Tempo Ordinario: Domenica 28.ma dell'Anno C (2024-25).
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 28.ma dell'Anno C (2024-25)
Introduzione. In 2Re Naaman, siro e non ebreo, ottiene la guarigione dalla lebbra per la sua fede e obbedienza; Gesù in Luca guarisce 10 lebbrosi, ma solo uno torna a ringraziare; 2Timoteo ci invita a mettere Gesù al centro della nostra vita in questo mondo per condividere con Lui l’eternità.
I - 2Re 5,14-17 – (a) Naaman, generale Siro, seppe che in Israele c'era un uomo di Dio, che poteva guarirlo dalla lebbra; andò dal profeta Eliseo, che, per guarire, gli ordinò di fare 7 volte il bagno nel Giordano. Eliseo è uomo di Dio e la sua Parola va ascoltata e ed eseguita. (b) Naaman restò disgustato, perché il Profeta non lo ricevette, mentre egli voleva essere guarito a modo suo; decise di tornare in patria. I suoi servi lo convinsero a credere e obbedire ed egli fece il bagno secondo la parola dell’uomo di Dio (14); guarì e il suo corpo diventò come quello di un giovane (14). Naaman voleva imporre a Dio i suoi criteri; guarì quando obbedì. Anche noi, per essere esauditi, chiediamo le grazie, ma aggiungendo: sia fatta la tua volontà. (c) La guarigione di Naaman fu totale: riguardò il corpo e l'anima (15). Si presentò a Eliseo e fece la sua professione di fede: Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele (15); voleva fare doni al profeta, ma questi disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò» (16), e resistette alle sue insistenze (16). Allora egli chiese: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore (17). Eliseo a volte accettava il cibo per sé e i suoi discepoli. perché aveva un corpo, con gli stessi bisogni di quelli che serviva, e lo doveva conservare possibilmente sano; ma aveva il cuore distaccato dai beni terreni ed era disinteressato: questo giova molto all’apostolato.
II - Luca 17,11-18 - 1. (a) Gesù, mentre andava verso Gerusalemme, dove sapeva che per obbedienza al Padre lo aspettava la Passione e Morte per operare la redenzione degli uomini, lasciò la Galilea e si addentrò nella Samaria (11). Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza (12); la malattia è poco contagiosa e l’incubazione dura anni, ma sono devastanti le conseguenze nel corpo. I malati si univano in comunità, per aiutarsi a vicenda e ricevevano il cibo da parenti e amici. In questo gruppo c’erano Ebrei e Samaritani, in rotta fra loro nella vita ordinaria, ma uniti ora dalla sofferenza. C’era l’idea sbagliata che la malattia o sofferenza era un castigo per i peccati personali; è certo che tutte le sofferenze provengono dal peccato originale; ma solo Dio sa il legame fra peccato personale e infermità; Gesù è santissimo: eppure ha sofferto. (b) Dalla malattia si guariva solo con un miracolo. I 10 lo chiesero: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!» (13), della nostra situazione; Lo sapevano taumaturgo e Lo invocarono Maestro, riconoscendoLo tale. Lo chiamarono Gesù, nome ben augurante, perché significa Yahweh salva. Imitiamo la loro fede in Gesù e nella Sua onnipotenza e la loro preghiera, che Ne invocava la compassione e si affidava alla Sua bontà. Supplichiamo Gesù con qualcuno dei titoli che troviamo nella S. Scrittura o nelle litanie del SS. Nome di Gesù o del Sacro Cuore; essi ci ricordano chi è e quanto Egli ha fatto per noi e alimentano la nostra fede. Chiediamo ogni grazia, di cui abbiamo bisogno, aggiungendo però: sia fatta la tua volontà. (c) Appena li sentì e vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti» (14), che, constatata la guarigione, celebravano il rito di purificazione e li riammettevano alla vita della comunità familiare, civile e religiosa. Essi credettero alla Parola di Gesù E mentre essi andavano verso Gerusalemme, furono purificati (14). Gesù valorizzò le istituzioni dell’AT, finché non le abolì con la sua opera redentrice e le sostituì con nuove. Obbediamo a Gesù in qualsiasi cosa ci chieda direttamente o attraverso le istituzioni o le persone delle istituzioni; useremo la prudenza (cfr. II lettura). Gesù opera miracoli anche oggi per chi ha fede.
2. (a) Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio, fonte di ogni bene, e Gesù, strumento del dono di Dio, a gran voce (15); si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano (16). Gli Ebrei benedicevano spesso Dio durante la giornata per ogni dono, perché erano coscienti che veniva da Lui; così furono composte le 100 benedizioni, per ringraziare Dio il giorno intero. Ci giova avere la stessa sensibilità, perché ogni grazia ci viene da Dio per mezzo di Gesù - e possiamo aggiungere – per mezzo di Maria, Sua e nostra madre. (b) Ma Gesù osservò: Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? (17); e sottolinea: Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero? (18). Gesù si rammarica che solo il Samaritano ha sentito il dovere di tornare per lodare Dio e quindi è felice se Lo ringraziamo. In realtà sempre dovremmo benedire Dio, perché è Suo dono ogni secondo degli 86.400 della giornata, e ci viene carico di tanti altri Suoi doni; ma noi neanche ci pensiamo con grave danno della nostra vita psicologica e spirituale. (c) Gesù congeda il Samaritano: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (19), spiegandogli che il miracolo è operato da Dio grazie anche alla sua fede ed egli, oltre la guarigione fisica, ha avuto anche quella spirituale della salvezza. Anche gli altri 9 hanno ricevuto il miracolo per la loro fede, ma senza avere la lode di Gesù e la spiegazione. Se ci abituiamo a ringraziare Dio per i doni, creiamo le condizioni di averne anche altri da Lui.
