Tempo di Avvento: IV Domenica dell’Anno A (2025-26).
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili e fruttuose queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo di Avvento: IV Domenica dell’Anno A (2025-26)
Letture: Isaia 7,10-14; Sal 23; Romani 1.1-7; Matteo 1,18-24
Introduzione. Non perdiamo di vista il senso dell’Avvento, che è anche quello di tutta la vita della Chiesa peregrinante: esso intende prepararci all’incontro con Cristo in occasione della Sua seconda venuta alla fine del mondo e alla fine della nostra vita. Tutto ciò che ci prepara all’incontro con Cristo alla fine della nostra vita ci prepara anche all’incontro con Cristo alla fine del mondo e viceversa. La Chiesa ci prepara facendoci guardare alla venuta di Cristo di venti secoli fa e a quello che ce ne rivelano i profeti, le figure e i simboli di Lui: così facciamo memoria del Signore. Altro mezzo è fare memoriale del Signore Gesù valorizzando le Sue venute intermedie: accogliamoLo in esse con fede e amore. E’ ovvio che la fede e l’amore non devono rimanere virtù solo a livello affettivo ma devono manifestarsi nella vita di tutti i giorni, nelle opere quotidiane: “Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26); ci aiuta lo Spirito, che ci fa diventare memoria vivente del Signore, conformandoci a Lui.
I – Nelle letture di oggi Gesù ci appare sia umiliato e nascosto sia glorioso e trionfante. Così viene annunciato il Messia nell’AT e così si presenta Gesù nel NT.
A. a. Dell’AT citiamo solo due testi: uno in cui il Messia è presentato glorioso, come in Daniele (7,13-14): Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui; gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto. b. L’altro, in cui è presentato come umiliato e sofferente in Is (53,2-5) Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Gli Ebrei del tempo di Gesù avevano concentrato la loro attenzione sul Messia glorioso, che avrebbe ridato l’indipendenza politica al popolo ebreo contro i Romani, come aveva fatto Mosè contro gli Egiziani, ma Ne dimenticavano l’aspetto sofferente. Perciò Gesù evitava di farsi riconoscere come Messia e raccomandava il silenzio a chi lo riconosceva tale. E quando in qualche occasione manifestava la sua divinità o essa veniva professata, Egli subito ricordava la sua passione e morte (cfr. Mt 16,13-28; 17,1-13).
B. a. Nel NT il Figlio di Dio si nasconde: in effetti si fa uomo: Il Verbo si fece carne (Gv 1,14), diventa creatura, pur essendo il Creatore; nasce da una donna come tutti gli uomini ed è nato dal seme di Davide secondo la carne (Rm 1,3), famiglia una volta gloriosa, ma ormai decaduta; deve affrontare le difficoltà come ogni altro bimbo, e anche di più se si pensa che nasce in una stalla e i Suoi genitori devono fuggire di notte per salvarLo da Erode…
b. Ma Gesù appare anche glorioso. Nella prima lettura viene annunciata la nascita miracolosa del Messia: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7,14), cioè Egli nascerà da una madre, che è vergine quando concepisce il Figlio e tale resta anche durante il parto e dopo il parto. La verginità di Maria viene anche ripresa nel Vangelo, citando proprio questa profezia di Isaia (Mt 2,22-24). Evidentemente è un fatto unico nella storia… Questo rivela un intervento diretto di Dio nel salvaguardare la verginità della Madre del Messia, ma anche qualcosa in più: il bambino, che è generato in lei, viene dallo Spirito Santo (20) - la terza Persona della SS. Trinità, Dio come il Padre e come il Figlio -, e quindi non è generato per intervento di uomo, ma di Dio. E perciò è Dio stesso, come più chiaramente viene rivelato a Maria: verrà chiamato Figlio dell’Altissimo…, sarà chiamato Figlio di Dio (Lc 1,32.35).
Anche S. Paolo indica Gesù nella fase gloriosa: riguarda il Figlio suo…, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità in virtù della risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore (Rm 1,3-4). Di solito si interpreta che la natura umana in Gesù nascondeva la divinità, eccetto in pochi casi come nel Suo battesimo e nella Sua trasfigurazione; ma, quando il Padre Lo risuscita per mezzo dello Spirito, appare tutta la gloria e grandezza di Gesù: Egli è Figlio di Dio dall’eternità e tale resta per sempre: ma dalla resurrezione grandezza e gloria si manifestano chiaramente.
