Felice inscena la lavorazione della pelle con attrezzi conciari risalenti al tardo medioevo, in quel di Cava
La lavorazione della pelle nel distretto di Solofra ha fatto tappa nel cartellone degli eventi “Grandi Interpreti all’Abbazia” riproposta nel borgo medioevale del “Corpo di Cava”, già sede del corpo amministrativo e giudiziario del feudo dell’Abbazia Benedettina della SS. Trinità. Con la Festa Medioevalee Rievocazione storica dell’arrivo di Papa Urbano II alla Badia di Cava, il borgo è tornato a rivivere la magia di quell’età di mezzo con la forza dei suoi contrasti, colori sgargianti e atmosfere cupe, fastose cerimonie e lamentevole povertà, rozza baldoria e dolce religiosità, proponendo spaccati di vita medioevale con antichi mestieri ed un accampamento militare con la milizia al servizio del feudo abbaziale. E così, anche Solofra ha risposto positivamente all’evento, con i suoi maestri artigiani inscenando la lavorazione della pelle con strumenti risalenti al tardo medioevo ed animando al tempo stesso la festa medioevale. A diffondere la memoria ancora viva della millenaria arte conciaria solofrana è stato Felice Giliberti, che con la sua ampia gamma di “ferri del mestiere” ha riproposto i modi di lavorazione della pelle di un tempo. La rievocazione storica in costume nel borgo del Corpo di Cava nella due giorni di settembre ha riproposto un ritorno indietro, al tempo del Medioevo, facendo rivivere personaggi e mestieri caratteristici dell’epoca: all’ombra del cenobio benedettino nel vecchio borgo era allestito una sorta di villaggio medievale, con i suoi abitanti e le botteghe delle arti e dei mestieri in cui i figuranti in costume sono stati coinvolti in scene di vita quotidiana e gli artigiani tra cui anche il settore della concia di Solofra, hanno inscenato la realizzazione e lavorazione sul posto dei loro manufatti. Dame, gentiluomini, cavalieri e giullari sono stati poi i protagonisti del corteo storico, mentre a seguire l’antico borgo si animava con musiche, danze, giochi, spettacoli e degustazioni di bevande e di piatti tipici medievali preparati rispettando le ricette originali e serviti in cocci di terracotta, il tutto per far riscoprire un luogo della cittadina metelliana d’importante valore storico-artistico, poco conosciuto e frequentato anche dagli abitanti di Cava dei Tirreni.
a cura di Antonella Palma