T.Ord.: Domenica 31.ma – 2 nov.: Commemorazione di tutti i fedeli defunti (2024-25)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
T.Ord.: Domenica 31.ma – 2 nov.: Commemorazione di tutti i fedeli defunti (2024-25)
A. Introduzione. Giobbe ha fede nell’immortalità dell’anima e forse anche nella resurrezione della carne; in Giovanni Gesù ci promette la salvezza per mezzo della fede in Lui (e carità), dandoci già ora la vita eterna e poi la resurrezione; in Romani Paolo riafferma che Gesù ci salva.
I – Giobbe 19.1.23-27a - Giobbe esprime la sua fede nel Dio vivente e difensore: Io lo so che Dio, il mio Vendicatore, della mia innocenza, è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! (25) e anche che subito Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, dopo la morte, senza la mia carne, vedrò Dio (26). E forse esprime la sua fede nella resurrezione il versetto finale: Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi, di risuscitato, lo contempleranno non da straniero” (27), da estraneo. Rinnoviamo anche la nostra fede nell’immortalità dell’anima, verità raggiungibile con la ragione e rivelata dalla S. Scrittura, e nella resurrezione della carne, come annunciata da Gesù e che proclamiamo nel Credo.
II – Giovanni 6,37-40 - Gesù ci dichiara: sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato (38). E aggiunge: questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, provveda cioè alla salvezza di tutti gli uomini, ma anche di tutto l’uomo, dell’anima e del corpo, e perciò lo risusciti nell'ultimo giorno (39; cfr. 37), alla fine del mondo. E Gesù subito lo promette: e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Ecco la condizione per essere salvati: chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; (40), cioè si tratta di vedere ciò che di Gesù appare ai nostri occhi: la sua umanità, ma solo per credere nell’invisibile di Gesù: la sua divinità; o detto con parole diverse, consiste nell’andare a Gesù: colui che viene a me, con la promessa bellissima: non lo respingerò (37). Rinnoviamo la nostra fede nella volontà salvifica di Dio e nell’opera di salvezza di Gesù, che ci dà la vita eterna e la resurrezione gloriosa.
III – Romani 5,5-11 – (a) Ci possiamo chiedere: chi si può salvare? Tutti! Paolo risponde: mentre noi eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito, Cristo morì per gli empi (6); e ancora: mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (8), cioè è morto per tutti noi e per tutti gli uomini, che siamo tutti peccatori. All’origine del piano della nostra salvezza sta l’amore del Padre, che invia il Figlio (Gv 6,38) e lo consegna alla morte per noi: Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (8), per la nostra salvezza; per ciò siamo già ora riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo (10), giustificati nel suo sangue, ma in futuro saremo salvati dall'ira per mezzo di lui (9), saremo salvati mediante la sua vita (10) di risorto. In sostanza siamo passati da uno stato di inimicizia con Dio: eravamo nemici, a una nuova condizione: siamo stati riconciliati (10) e questo perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (5). Rinnoviamo la nostra fede in ciò che il Padre e Gesù e Spirito hanno fatto per noi e ringraziamoLi e stiamo attenti a non sciupare tanta Loro bontà per noi. (b) S. Paolo attribuisce la nostra salvezza alla morte e resurrezione di Cristo insieme; ma con una distinzione: in effetti dice che il perdono dei peccati, o parte negativa del cammino della salvezza, è riconducibile alla morte di Cristo (6.8.10) o a ciò che si riferisce ad essa (9); invece la riconciliazione e giustificazione, la parte positiva del cammino verso la salvezza ci viene dalla vita di Cristo risorto: saremo salvati mediante la sua vita (10), appunto di risorto. Quanto è grande l’amore del Padre per noi che consegna il Figlio Gesù alla morte per la nostra salvezza! Quanto grande è per noi l’amore di Gesù, che muore giusto non per i giusti, ma per noi empi, ingrati e miserabili peccatori!
B. Ma per capire meglio e il perché di questa celebrazione della Commemorazione dei Defunti, riflettiamo sulla situazione dei morti. I morti in peccato grave sono nell’inferno e per loro non si può fare niente. Quelli che sono morti in amicizia col Signore, in grazia di Dio, alcuni stanno in Paradiso e non possono e non hanno nessuna intenzione di lasciare la loro condizione di vita e felicità eterna, di contemplazione di Dio, dove conoscono Dio, amano Dio, godono Dio e la presenza della Vergine Maria, degli Angeli e dei Santi, e sono coloro che abbiamo festeggiato ieri; altri stanno in Purgatorio: essi sono definitivamente salvi ma non sono ancora ammessi alla visione di Dio, perché non sufficientemente purificati sia morti di recente sia da molto tempo.
