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Sulla presenza della mafia al Nord Roberto Saviano dice cose diverse dai magistrati

Caro direttore, dopo che in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario alcuni magistrati hanno sostenuto che oramai la mafia ha occupato il Nord intendendo che essa si è insediata pesantemente nel mondo delle imprese e degli appalti il giornalista Beppe Giulietti (Anno giudiziario: mafia al Nord. Qualcuno ha chiesto scusa a Saviano?; Il Fatto Quotidiano.it, 25/1/2015) ha sostenuto che bisognerebbe che qualcuno chieda scusa a Roberto Saviano per aver negato questa realtà quando lui l’ha denunciata. Non sono d’accordo. Io credo che bisognerebbe chiedere scusa a Saviano se egli avesse detto le stesse cose che hanno detto i magistrati; la mia opinione è che lui è andato oltre ed è questo il motivo per cui molti non si sono riconosciuti nelle sue parole. Saviano, infatti, non ha solo sostenuto, come hanno fatto i magistrati, che la mafia si è insediata nel mondo delle imprese e della politica del Nord per condurre i propri affari ma ha teorizzato che la mafia avrebbe una presenza capillare nella società settentrionale e che il comportamento mafioso sarebbe penetrato profondamente al suo interno. In un’intervista di qualche anno fa (vedi CONCHITA SANNINO: “La Legge anti-corruzione così non basta”; La Repubblica, 15/10/2012) ma anche in altre occasioni ha sostenuto che: a) la maggior parte dei settentrionali ritiene, sbagliando, che la criminalità organizzata sia un fenomeno meridionale; b) al Nord ci sono estorsioni a tappeto, in un’omertà generalizzata che ricorda aree depresse del Sud; c) al Nord tanti continuano a dire che l’infezione arriva dal Mezzogiorno ma non è così perché ci sono cellule locali con meccanismi d’azione mafiosa che ormai parlano lombardo e che nella terra della finanza si arricchiscono di nuovo capitale. Secondo me Saviano, parlando della presenza della delinquenza organizzata al Nord, fa un errore di fondo: confonde la sicura presenza della mafia nel mondo degli appalti e dei rapporti con la politica con una presunta presenza capillare della stessa sul territorio. Secondo me al Nord non ci sono (almeno per il momento) estorsioni a tappeto né omertà generalizzata; ma non c’è neanche una tale presenza della mafia sul territorio da garantire grosse quantità di voti ai politici. Inoltre Saviano non può negare che, almeno fino ad oggi, la criminalità organizzata è gestita, anche al Nord, soprattutto da meridionali d’origine (residenti al Sud o al Nord poco importa). Se facciamo riferimento ad una ricerca sulle mafie italiane molto seria (“Gli investimenti delle mafie”, redatta nel 2013 dal Centro di ricerca “Transcrime” dell’Università Cattolica di Milano) si ha un quadro più completo del problema e si possono trarre conclusioni diverse. Il Centro “Transcrime” ha effettuato una misurazione della presenza delle organizzazioni mafiose sul territorio nazionale; tale misurazione è stata effettuata mediante la creazione dell’indice di presenza mafiosa (IPM). L’IPM è il risultato della combinazione tra i seguenti dati: 1) Omicidi e tentati omicidi di stampo mafioso, 2004-2011; 2) Persone denunciate per associazione mafiosa, 2004-2011; 3) Comuni e pubbliche amministrazioni sciolte per infiltrazione mafiosa, 2000-2012; 4) Beni confiscati alla criminalità organizzata, 2000-2011; 5) Gruppi attivi riportati nelle relazioni DIA e DNA, 2000-2011. Il risultato finale del calcolo dell’IPM è una graduatoria delle regioni italiane formulata sulla base di tale indice. Ecco la graduatoria delle prime dieci regioni sulla base dell’IPM calcolato per ognuna di esse: 1) Campania 61,21; 2) Calabria 41,76; 3) Sicilia 31,80; 4) Puglia 17,84; 5) Lazio 16,83; 6) Liguria 10,44; 7) Piemonte 6,11; 8) Basilicata 5,32; 9) Lombardia 4,17; 10) Toscana 2, 16.

Cordiali saluti

Franco Pelella – Pagani (SA)

 

 

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