II - Di fronte a questo Dio fatto uomo, qual è l’atteggiamento degli uomini?
a. Isaia è ispirato da Dio, crede alla Parola di Dio e l’annuncia; Maria e Giuseppe ricevono l’annuncio dall’Angelo e credono alla Parola di Dio: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa (Mt 1,20); essi modificano la loro vita secondo le indicazioni della Parola di Dio. Prima pensavano a una vita di sposati senza figli, perché entrambi si erano impegnati alla verginità per misteriosa ispirazione di Dio; adesso Maria è vera madre di questo Bambino Unico e Giuseppe farà da Suo padre (Mt 1,21), senza esserlo geneticamente. Questi sono i personaggi che ricevono la Parola di Dio con fede e vi adeguano la loro vita. Lo stesso fanno anche Elisabetta e Zaccaria, genitori di Giovanni il Battista, i Pastori e i Magi, Simeone e Anna…
b. Acaz rifiuta il segno: Non lo chiederò,. E’ figura di tutti quelli che respingono la Parola di Dio e in più copre questo suo rifiuto con il manto dell’ipocrisia, fingendo devozione: non voglio tentare il Signore (Is 7,12). Ma Dio darà lo stesso il segno e Acaz subirà le conseguenze dell’infedeltà. Tanti altri nella storia rifiuteranno la Parola di Dio e ce ne sono tanti oggi nel mondo: pensiamo a Erode, che tenta di eliminare Gesù, facendo ammazzare i bambini di Betlemme; pensiamo ai rabbini, che interpretano la Parola di Dio per Erode che chiede spiegazioni, e agli abitanti di Gerusalemme, che vedono i Magi venire da lontano per adorare il Messia: entrambi non fanno 8 km per arrivare a Betlemme e incontrare il Messia e riconoscerLo come tale.
c. Noi a quale gruppo apparteniamo? Gesù nella Sua gloria e umiltà ci viene come Salvatore. Gesù è venuto a togliere i peccati degli uomini: Maria “darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21). Concretamente Gesù ci ha ottenuto il perdono dei nostri peccati, patendo e morendo per noi, risuscitando e ascendendo al Cielo per noi. S. Paolo proclama nella Lettera ai Romani: noi… crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,24-25).
Assumiamo l’atteggiamento degli Ebrei di rifiutare il Gesù dell’umiltà per accettare solo quello della gloria? Paolo ricorda ai Romani che egli ha ricevuto la grazia di essere apostolo, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra questi siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo (1,5-6). Gesù è il nostro Capo e noi siamo membra del Suo Corpo, che è la Chiesa, della quale noi facciamo parte dal nostro battesimo. Se accettiamo Gesù come capo (e lo è già comunque) la Sua sorte è la nostra sorte. Se vogliamo che i nostri peccati ci vengano perdonati per i meriti di Gesù Cristo, per tutto quello che egli ha patito per noi, dobbiamo accettare con fede sia la Passione e Morte di Gesù oltre che la Sua Resurrezione e Ascensione. Dobbiamo amare Gesù sofferente e glorioso e dobbiamo accettare di riprodurre la Sua vita nella nostra vita, di rivivere in noi i Suoi sentimenti e affetti, di imitarNe le virtù… E quindi anche accettare la croce nella nostra vita in attesa della nostra glorificazione, che non dobbiamo aspettarci prima della morte. Come per Gesù la resurrezione è stata necessariamente preceduta dalla umiliazione e dalla morte, così per noi avverrà la stessa cosa…
Dobbiamo imitare la Vergine Maria e S. Giuseppe, le persone che sono state più vicine a Gesù e nello stesso tempo più hanno patito con Lui e per amor Suo come Egli ha patito per amor loro; anche loro sono stati redenti da Gesù, per una via diversa dalla nostra: certamente la Vergine con l’esenzione dal peccato originale e dai personali, e forse anche S. Giuseppe, secondo quanto sostenevano S. Bernardino da Siena e altri. La nostra Madre e S. Giuseppe hanno continuato a credere che Gesù è il Figlio di Dio sia quando gli Angeli cantarono la sua gloria e arrivarono i Pastori e i Magi, sia quando lo videro nascere nella povertà e furono costretti a scappare da Betlemme per sfuggire alle insidie di Erode; dovettero pure provvedere loro a salvare il Bambino, senza nessun intervento miracoloso di Dio, eccetto l’avviso dell’Angelo a Giuseppe.
EUCARESTIA. Questo Gesù noi incontriamo adesso nell’Eucaristia, che ci nasconde la Sua gloria, anche se ce ne rivela l’efficacia, perché una comunione ben fatta potrebbe farci santi. Incontriamo Gesù nascosto in ogni sacramento e nelle varie forme di presenza. Lo vedremo nella gloria solo quando saremo passati anche noi da questo mondo al Padre, alla fine della nostra vita. Se oggi Lo crediamo e confessiamo presente, pur nascosto nei vari segni di presenza, Lo contempleremo faccia a faccia, quando ci apparirà in tutto lo splendore della Sua divinità alla fine della nostra vita. Che il Signore ci conceda questo per intercessione della nostra Madre celeste e di S. Giuseppe e di tutti i Santi. (mons. Francesco Spaduzzi)