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Un’Italia che tracima…

Le immagini televisive degli ultimi due giorni sono davvero preoccupanti: il Nord-Ovest del Paese è in una condizione di evidente difficoltà a causa del maltempo, che ha prodotto frane ed alluvioni sia in Liguria, che in Lombardia, mettendo in serio pericolo la vita degli abitanti ed arrecando danni rilevantissimi all’economia locale. 
Quello del dissesto idro-geologico è un problema annoso, che, di autunno in autunno, si ripresenta con sempre maggiore gravità, visto che le opportune operazioni di pulizia per liberare i corsi dei fiumi non vengono effettuate e, soprattutto, in virtù del fatto che le politiche urbanistiche, condotte negli anni precedenti, non sono mai state messe seriamente in discussione, per cui si è continuato a costruire in zone rosse o, comunque, nelle prossimità di queste. 
È ovvio che, di questo passo, la cronaca si debba sempre più arricchire di episodi tristi, che vedono la morte di anziani e bambini, uccisi dalla furia omicida delle acque, che portano via con sé qualsiasi corpo che trovano sul loro accidentato percorso. 
Al di là delle polemiche, atte ad alimentare il dibattito sterile per qualche settimana, non succede mai nulla di importante per cambiare il corso degli eventi ed, in particolare, nessuno paga il giusto prezzo penale e civile per le morti, che si causano. 
La politica, che ha la principale responsabilità per la cattiva programmazione urbanistica, compiuta a livello comunale e regionale, è volutamente assente, per cui - in frangenti delicatissimi come questi - ministri, assessori, responsabili a vario titolo di Enti Locali e Governo centrale, inopportunamente, trovano il modo di fuggire, per evitare che il fallimento possa essere addebitato a loro. 
È una strategia, questa, che può - certamente - essere efficace nell’immediato: dopo i fatti tragici di Genova della scorsa settimana, quanti dei nostri parlamentari sono andati ad aiutare i cittadini per togliere il fango ed i detriti dalle strade del capoluogo ligure? 
La risposta è facile: sostanzialmente, nessuno. 
Sorprende l’assenza, in tal caso, del Presidente del Consiglio, il quale sistematicamente evita di intervenire su questioni così delicate e non si reca a visitare i luoghi colpiti dalla tragedia, neanche, dopo la conclusione della fase immediatamente emergenziale, allo scopo di evitare plateali contestazioni, come quelle che pure hanno colpito alcune personalità, che hanno provato ad avvicinarsi ai giovani che lavoravano per ripulire Genova. 
È un strategia, questa, che ha la sua indubbia ricaduta in termini di immagine: il Premier si intesta solo i successi (reali o presunti) della sua azione, mentre latita quando sorge la necessità di fornire delle risposte cogenti a cittadini infuriati, che hanno corso il rischio di perdere la vita nell’ennesimo episodio di maltempo, che ha sottratto loro, comunque, le ricchezze ed i beni accumulati nel corso dell'attività lavorativa. 
È ovvio, però, che un simile comportamento, da parte del Capo del Governo, non può andare avanti, ancora, per moltissimo tempo: note le caratteristiche orografiche della penisola, è necessario che si metta in essere una seria programmazione degli interventi opportuni, per evitare che, in occasione del prossimo temporale, possa venire giù un’altra collina o possa esondare il fiume che, altrimenti, scorrerebbe tranquillo entro i suoi argini. 
Evidentemente, per fare ciò, bisogna avere fondi sufficienti ed energie idonee, perché l’intero territorio nazionale deve essere messo in sicurezza, dalla Lombardia fino alla Sicilia, a testimonianza del fatto che, quando negli anni scorsi è stato aggredito l’equilibrio geo-fisico del Paese, non è esistita la questione meridionale, visto che, forse, al Nord gli errori commessi sono stati, finanche, maggiori e più gravi di quelli creati al di sotto della Linea Gotica. 
Per amor di patria, però, in attesa che la manutenzione ordinaria degli alvei dei fiumi e dei costoni di montagna sia un’attività finalmente messa a regime, sarebbe giusto che i rappresentanti delle istituzioni non fuggano dagli schermi televisivi, perché il Paese ha bisogno di essere confortato dalla presenza dei suoi punti di riferimento governativi. 
Altrimenti, accanto al dramma delle devastazioni, generate da molti centimetri di acqua, caduti nel corso di poche ore, può nascere un sentimento assai triste per il cittadino perbene che paga le tasse e richiede, quindi, i giusti servizi: quello della solitudine, che diventa viepiù inquietante, quando si consuma in momenti di dolore così intenso, come quelli che si originano per effetto della perdita di persone care. 
Potrà mai cambiare qualcosa in un Paese, che rischia di somigliare sempre più al Titanic negli attimi precedenti al suo tragico inabissamento? 



Rosario Pesce

 

 

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