Espiazione in questo mondo o nell’altro. Qualsiasi peccato può essere perdonato con la confessione, purché 1. facciamo un buon esame di coscienza, 2. ci confessiamo sinceramente, 3. ci pentiamo dei peccati, 4. proponiamo di non più peccare, 5. facciamo la penitenza e ripariamo il male fatto. Ma non basta la piccola penitenza che dà il sacerdote in confessione. In realtà Gesù ha espiato i nostri peccati; ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte di espiazione, unendola a quella di Gesù Cristo. Possiamo espiare tutti i nostri peccati durante la vita, per es. con i tre tipi di penitenza che la Madonna raccomandò nel suo messaggio ai tre ragazzi di Fatima: 1. fare i sacrifici connessi con l’osservanza dei comandamenti e dei propri doveri, 2. accettare con rassegnazione le sofferenze che ci vengono dalla vita, 3. fare fioretti; altrimenti dobbiamo espiarli nel Purgatorio. In realtà non conviene rimandare al Purgatorio, perché lì si patisce molto di più e anche senza merito; mentre se noi li espiamo durante la vita possiamo diventare santi come S. Agostino, S. Margherita da Cortona e altri grandi peccatori nel passato ma poi convertiti, e soprattutto avere maggiore intimità e felicità con Dio per tutta l’eternità.
Si patisce molto in Purgatorio... La pena peggiore è quella chiamata la pena del danno: sentiremo un trasporto grandissimo per Dio, che ora non avvertiamo perché non lo conosciamo bene, ma sperimenteremo l’impossibilità di unirci a Lui a causa delle pene residue da espiare. Ma si soffrono anche altre pene, che è difficile determinare. S. Tommaso dice che la più piccola pena del Purgatorio è più grande di tutte le sofferenze che si possono patire su questa terra.
E anche a lungo… E a quello che si racconta di P. Pio, che fu pregato di celebrare per il papà di un suo confratello e alla fine della Messa P. Pio gli disse che il papà era stato liberato allora dal Purgatorio... dopo 38 anni di pene; il figlio obiettò che era stato un buon uomo, praticante la Chiesa. P. Pio sottolineò che si sconta tutto nell’aldilà. La Madonna a Fatima parlò di una ragazza, che doveva stare in purgatorio fino alla fine del mondo.
Possiamo aiutare i defunti in Purgatorio... La Chiesa suffraga tutti i defunti, anche i più grandi peccatori, nella speranza che si siano salvati. Dobbiamo e possiamo aiutare le anime del Purgatorio 1. per fare piacere a Dio, che vuole la liberazione di queste anime, che tanto patiscono e che tanto sono amate da Lui, perché ormai sono già in stato di salvezza; 2. per giovare alle anime purganti, che soffrono e desiderano essere liberate e andare al più presto a contemplare Dio; 3. per giovare a noi stessi perché pratichiamo un’opera di misericordia spirituale e quindi troveremo misericordia quando ne abbiamo bisogno a nostra volta in questo mondo o in purgatorio, e per acquistare meriti presso Dio; 4. per ottenere che le Anime che noi aiutiamo preghino a loro volta per noi; 5. per giovare qui al nostro prossimo che riceve da noi una professione di fede nell’aldilà e una testimonianza di carità verso chi non si può aiutare da se stesso...
... in molti modi. Sono molti i modi nei quali possiamo aiutare questi nostri fratelli defunti. Con la preghiera con la quale chiediamo la loro liberazione; a loro possiamo applicare il valore espiatorio della nostra preghiera e di ogni nostra azione; usiamo specie le preghiere indulgenziate come il rosario, la via crucis, L’eterno Riposo, la coroncina delle Cinque Piaghe o della misericordia, ecc., e soprattutto la S. Messa. Essa è sicuramente l’opera migliore che possiamo valorizzare per i fratelli defunti, perché in essa si rende presente Gesù Cristo stesso, che nella Passione e Morte si è offerto al Padre come sacrificio di espiazione dei peccati dei vivi e defunti. Anche solo ascoltando la Messa per i defunti già si dà loro un grande aiuto, tanto più se nella Messa facciamo la Comunione in loro suffragio. Offriamo tutte le opere buone della nostra vita quotidiana, e specialmente le opere di misericordia, come le elemosine per i defunti.
E per noi? Papa Benedetto XV scrisse: Il vantaggio, proveniente dalla Messa, è molto più utile ai vivi che ai defunti. Molte persone, per dimenticanza o ingratitudine, si rendono spesso colpevoli di trascurare di far celebrare la Messa per purificare le anime di quelli che essi sembrano veramente amare; ma vi è ancora un più gran numero che, con grave danno della loro vita spirituale, ignorano che il sacrificio della Messa servirà loro molto di più se lo fanno celebrare mentre sono in questo mondo, invece di incaricare i loro eredi, parenti e amici, di occuparsene dopo la loro morte (Breve Sodalitatem del 31 maggio 1921). La riflessione del Papa è molto importante e utile. Facciamo celebrare la Messa per espiare i nostri peccati una volta al mese, o ogni 6 mesi o ogni anno, la consacrazione alla Madonna, suggerita da S. Luigi Grignion de Monfort, portiamo lo Scapolare. La Madonna del Carmine promise di liberare subito o il sabato dopo la morte chi muore con esso a certe condizioni. (mons. Francesco Spaduzzi)