Il sonno immortale dei poeti
I momenti epocali della Storia degli uomini sovente vengono vissuti inconsapevolmente dai protagonisti presi dalla passione di portare a termine gli ideali, il sogno, quello di una umanità non sconfitta dal divario sociale, caro a Martin Luther King . Per un giorno, il 13 aprile 1997 , un modesto centro dell’Irpinia ha vissuto un evento epocale: la lettura e la sottoscrizione del primo “ Manifesto dei poeti irpini”. Il luogo oggi è stato assunto a “ Centro del mondo” e ha generato una sequenza di manifestazioni poetiche sostenute dall’infaticabile Domenico Cipriano.
Nella piccola sala consiliare quel giorno erano presenti molti autori contemporanei , antologizzati dall’instancabile critico Paolo Saggese nella sua “Storia della Poesia Irpina ”, brillava l’astro fulgido del prolifico poeta Pasquale Martiniello: nato nel 1928 e scomparso il 24 febbraio 2010. Egli non sottoscrisse il “ Manifesto dei poeti irpini ” poiché era citato in qualità di caposcuola ma i suoi occhi brillarono mentre chi leggeva intonava i suoi versi: “ Noi usciamo dal collo / dello stivale / il duro sud / l’Egitto degli ebrei / un ghetto di coloni e braccianti / che hanno abbrancato secoli / di ceneri / e mietuto spighe di elemosina. / ”
Martiniello come poeta in vita è stato pluripremiato dall’estremo Sud alle vette del Nord raggiungendo primati che l’hanno fatto amare come uomo e come poeta. Un uomo tanto diverso nel panorama irpino perché portatore di quel sogno che nelle sue raccolte affiora ruggente, necessario per sé e per gli altri: “ (…) Tu non sai il fuoco inquieto / della rosa solitaria / al petto della giovinezza senza debiti / di tempo.(…) / Non ho risposte ai “se” , sparsi chiodi / nelle pause della penna. / Cosi la certezza ereditata senza radici / non è più un granito. Forse è il laccio / d’oro falso, teso dall’abisso; forse / è solo il finto sogno d’un sorriso, / rifratto un mattino negli anfratti / della memoria da ridenti parrucche / di ciliegi. ( “Radici di luce” , Premio Monferrato, 1989).
Questo immenso patrimonio morale della sua poesia è testimoniato dai critici letterari come Giorgio Barberi Squarotti , R.Cammarata, F.D’Episcopo, G.D’Errico, G.Giacalone, V.Napolillo, G.Pampallona, G.Panzani,U.Piscopo, A.Quasimodo, L.Reina, A.Scarpa, A.Vegliante e altri . Tra questi merita voce Paolo Saggese nel suo “ Addio Pasquale Martiniello” apparso il giorno successivo alla scomparsa del poeta: “ Pasquale Martiniello era infatti un Poeta vero, perché era innanzitutto un Uomo vero, un uomo che sapeva guardare negli occhi la realtà, senza finzioni, senza ipocrisie, con realismo e con passione, con intelligenza e amore, e sapeva indicare la strada, sapeva comprendere gli altri, perché conosceva gli uomini, e sapeva comprenderli ed amarli. ” ( in “ Comunità provvisoria.”).
L’Irpinia ha terra dura da lavorare e necessita di grandi sacrifici per ottenere i frutti che le fredde Primavere promettono. Quell’aprile del 1997 segnò una semina di poeti che nel corso delle stagioni successive sono germogliati grazie all’esempio di coloro che li hanno preceduti e oggi vivono nel sonno immortale dei poeti.
Agosto 2014 vincenzo d’alessio & G.C.F.Guarini