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LE POPOLAZIONI ANTICHE DELLE VALLI DEI FIUMI “SABATO” E “ SOLOFRANA ” IN IRPINIA .

( in memoria di mio figlio Antonio che ha condiviso con me fatiche e speranze)

 Ho iniziato le ricerche delle testimonianze umane antiche nella valle di Solofra  e Serino(AV) a  partire dai racconti che i miei nonni trasmettevano accanto al focolare nelle serate umide d’Autunno dopo i duri lavori dei campi. Una sequenza di immagini e di ricchezze sepolte, le quali per anni hanno accompagnato la loro non facile esistenza tra due Guerre Mondiali, epidemie, mancanza di risorse, lavoro forzato senza studio, ad iniziare dall’età che avevo quando questi racconti mi giungevano.  

 Per consegnare ai probabili lettori il frutto di tanti anni di tradizione orale contadina scrissi nei primi anni Sessanta l’insieme dei racconti che pubblicai, appena mi fu possibile economicamente, nel 1976 con il titolo “ Solofra nella leggenda”. Il primo passo era fatto. Successivamente consolidai la conoscenza dell’intera valle del torrente “Solofrana” e dei suoi affluenti grazie all’aiuto della famiglia di mia madre ,   i Ferrandino ,contadini con amici sparsi su tutto il territorio. Sotto il mio sguardo un poco alla volta la “ Civiltà Contadina” andava scomparendo e le vaste terre coltivate venivano invase dal cemento delle nuove fabbriche, dall’urbanizzazione, dall’abbandono in molti casi perché il lavoro in fabbrica offriva più di quanto dava la terra. L’unico a resistere fu mio zio Mario, compagno di tante scoperte, che instancabile ha trasmesso la grande ricchezza della terra ai suoi figli.

 Furono compagni in questa prima parte della ricerca Francesco Guacci, Michele Caliano e Aniello Coppola. Successivamente Francesco Guacci prese a lavorare da solo. Noi tre stabilimmo una solida collaborazione per le ricerche a Solofra e  nei dintorni e ricevemmo il battesimo ufficiale nel mese di luglio 1982 alla località “Tornola” di Serino  da due grandi paleontologi dell’Università di Siena: la chiarissima professoressa Annamaria RONCHITELLI e il chiarissimo professore Paolo GAMBASSINI, che nella Rassegna di Archeologia N.3 , della stessa Università, pubblicarono  nella  prima pagina del loro articolo: “Segnalazione di una industria Uluzziana a Tornola” (Avellino) la seguente nota : “ A questi lavori hanno partecipato, insieme alla scrivente (A.RONCHITELLI), Paolo GAMBASSINI dell’Università di Siena, Vincenzo D’Alessio e altri membri del Gruppo Archeologico di Solofra.”

 

La scoperta della stazione di Tornola di Serino (AV) fa parte degli spostamenti che i pastori Appenninici dell’Età del Bronzo effettueranno nell’età dei metalli partendo                                                                                                                                  dalle aree pedemontane della valle di Solofra, geograficamente disposte a Sud-Est  di chi guarda dando le spalle alla sottostante valle di Montoro, dove origina il torrente “Solofrana” . L’area è ampia e si collega alla retrostante valle della Tornola (oggi torrente anch’esso) attraverso il valico posto a quota 1.100 s.l.m. lungo il “Vallone della rena (sabbia-lapillo)” , spostandosi da quota 760 s.l.m. di Cretazze di Solofra a quota 850 s.l.m. della valle di Tornola di Serino passando lungo i fianchi della catena montuosa che culmina nei Monti Mai a 1607 mt. s.l.m.

 La stazione di Tornola di Serino , venne alla luce a seguito dello scavo effettuato dalla ruspa per la realizzazione di una strada per il taglio dell’area boschiva circostante: “   La scoperta e la raccolta dell’industria sono dovuti al sig. Vincenzo d’Alessio, Ispettore onorario del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali per il territorio di Solofra.  Su sua segnalazione l’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana dell’Università di Siena ha effettuato un sopralluogo della zona 

 

 

 

nel luglio 1982. La serie stratigrafica, osservabile sul versante sinistro del vicino Vallone Torchia, presenta le seguente successione dal basso :

a)     conoide a elementi calcarei poco arrotondati e mal classati; la parte alta del cittolame  appare fortemente corrosa;

b)    livello a pomici vulcaniche gialle; il contatto con il conoide sottostante è ondulato;

c)     terreno sabbioso, di colore giallo, derivato con ogni probabilità dall’alterazione delle stesse pomici; più bruno a tetto, in corrispondenza del suolo attuale che sopporta un castagneto.

Lo spessore di a+b varia fra i 100 e i 150 cm.

I manufatti litici di superficie provengono da un’area ristretta (mt.7x30), lungo il taglio di una mulattiera che attraversa il castagneto, ed erano più frequenti là dove la ruspa aveva quasi messo a nudo il conoide. Sono stati effettuati tre sondaggi, uno dei quali nei pressi della zona di maggior concentrazione dell’industria litica, e gli altri due a qualche metro di distanza, a monte e a valle del primo. Il saggio più a monte è risultato del tutto negativo; gli altri hanno restituito rare schegge non ritoccate, una semiluna (Fig.1,n.11) e alcuni semi d’uva( Vitis vinifera), materiali  rinvenuti tutti quasi a contatto con il ciottolame del conoide. Non essendo comunque riusciti a localizzare, tramite questi sondaggi, l’antica area di frequentazione umana, i lavori sono stati per il momento sospesi.  Riassunto: Si segnala il rinvenimento a Tornola (Avellino) di un’industria del Paleolitico superiore arcaico. Alcuni caratteri, come la presenza di semilune e di un segmento trapezoidale insieme a pezzi scagliati, inducono l’Autore ad inserire questa industria nell’ambito dell’Uluzziano italico.” ( ripreso dall’articolo della chiarissima professoressa Annamaria RONCHITELLI pubblicato nella Rassegna di Archeologia dell’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana dell’Università di Siena, Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Sezione di Preistoria – Siena).   

 

 

“D’altra parte l’industria di Tòrnola si colloca di certo in un momento precedente al pur vicino deposito proto aurignaziano (31200± 650 B.P.) di Serino dove, a fronte di uguale materia prima e tipometria, non compare nessuna semiluna”.

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