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Un'idea di società basata sulla lotta alle ingiustizie

Caro direttore, il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha resa pubblica la propria opinione sul futuro della sinistra dopo la sconfitta del Partito Laburista in Gran Bretagna (Londra e il Pd; La Repubblica, 10/5/2015). Ecco la fine della sua lettera: “L'idea di conquistare gli elettori della parte avversa, non di demonizzarli. La consapevolezza del fatto che le moderne democrazie rischiano di essere travolte per la loro mancanza di efficacia, la difficoltà a decidere. Un'idea di società basata sulla lotta alle ingiustizie e sulla valorizzazione della persona Senza alcuna illusione di contrapporre all'ideologia della Thatcher (la società non esiste) una ideologia di tipo opposto, ossia la negazione dell'individuo. L'inclusione della sicurezza tra i valori che la sinistra deve far propri in difesa dei ceti più deboli. La sinistra come apertura contrapposta alla destra simbolo di chiusura. Sono le idee con le quali la sinistra ha vinto e cambiato la società. Di fronte alla crisi si è guardato altrove. Ma non nel senso di una politica più espansiva e keynesiana. No, spesso semplicemente a un ritorno all'antico. A un recupero più o meno velato di statalismo. Non ha funzionato. Non si tratta allora di riaprire un dibattito storico sulla figura di Blair ma di tornare a guardare a una sinistra liberale e di governo e di adattare quella visione ai giorni nostri per uscire dall'incubo di una sinistra destinata alla nostalgia e alla minoranza”.

La visione della politica di Paolo Gentiloni è simile a quella di tanti leader del centro-sinistra; l’obiettivo di fondo è quello di vincere, quello di conquistare la maggioranza degli elettori. A questo obiettivo deve essere sacrificato tutto, o quasi; il problema delle cose da fare passa in secondo piano. Il discorso, secondo me, dovrebbe essere invece invertito. Bisogna mettere al primo posto il discorso programmatico, le cose che si vorrebbe fare se si raggiungesse il potere, e su questa base tentare di ottenere il consenso degli elettori. Perché ci sono particolari situazioni politiche o storiche che consentono di pensare alla conquista del potere solo se si rinuncia ai principi di fondo o si rinnegano le proprie ispirazioni ideali. Se sulla scena politica si confrontano dei leader che raccolgono la maggioranza dei consensi non ispirando la loro politica ai principi di fondo della sinistra (democrazia, partecipazione, uguaglianza, solidarietà, ecc. ecc.) non è giusto sostenerli. Se le principali forze politiche, sull’onda di grossi movimenti sociali (come ad esempio l’immigrazione clandestina di massa), ritengono opportuno assecondare il qualunquismo e il razzismo dilagante non è opportuno votare i loro candidati. La politica della sinistra non deve essere intesa solo come una lotta per la vittoria; essa deve essere soprattutto una battaglia quotidiana per diffondere i propri valori.

Cordiali saluti

Franco Pelella – Pagani (SA)

 

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