Solofra. Finalmente…c’è chi fa educazione ambientale.
E’ proprio così, e i tanti che teorizzano sull’ambiente sono pregati di rimboccarsi le maniche e sedersi tra i banchi alla scuola di Vincenzo. Il nostro amico, in fondo, è un meccanico con la passione dell’ecologia ed in poco tempo sta dando sistemazione a vasti territori che rischiavano di diventare vere e proprie discariche Sì, lo abbiamo constatato noi che siamo soliti frequentare quelle zone diventate amene da qualche tempo, cioè da quando Vincenzo ci ha messo mano. Oggi non rischiamo più di intossicarci per esalazioni di vario tipo, né avvelenarci l’animo trovando lungo il percorso market di immondizia . Se qualcuno sostiene che i miglioramenti ambientali li sta effettuando nelle sue proprietà, rispondiamo che ogni terreno, bosco o selva che sia , ha un suo proprietario, non è terra di nessuno. Ci vuole volontà e capacità, oltre ad un pizzico di amore per l’ambiente, per trasformare una boscaglia intricata in un parco. E Vincenzo ci sta riuscendo alla grande, tanto che vien voglia di passeggiare per quelle strade dove fino a poco tempo fa i rovi di destra avvinghiavano quelli dell’altra sponda e frequentemente ti imbattevi in cento cianfrusaglie . Chi oggi percorre quei sentieri, può godere di un panorama che prima era impensabile e fra poco ci saranno anche le passeggiate a cavallo o le escursioni in mountain bike . Prendete esempio, voi che siete proprietari dei terreni che da S.Andrea s’inoltrano perla Castellucciao proseguono per i paesi limitrofi.! Siamo sempre soliti lamentarci del degrado ambientale, ed ognuno di noi è lesto ad accusare gli altri che deturpano il paesaggio, che non hanno rispetto per la natura. No, siamo un po’ tutti colpevoli e se ognuno avesse rispetto di se stesso, prima che degli altri, non costringerebbe la natura a difendersi e, a volte, a ribellarsi mettendo in atto risorse straordinarie. E’ pura verità.
Il nostro amico, anche dove sbriga il suo vero lavoro, ha saputo creare un ambiente decoroso, tanto che, passandoci vicino, noti i filari di pini che ombreggiano il luogo e la pulizia dei viali che ti fanno pensare più ad una villa comunale ( ben tenuta) che ad un deposito di auto.
Ormai è diventato una moda atteggiarsi ad ambientalista, ecologista o dir si voglia. Ma la concretezza si fa benedire e si parla e si parla senza mai arrivare ad un punto di risoluzione. Fatevi un bagno di umiltà, voi che tenete le redini in mano e pensate di risolvere i problemi stando seduti attorno ad un tavolo. Recatevi dal nostro Vincenzo e chiedetegli come si trasforma un roveto diventato una pattumiera, in un luogo dove ci si può passeggiare con l’abito da festa. In fondo, per questo lavoro di pulizia del territorio, non ha chiesto aiuti economici né alla Provincia né al Comune. Questo è quello che conta e gli dobbiamo dare atto che è stato più bravo di quanti pensano solo a vedere la pagliuzza nell’occhio del suo operato. Fosse in me, conoscendo le sue enormi capacità imprenditoriali e l’amore per la natura, gli affiderei almeno una sottodelega all’ambiente ( che lui accetterebbe senza oneri per il Comune). In certe cose ci vuole lungimiranza e spirito d’iniziativa, non occorre conoscerela Bibbiaola Divina Commediaa memoria. Dormirei sonni tranquilli sapendo che uno come il nostro amico potesse dare sistemazione, piano piano, all’intero territorio sempre più martoriato da discariche che trovi un po’ dovunque per scarsa concretezza operativa. E allora? Incominciamo a portare le scolaresche a visitare questi luoghi che offrono salubrità dell’aria e richiedono rispetto della natura. Saranno pure interessanti quelle uscite degli scolari col cappellino giallo e la palettina, ma i tempi richiedono un tipo di approccio che si innesta direttamente sulla vita dell’individuo, che si vede partecipe del progresso di cui si occupa. Un approccio interdisciplinare, dunque, che non tollera un atteggiamento passivo, puramente ricettivo da parte dell’allievo . Senza contare, poi, che uno studio dell’ambiente così concepito, fa riferimento ai bisogni psicologici del ragazzo, sia nel senso di osservare una realtà non statica, sia nel senso di impegnare la sua propensione all’attività. E stando le cose in questi termini, è possibile ipotizzare un piano di interventi e di ricerche tale da organizzare didatticamente il lavoro di un gruppo o di una classe o di classi parallele.
Penso che lavorando in questa prospettiva, l’allievo viene posto nelle condizioni di possedere gli strumenti e le metodologie utili per leggere all’interno dell’ambiente, per scoprire gli elementi naturali ed artificiali, le funzioni che vi si svolgono, i bisogni che esso soddisfa o sacrifica, le forze che lo condizionano e lo fanno crescere. L’ambiente, finalmente, potrà assumere agli occhi del ragazzo un valore estremamente concreto, reale, vivo e vissuto.
M.B.