Tempo Ordinario: Domenica 25.ma dell'Anno C (2024-25).
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 25.ma dell'Anno C (2024-25)
Introduzione. Amos rimprovera la disonestà nei rapporti col prossimo e specie nel commercio; Gesù in Luca raccomanda la vigilanza e la prudenza, che talvolta manca ai discepoli ed è presente nei lontani; 1Timoteo raccomanda preghiera e fede e fiducia nell’unico Mediatore Gesù.
I - Amos 8,4-7 – Brutta è la situazione degli Ebrei del regno del Nord, ai quali Dio manda Amos come profeta, per aggiustare con la predicazione i cuori e le situazioni (4). Ci sono dei commercianti, specie di grano (5), che sfruttano le classi basse: il povero (4) e gli umili del paese (6) fino a farli morire di fame. I commercianti ce l’hanno anche contro le festività religiose: il novilunio (5), la festa di inizio del mese, E il sabato (5), in cui non si può smerciare il frumento, venderlo o comprare a causa del culto a Dio. Essi programmano di vendere anche lo scarto del grano (6); per guadagnare di più, si propongono di falsificare le misure e i pesi, diminuendole, o aumentandole a proprio vantaggio, in pratica usando bilance false (5). Così potranno rovinare e comprare con denaro gli indigenti/ e il povero per un paio di sandali (6), facendoli schiavi per quattro soldi. Il Signore non sopporta queste cattiverie di cuore e ingiustizie e giura per il vanto di Giacobbe, la terra che ha donato agli ebrei: Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere (7), e certamente li punirà severamente. Dio ama tutti gli uomini, perché sono sua immagine e sono presenza di Cristo; non può tollerare che alcuni opprimano altri, solo perché questi non si possono difendere; prenderà lui le loro difese personalmente o per mezzo di altri uomini, - anche di noi, che non possiamo e non dobbiamo tacere di fronte al male.
II - Luca 16,1-13 – 1 - (a) Gesù racconta ai discepoli la parabola di un uomo ricco, dinanzi a cui fu accusato… di sperperare i suoi averi (1) l’amministratore dei suoi beni con mala gestione; gli disse: ”Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione perché non potrai più amministrare” (2). L’amministratore non aveva accumulato beni per sé e sarebbe nei guai, non potendo lavorare, come zappare, e non volendo mendicare per vergogna (3). Allora, essendo ancora in carica, usò la furbizia per farsi creditore dei debitori del padrone, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, perché ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua (4): ridusse a uno il debito di olio del 50% (5) e a un altro quello di grano del 20% (7). Il padrone fu informato e lodò quell’amministratore disonesto, non certo la sua disonestà, ma perché aveva agito con scaltrezza (8), perché, con i mezzi a disposizione, si era fatto degli amici, che avrebbero provveduto a lui (4). Quest’ultimo “padrone” non pare sia più quello della parabola, ma Gesù il Signore, il futuro giudice, che sottolinea: I figli di questo mondo, i cattivi, infatti, verso i loro pari sono più scaltri, prudenti e intelligenti, dei figli della luce (8), i buoni, nel senso che sanno guardare più lontano e approfittare delle occasioni per il loro vantaggio terreno; invece i buoni spesso sono ingenui e, nelle proprie scelte, non prudenti e lungimiranti. Gesù esorta chiaramente: Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta di questo mondo, spesso acquistata e usata in modo disonesto, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano, non nelle dimore terrene, ma nelle dimore eterne (9), in Paradiso; in pratica occorre fare elemosine per farci amici il prossimo bisognoso e Dio, perché egli e Lui ci accolgano nella Sua casa eterna. E’ quanto abbiamo già sentito con la parabola del ricco stolto (12,21) e del tesoro in cielo (12,33-34) e dei primi posti nei banchetti (14,13-14). Quanto doniamo ai poveri o alle istituzioni caritative - se dubitiamo dei singoli poveri?
2. (a) Gesù insegna come relazionarci con la ricchezza. (a) Egli distingue tre tipi di ricchezze: ne indica una come ricchezza disonesta (9.11), non perché la ricchezza e i beni di questo mondo siano cattivi, ma perché gli uomini li acquistano o li usano male o li desiderano in maniera disordinata, e la valuta di poco conto (10) rispetto ai beni eterni; chiama un’altra ricchezza altrui (12), perché, anche se in nostro possesso non è mai veramente nostra, e la lasciamo all’improvviso; parla di una terza ricchezza, la vera (11), quindi importante (10), che è veramente vostra (12), perché nessuno la può togliere a chi ce l’ha, trattandosi di beni soprannaturali, cioè le opere buone, gli atti di virtù, ecc., che noi operiamo per grazia di Dio e sono custoditi presso di Lui. Abbiamo la prudenza di accumulare questa. (b) Gesù ci avverte che chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti e che Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti (10); in base a questo principio, Gesù fa 2 domande retoriche: E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, che scompaiono, chi vi darà la vostra? (12), i beni eterni; Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, male acquistata o ricercata, chi vi affiderà quella vera? (11), i beni eterni. La risposta è: “Nessuno”. Chiediamo la grazia di essere fedeli nell’uso dei beni di questo mondo secondo le indicazioni di Gesù e di accrescere il tesoro in cielo. (c) Gesù avverte ancora: Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro (13); in effetti prima o poi gli ordini dei due si scontreranno e bisognerà scegliere; analogamente: Non potete servire Dio, col culto e la vita, e la ricchezza (13), i beni del mondo. Il danaro entrerà in conflitto con la volontà di Dio e cercherà di allontanarci da Dio, che è la disgrazia più grande. Diamo sempre e in tutto la precedenza assoluta a Dio e non alle creature.
