Sempre mi torna al cuore …
… il mio paese cui bastava un operatore ecologico, anche non troppo messo bene, per tenerlo pulito, tra gente attenta, come oggi, al decoro di una strada solcata in lungo e in largo da forestieri che si servivano presso i numerosi fabbri o si recavano dai fornaciari, oppure da altri artigiani di cui c’era abbondanza. Oggi è molto meno frequentato, ma, ironia della sorte, ci tocca convivere……tra erbacce, qualche discarica, un laghetto che lesto si forma al cader della pioggia, ed altro ancora. E meno male che è ben radicato nei santandreini un solido attaccamento ai valori religiosi e familiari, che danno la forza della sopportazione, per l’amarezza di quella … lontananza atavica che il Palazzo ha così spesso manifestato. L’altra frazione non ha avuto questi problemi, perché si è nutrito rispetto per i propri rappresentanti, o meglio, perché essi hanno preteso, giustamente, considerazione e guadagnato in stima. E’ inutile soffermarci su che cosa poteva diventare la nostra attraente e caratteristica località, per decenni vero centro politico, con un paesaggio collinare ricco di suggestione, con deliziosi vicoli e vicoletti dove era vivo e vegeto un artigianato quasi totale e che, in quanto a capacità imprenditoriale e laboriosità, non era da meno di Appenzell o di altri piccoli e rinomati “ gioielli” svizzeri.
Proprio così. Noi abitanti, ci siamo ridotti a desiderare di conoscerlo tutto il nostro sant’Andrea, ma ci sono luoghi che non riusciamo a “penetrare”perché occultati dalle sterpaglie o da recenti ( si fa per dire) discariche a cielo aperto.
Pur tuttavia, ciò che mi spinge a scrivere queste note è l’entusiasmo di tanti giovani che, uniti dallo spirito di sacrificio, di domenica, pulivano e ripulivano le cosiddette “terre di nessuno”. Là, in quelle zone abbandonate o non conosciute , ma riportate alla normalità, è bene che si rechino in pellegrinaggio coloro che sono soliti guardare le fasi lunari anche col sole a picco. Per questi giovani, sicuramente educati al senso civico, non esistono giorni di festa: il donare un servizio alla comunità non ha orari da rispettare, né rigidi statuti sindacali. E’ servizio e basta. Tu, caro amico ( et alii ) col quale ho colloquiato, avrai sempre la gratitudine di tanti che alla men peggio contribuiscono a dare una mano o, almeno, a segnalare il percorso lungo il quale si snoda quell’educazione ambientale, non ancora ben recepita dai più, che è sinonimo di civiltà. Ora, dopo aver accolto il grido di rabbia che vi perviene per un ordinario risanamento che si fa lungamente attendere,vi prego vivamente di rivolgervi alla persona istituzionale giusta ( se esiste fisicamente e non solo sulla carta) per una ancora più giusta causa e facciamo voti che siate più fortunati di noi (capita di imbatterci sempre nel personaggio sbagliato che ci indirizza ad un altro sbagliato e così via, e nemmeno il calcolo delle probabilità è benevolo ) : è urgente e decoroso porre rimedio alla fin troppo inesauribile storia di devastazione ambientale, con la rimozione di discarica in località Carcara di quel paese che sta sulla collina ( ma non ancora disteso come un vecchio addormentato), con “allegata” sistemazione di un palo, presumibilmente ENEL , TELECOM o altro, che dondola da consumato, ma annoiato ballerino, anche al soffio di una leggera brezza, sempre nella medesima località, che dista poche centinaia di metri dalla Scuola dell’infanzia e primaria. Prima o poi questi allievi faranno una passeggiata nei dintorni del loro istituto, perché l’ambiente è il contenuto privilegiato dell’interesse di ogni fanciullo. Facciamo in modo che l’importanza dell’ambiente naturale in prospettiva educativa, sia ricco di motivi validi e suggestivi e non abbia a riflettere pregiudizi e costumi diseducativi. Quanti che “avrebbero” il dovere, dunque, di darne definitiva sistemazione, pur consapevoli di eventuale pericolo fisico e d’immagine, vedono, passano, ripassano e fanno finta di niente? Non facciamo a scaricabarile, però : è indice di pochezza operativa e non solo.
Per le sempre più numerose storture, poi, lungo strade, stradine e viottoli, si rimanda all’articolo che ben DUE anni orsono ( settembre 2012) fu pubblicato su questo stesso giornale( Finalmente…il cemento soffocato dal verde. E non solo)e nel quale si richiamavano le tante “sviste” che, ahimè!, permangono, si infoltiscono… degenerano.
La presente “ supplica”, che esprime la volontà non di un solo cittadino , fa seguito alle tante lamentele che, sicuramente, avranno manifestato i cosiddetti “amanti” della tutela ambientale. Non vado oltre perché è oltremodo spiacevole riferire quanto fastidio s’è arrecato per la sola segnalazione/richiesta di rimozione di un grosso cane fatto trovare nella cosiddetta discarica Carcara , oppure al ripulimento mancato di cunette che devono essere spurgate sempre “dagli altri che verranno poi”. Un invito: partite dalla Madonna delle Grazie e percorrete un po’ di strada, vi sarà tutto chiaro. Non sarebbe il caso che l’Amministrazione diffondesse su internet i nominativi degli addetti alle varie mansioni? Quella stradina denominata Via Campitello, per esempio, è affollata di sterpaglie che impediscono il passaggio, oggi,come ieri, né diventerà affatto un piccolo orto botanico per prevalenza di ortiche che soffocano altre varietà di erbacce. L’edera che si spande sul cemento a guisa di tappeto orientale, può arrecar sollievo a chi cammina scalzo, ma, ahimè, la nostra comunità non ha carmelitani , né francescani, e si sono dispersi i pochi seguaci di Sandie Shaw.
