sono stati chiamati a una sola speranza della salvezza eterna (4 come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione); perciò devono premurarsi di conservare l'unità dello spirito, cioè le stesse idee e pensieri, l'unità di mente e di cuore (3 avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito). Poiché essi sono già uniti dalla fede e dalla speranza, il loro comportamento deve corrispondere a questa unità grazie alla carità (2 nell’amore), la quale spinge a praticare le virtù dell'umiltà (2 con ogni umiltà) - non consideriamoci superiori a nessuno - la dolcezza o mitezza e la magnanimità (2 dolcezza e magnanimità), per cui non si tiene il conto del numero dei torti ricevuti con la pazienza reciproca (2 sopportandovi a vicenda nell’amore); occorre seguire la legge dell'armonia e della pace, che è cemento di unità (3 per mezzo del vincolo della pace). L’esortazione, che Paolo fa, appellandosi alla sua situazione di prigioniero per amore di Cristo (1 Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto), serviva per gli Efesini di quel tempo ma conserva la sua attualità per i fedeli di tutti i secoli, perché le motivazioni sono universali e sempre valide, perché sempre la cattiveria umana, suggestionata dal diavolo, padre della divisione, si adopera in direzione opposta alla comunione fra i fedeli. (b) S. Paolo richiama i motivi che impongono ai cristiani l'unità spirituale tra i fratelli: tutto nella vita dei fedeli li invita alla comunione e all'apertura al fratello. In effetti unico è il Corpo mistico di Cristo, cioè unica la Chiesa e lo Spirito che l’anima (6 Un solo corpo e un solo spirito), come unica la speranza dei beni eterni Unico è anche il Signore Gesù, che ha fornito a tutti gli stessi mezzi di salvezza: la fede e il battesimo (5 un solo Signore, un solo battesimo). Unico infine è il Padre, che è l'essere trascendente, al di sopra di tutto, ma è presente in ogni evento con la sua azione e la sua inabitazione (6 Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti). E’ una presentazione dei motivi per essere uniti, ma anche una professione di fede nella Trinità, che si trova pure altrove in S. Paolo (1Cor 8,6; 12,4-26). L’appello e il motivo di fondo della comunione e dell'unità dei fedeli si basano sull’unicità di Dio Padre e Figlio e Spirito Santo e sull'unicità dei mezzi di salvezza: chi potrebbe rifiutare questo motivo e alimentare la rottura? Riflettere su quanto scrive S. Paolo è arricchirsi interiormente in modo inesauribile.
EUCARESTIA. L’amore spinge Gesù a moltiplicare i pani; un amore ancora più grande lo spinge a rendersi presente nell’Eucarestia e a offrirsi come Salvatore e come cibo e bevanda. Chiediamo per intercessione della Vergine Maria e di S. Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni la grazia di affidarci a quest’amore di Gesù e di valorizzare i suoi doni.