III - 1Timoteo 2,1-8 – (a) Paolo: Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere (1-2); preghiamo anche per noi di condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio (2). (b) Paolo dà anche alcune indicazioni sulla preghiera; Voglio dunque che in ogni luogo, non solo nei luoghi sacri, gli uomini preghino alzando al cielo mani pure, con cuore puro dal peccato, senza collera e senza polemiche (8), senza odio e contrasti; le mani, alzate al cielo, era il gesto liturgico che accompagnava la preghiera. Nota Paolo: Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio (3). Preghiamo anche noi con questi sentimenti. (c) Uno solo, infatti, è Dio, nel quale crediamo e a cui ci rivolgiamo in preghiera (5) ed è il nostro salvatore (3); Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza dell'unica verità (4), che Egli ci rivela e che va accolta con fede. Perciò Dio, nei tempi stabiliti, aveva rivelato le caratteristiche e le tappe del suo piano di salvezza (6): avrebbe mandato uno solo… mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù (5), il Verbo, unico Dio col Padre e lo Spirito Santo, e unito a noi perché uomo come noi, che ha dato se stesso in riscatto per tutti (6), per liberarci dalla schiavitù di Satana. Di questa testimonianza (6), data da Dio, Paolo dice: io sono stato fatto messaggero e apostolo… maestro dei pagani nella fede, per l’annunzio della verità (7), alla quale dobbiamo rispondere con la fede. Paolo afferma: dico la verità, non mentisco (7) e anche noi crediamo che Paolo, con gli altri Apostoli, ci hanno annunciato Gesù come lo hanno conosciuto e quindi nella completezza del suo insegnamento e della sua missione per la nostra salvezza.
EUCARESTIA. Abbiamo bisogno di molta grazia di Dio per essere equilibrati nell’uso dei beni della terra a gloria di Dio e a vantaggio nostro e del prossimo. La Messa è la sorgente più efficace di grazie per riuscirci. Chiediamo questa grazia per i meriti e la preghiera anzitutto di Gesù, e poi di Maria e Giuseppe, degli Angeli Custodi e Santi Patroni. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto… (8). Gesù spesso sconcerta gli ascoltatori con le sue affermazioni e usa le parabole, per far arrivare progressivamente la luce ed evitarne il rifiuto, se arriva troppo intensa sin dall’inizio. Qui Gesù loda la furberia dello scaltro amministratore, ma intende esortare i discepoli alla prudenza e alla lungimiranza.
2. Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta… (9). Dio ci dona la salvezza, ma vuole che ci lasciamo guidare dalla fede e dalla carità verso Dio e il prossimo, specie quello bisognoso. La pratica dell’aiuto al prossimo è molto raccomandata nell’AT e nel NT Gesù arriva a identificarsi col fratello bisognoso, al punto di considerare fatto a sé ciò che facciamo agli altri.
3. Chi è fedele in cose di poco conto… (10). Chi non fa con impegno le cose piccole, perché le considera non importanti, non avrà neanche la forza di fare le cose che richiedono molto impegno e buona volontà. Questo vale sia sul piano psicologico che spirituale. Perciò i maestri di spirito insistono tanto sulla fedeltà agli impegni ordinari per trovarci pronti ad affrontare gli straordinari.
4. Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere… (7). Dio non dimentica il male, che abbiamo fatto, del quale non ci siamo pentiti e non abbiamo chiesto perdono, e che non abbiamo cercato di riparare. Invece dichiara di dimenticare e gettarSi dietro le spalle i peccati, dei quali abbiamo chiesto e ottenuto il perdono da Lui.
5. Si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti… (1). Paolo insiste molto sulla preghiera di ringraziamento e vi torna frequentemente nelle sue lettere, anzi le inizia sempre con una preghiera di benedizione, che è lodare Dio per i suoi attributi, mentre il ringraziamento è lodare Dio per le grazie che ci fa. (mons. Francesco Spaduzzi)