III - 2Timoteo 2,8-13 – (a) S. Paolo esorta Timoteo: Ricordati di Gesù Cristo,/ risorto dai morti,/ discendente di Davide,/ come io annuncio nel mio Vangelo (8), per tenerLo al centro della propria vita psicologica e spirituale. Per amore di Gesù soffro in carcere fino a portare le catene come un malfattore/, mentre la parola di Dio non è incatenata! (9), perché nulla può impedirle di circolare. Anzi Paolo dichiara: Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto e chiamato, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, e anche la gloria eterna (11). Cristo è tutto per Paolo, che desidera che lo sia per tutti; egli accetta ogni sofferenza, anche la morte, pur di collaborare alla salvezza dei fratelli. Anche noi pastori e fedeli dobbiamo avere e alimentare in noi questo amore appassionato per Cristo. (b) Paolo conclude: Questa parola è degna di fede, è verità da credere: Se moriamo con lui, cioè se, uniti a Cristo, eliminiamo il peccato (grave) dalla nostra vita, con lui anche vivremo (11) nell'eternità beata, ma anche già adesso per la grazia santificante; se perseveriamo nella fedeltà a Lui, con lui anche regneremo, collaboreremo alla diffusione del suo regno; se noi lo abbandoniamo e rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà (12), dichiarando di non conoscerci davanti al Padre e ai suoi Angeli (Mc 8,38); se per la nostra cattiveria siamo infedeli (13), lui rimane fedele,/ perché non può rinnegare se stesso (13) e mantiene sempre le sue promesse. In sostanza Paolo vuol dire che, se noi facciamo di Gesù il nostro punto di riferimento, se non lo rinneghiamo col peccato e Gli siamo fedeli, fino a morire con e per Lui, egli ci comunicherà la Sua vita divina e, grazie a essa, vivremo con Lui in questo mondo e collaboreremo con Lui alla salvezza dei fratelli, e poi nell’eternità condivideremo con Lui la beatitudine e il regno. Mettiamoci di buona volontà.
EUCARESTIA. Gesù, presente in tanti modi e specie nell’Eucarestia, ci cura da ogni malattia spirituale e fisica, se ciò è utile alla salvezza nostra e dei fratelli. Valorizziamo ogni Sua presenza per alimentare il rapporto con lui e il prossimo. Preghiamo la Vergine Maria e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di ottenerci di seguirne l’esempio. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Dieci lebbrosi, si fermarono a distanza (12). La legge di Mosè li obbligava a tenersi a distanza dalle persone sane, perché erano considerati impuri, oltre che molto contagiosi. Vanno osservate anche le leggi giuste dello Stato, perché le leggi hanno sempre di mira il bene comune. Ammiriamo e imitiamo l'obbedienza di costoro a una legge, che creava altra sofferenza.
2. Andate a presentarvi ai sacerdoti… (14), Gesù guarì altri lebbrosi addirittura toccandoli; stavolta no; Egli oggi opera ora miracoli anche per mezzo dei Santi o dei Sacramenti, specie l'Eucaristia, o anche con oggetti benedetti o di devozione, come l'acqua di Lourdes. Li opera come e quando vuole, ma richiede sempre la fede del malato o di chi chiede la grazia, o di entrambi!
3. Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio… (18). Un peccato frequente è quello di non ringraziare Dio per i suoi benefici, e neanche il prossimo. Facciamo pressioni su Dio e il prossimo per ottenere favori e quando li riceviamo dimentichiamo di ringraziare. Che insensibilità! Così chiudiamo la porta a ulteriori grazie, sempre con gli uomini e a volte con Dio.
4. Secondo la parola di Eliseo, uomo di Dio… (14). La parola del ministro di Dio è Parola di Dio, purché egli Lo ascolti con attenzione e trasmetta con fedeltà; ma ci sono membri dell’istituzione, voluta da Dio, che non trasmettono la Parola di Dio, perché neanche L’ascoltano; essi si convincono che i loro pensieri vengono da Dio e li presentano come tali, facendo danno e creando problemi.
5. Se siamo infedeli… (13). L'uomo di Dio e chi lo prende come consigliere siano sempre umili e prudenti nel discernimento, perché portano il loro tesoro in vasi fragili (2Cor 4,7), e devono entrambi lottare e morire alla propria “carne” (tendenze cattive), al mondo, al diavolo, per evitare di ingannarsi, anche solo involontariamente. (mons. Francesco Spaduzzi)