Silenzio e riflessione in occasione del 27 gennaio: giorno per ricordare
Guardo il cielo e penso che tutto si volgerà nuovamente al bene
Così scrive Anna Frank, pochi giorni prima dell’irruzione dei tedeschi nell’ “alloggio segreto”.
E, tra i tanti che hanno voluto offrire un contributo alla Shoah, mi ci metto anch’io.
Ho bisogno di tornare su alcuni libri , per ritrovare le emozioni provate durante il mio primo incontro con essi e le pagine si rincorrono senza interruzione . Ciò che più m’interessa e mi rapisce è la fine: vedere, cioè, come si risolvono le diverse vicende nelle quali si sono trovati a vivere i personaggi . Con il Diario di Anna Frank, letto e riletto in tante occasioni ( ed ancora continuo), confesso di provare una commozione indicibile già da “ Cara Kitty….”
Eppure la prima volta, sfogliando alcune pagine, rimasi un po’ deluso, dopo aver constatato che il Diario non era che un susseguirsi di lettere rivolte ad un’amica immaginaria. Pensai che il libro fosse monotono, scritto com’era in quella forma epistolare, ma decisi di leggere la seconda lettera, poi la terza e via tutto d’un fiato. Erano espressioni suggestive , scritte da una bimba che manifestava non ciò che le dettava la fantasia, ma i veri sentimenti del suo cuore e le dolorose vicende della sua vita. Non nascondo, allora come oggi, di aver sentito più volte un nodo serrarmi la gola, e non solo. Il Diario occupa un posto di rilievo nella mia libreria e di tanto in tanto lo riprendo e ripercorro con la fantasia le stesse strade che percorreva Anna quando era allieva della Montessori e delle Medie. Riesce a commuovere quel passo in cui ella dice:” Vorrei che questo spensierato tempo di scuola tornasse una volta ancora”. Forse mi immedesimo troppo , ma idealmente mi sono recato dal gelataio, dove Anna gustava tanto i gelati alla fragola; sono passato, poi, nella libreria dove il signor Frank comperò il diario su cui la bimba prigioniera scrisse quelle pagine immortali. Ho voluto rileggere i punti più struggenti, in cui la fanciulla parla della sua vita nell’alloggio segreto, di quella vita senz’aria e senza sole che le rese tanto triste il suo breve soggiorno in terra.
Non aveva ancora sedici anni quando Anna morì nell’inferno di Bergen Belsen, per aver contratto il tifo. Fu seppellita in una fossa comune.
Il 27 gennaio, ricorre l’anniversario ( quest’anno è il settantunesimo) dell’entrata delle truppe russe ad Auschwitz – Birkenau.
E’ “ il giorno per ricordare”, dopo che ce ne sono stati tanti per morire. E così, mentre i carri armati si avvicinano sempre di più per liberare quegli internati , chiudiamo gli occhi per un attimo. Immaginiamo la scena presa a prestito da un documentario, da un film passato ( Fuga da Sobibòr) o recente e facciamo scorrere la pellicola. Là in fondo, in un’alternanza di luci e ombre, scorgeremo una marea umana lanciata in una folle corsa a stringere le mani della libertà. Chi piange di gioia, chi si trascina aggrappato ai laceri stracci del pur misero compagno di sventure, chi guarda lassù e rinnova quel voto masticato tra antichi tozzi di un pane appena cedevole nel punto in cui grondavano lacrime amare. Sono creature provate dal tempo e dalle cose, anime vere ed oltre quel filo spinato, ognuno è ritornato persona. Il narrare visivo ha preso il sopravvento. Mi fermo… Qualcuno, in cuor suo, avrebbe voluto esserci in quel campo , per lasciare sotto una pietra, un verso, una testimonianza più cruda dell’orrore ideato da menti perverse, che avevano trasformato per sempre la tranquilla cittadina polacca di Oswiecim, nel terrificante impianto di morte del Terzo Reich, chiamato Auschwitz..
Qualche lustro addietro ho voluto visitare Auschwitz, terrificante impianto di morte del Terzo Reich.
In religioso silenzio, tra quelle baracche allineate come tante croci di un cimitero senza fine, un velato sentimento trasportava l’eco del lugubre stridore di uno….cento convogli che scaricavano non più persone, ma merce umana. Poi, in lontananza, da dietro le colline, sembrava arrivasse l’ultima voce di angoscia .
Io , tu, tutti noi…tornando a casa abbiamo raccontato…..
Il sospiro dell’anima
E’ il rimpianto di cose vissute, credute….lasciate,
che si perde tra profili di tetre baracche, di filo spinato.
E’ una speme a lungo cercata, curata….crollata,
qual fiore arrendevole tra la brina di un prato.
E’ una voce di silenzio, lontana…lontana…lontana,
che s’insegue tra cupi rumori di treni, poi tace.
E’ il cammino incerto, inquieto…infinito,
tra il gelido buio di un cielo indolente.
E’ un uomo dal tempo lustrato, poi sfruttato e…venduto
e muto or attende altra notte che muore.
E’ la pace rincorsa, sudata….giurata,
qual ombra ghermita, mai presa, svanita.
E’ l’ultimo bimbo che or gaio s’avvia al suo… turno,
punta il ditino, sospira, “il peggio è passato”.
Il male, stupito, si ferma a…. guardare,
poi indugia, ha orrore, ricomincia daccapo.
Michele Brescia