Cacciate i poveri dal tempio di quest’Italia francescana
“Andarono intanto a [Roma]. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. 17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:
La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutti i popoli?
Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri! (Marco 11,15-19)".
Poi Gesù uscì dal tempio e con nonchalance i ladri se ne rimpadronirono. Ripresero le loro attività di compra/vendita. I cambiavalute risollevarono e risistemarono i loro tavoli e le colombe tornarono in gabbia pronte per essere vendute ai dispensatori di guerre nel nome della pace. Intanto tra le nazioni si era diffusa la ‘buona novella’ che Gesù aveva scacciato i faccendieri dal tempio, ripulitolo d’intrallazzi e ruberie, e fattone la “casa di preghiera per tutte le genti”. E fu così che interi popoli, quelli martoriati e indigenti, si misero in marcia per raggiungere quella casa, speranzosi di trovarne la loro umile e dignitosa dimora. Così molti poveri e perseguitati da ogni parte del mondo varcarono confini, attraversarono deserti e ‘guadarono’ mari tempestosi per approdare nel tempio. Giunti finalmente all’ingresso della casa dove Dio dimorava e Cristo lo aveva mondato di ogni impurità, facendolo luogo di amore e di unione fra tutte le genti del mondo, provarono a entrare, sicuri di avere il passepartout che apre tutte le porte, ovvero la ‘buona novella’di Gesù. Si fidavano dell’italico popolo, cui il Messia, incaricatolo nunzio e plenipotenziario, aveva affidato la tutela e l’ecumenizzazione della Sua chiesa, mandando il Suo prediletto Pietro a erigerla e a farne “casa per tutte le genti”, dove tutti fossero padroni e nessuno schiavo, o meglio tutti servitori, proprio come Lui si immolò per l’umanità. Sicuramente, il popolo prescelto li avrebbe accolti e ospitati. Li avrebbero fatti entrare. Tutti, nessuno escluso. Ma soprattutto gli indigenti, i bisognosi, rifugiati, i profughi, i richiedenti asilo, perseguitati, gli stranieri e oppressi di ogni etnia, perché quel tempio era stato eretto per accogliere tutti gli emarginati. Allora, provarono ad aprire, ma la porta del sacrario non diede alcun segno di cedimento. Il passepartout stava mostrando la sua fallibilità. Forse avevano cambiato la serratura? E innanzitutto, come mai il tempio dell’unione fra i popoli aveva una porta? Sicuramente Cristo non aveva potuto prevedere un uscio, per quel tempio della fratellanza, a sbarrarne l’ingresso. Dubbiosi e frastornati rimasero interdetti. Finché non scoprirono che Gesù era stato crocefisso e il tempio era tornato a essere una “spelonca di ladri”, un mercato dove la valuta aveva preso il posto di qualsiasi altro valore, soprattutto di quelli cristiani. Fu allora che si alzò una voce da dietro la porta che inneggiava: “cacciate i poveri dal tempio di quest’Italia francescana”.
Non era più tempo di apologhi e di parabole ma di paraboliche. Non c’era più tempo, concesso, di leggere la ‘buona novella’, di intendere quello che il Cristo fece, oltre all’insegnamento che aveva lasciato. Sarebbe bastato che qualcuno avesse sintetizzato e interpretato le Sue parabole, mentre le paraboliche tenevano aggiornati. Così potettero… potemmo e possiamo tranquillamente continuare a definirci di radici cristiane, per meglio dire cattoliche, e che il nostro Santo Patrono rimane il Poverello d’Assisi?! Possiamo, coscienziosi e sereni, professare la nostra morale cattolico-francescana, mentre seminiamo discordia, chiudiamo le porte per rivendicare presunte appartenenze di razza, di superiorità etnica e culturale?! E fu così che quel tempio di quest’Italia francescana divenne una banca, un mercato, da cui l’umanità era scacciata e dispersa, scissa in razze, etnie e subculture. Ogni valore umano bandito, solo la valuta era sempre benvenuta: quando si tratta di
capitali ad immigrare, accogliere e integrare è un sacrosanto dovere morale. E là dove vigeva umanità e cristianesimo ora regna il capitalismo, e si sa: dove c’è pecunia non c’è razzismo, questo è affare dei poveri, o meglio… o peggio della miseria, perché oggi non è più tempo di povertà, quella sacra a Cristo e a San Francesco. Non è più tempo di esortarsi a vicenda come il Poverello d’Assisi ci insegnò: “Compagno mio, carissimo, andiamo a santo Pietro e a santo Paulo, e preghiamoli ch'eglino c'insegnino e aiutino a possedere il tesoro ismisurato della santissima povertà […] che per la sua santissima misericordia ci conceda di meritare d'essere veri amatori, osservatori ed umili discepoli della preziosissima, amatissima ed evangelica povertà”.
Gerardo Magliacano