Passate Amministrazioni avevano altro a cui pensare? E l’Amministrazione attuale riesce almeno a pensare le stesse cose e spiccare un salto per pensarne altre e migliori ? E non fateci ulteriormente rimpiangere quanto, in quel maggio troppo lungo, abbiamo combinato! E’ tanto complicato dare disposizioni per un paio d’ore di lavoro, o dobbiamo far intervenire Federica Sciarelli con la troupe di “chi l’ha visto?”, per scovare un volenteroso “pulitore”? Ma vi siete mai accorti( e come, vi abbiamo visto più di una volta, noi mattinieri vagabondi) che in alcuni punti i rovi hanno invaso l’asfalto per circa due metri? E non soltanto lungo la strada che porta a S.Marco, ma anche verso quella delle case popolari.
Poi capita che al culmine della farsa, viene qualcuno a recidere ( diverso da estirpare) le erbacce e dopo mesi viene un altro a rimuoverle, quando già ne sono cresciute altre e quelle secche sono state trasportate dalla pioggia laggiù nell’angolo semiottuso, dove da qualche decennio si forma un laghetto che fa tanto trend. Ma cosa s’aspetta a bonificarlo? Forse l’indugio dipende dallo speranzoso sorgere di un’alba foriera di luce e liberazione, e quel palazzo eternamente paralizzato potrà avere il suo riscatto sui cartelloni pubblicitari, con la scritta: ”vendesi appartamento con vista su un laghetto che sorge a mezzogiorno”, ma non c’entra niente con il fascino del lago di Como.
Presso la discarica, invece, si presume che il ritardo siderale sia dovuto alla difficile reperibilità di uno che deve rimuovere l’umido, un altro la plastica, e a seguire vetro, carta, cartone e vegetali, con differenziata sparsa un po’ dappertutto, se
no, che differenziata è?
Per il palo sostenuto dai fili che una volta vi si appoggiavano, c’è da pensare che bisognerebbe fare una riunione in seduta (spiritica?) plenaria per vedere a chi tocca, e quando s’è trovato, probabilmente non può, perchè sta in malattia o ha ancora ferie arretrate. Insomma, le cose vanno proprio così . Poi ti allontani di qualche passo e trovi chi è ben ritto a rimirar tra le “grigiastre” nubi, e ti incuriosisci perché pensi che stia osservando stormi d’uccelli neri in migrazione. Il tempo di pazientare un poco e t’accorgi che , invece, stava aspettando che la foglia si staccasse dall’albero, acchiapparla al volo e…poi e poi . Tutto magnetico, infinitamente eccitante.
E tu, caro Michele, mio giovane amico tanto giudizioso, capace e pieno di attaccamento alla terra delle origini , tu che oggi puoi ancor di più di quando hai avuto il primo prestigioso incarico, vieni più spesso a sant’Andrea, concedici il piacere di fare quattro passi assieme. Sai perché mi rivolgo a te, pur sapendo che sei oberato d’impegni politici ed ancor di più professionali? Perché,riflettendo su quanto sia radicata in alcuni l’avarizia per il lavoro, ho preso a prestito la massima del più grande statista italiano :“ Quando voglio un lavoro presto e ben fatto, mi rivolgo sempre a chi è già molto occupato, perché quelli che non hanno mai tempo …” e continua tu, sollevami da questo peso. In fondo il paese è stato parsimonioso con te e rimettilo in sesto per quanto puoi, prima che possano coalizzarsi venti turbinosi ( più interni che esterni) e sollevino una tempesta più di acerbità che di sabbia. Sai che cosa da più fastidio (dire nausea è irriverente)? E’ il rincorrersi di autoelogi per ogni cosa dovuta alla comunità e che invece si fa passare per evento eccezionale o scaturito dal cilindro di abile prestigiatore/illusionista. Ma che si astengano dall’usare stucchevoli espressioni del tipo: siamo entusiasti – siamo orgogliosi – con immenso orgoglio possiamo dire di essere fieri, ecc. No, siete deplorevoli nel momento in cui annunciate il buon esito di deboli operatività, perché siete a quel posto (!!!) solo per offrire un servizio alla collettività e non per far vivere la comunità in continua apprensione e forti disagi.
E le mie parole non sono capitate ad hoc per girare e rigirare il ferro rovente nella piaga che si può avviare alla cancrena. Sono accenti di sdegno perché, come tutti e come sempre, ingannate il popolo con proclami da “gran sacerdoti”. Tempo addietro, nei primi cento giorni, e subito dopo, erano le stesse “lacunose avventure” che vi contraddistinguevano ( sempre sullo stesso mensile: Sindaco, sei ancora tu?). Bisognerebbe invece ascoltare la gente comune, la voce dei disinteressati, di quelli che non gironzolano da mattina a sera per chiedere e chiedere e mai sentirsi sazi, col rischio concreto di fare la fine della rana che voleva diventare bue.
Ma andiamo oltre, giacchè ci siamo. Magari venisse in mente a qualche aspirante spendaccione di stendere quel brevissimo nastro d’asfalto che ci separa dalla frazione sant’Agata!!! Ne guadagnerebbe in indulgenze che potrebbero anche pareggiare i conti con le invettive.
Come vedi, amico mio, chiediamo cose che rientrano nella quotidianità/normalità e il decoro di un paese riflette la bravura di un’amministrazione. Dai, metti la pulce nell’orecchio e facciamola questa stradina che ci darebbe più libertà di movimento e vi renderebbe “piacenti a Dio” e, addirittura,ai nemici (politici)vostri.
Michele Brescia