Domenica delle Palme: Passione del Signore dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
francescospaduzzi@gmail.com
Domenica delle Palme: Passione del Signore dell'Anno C
Luca 22,14-23, 56 - Gesù vive tutta la sua vita e specie la sua Passione e Morte per la gloria della Trinità, Padre e Figlio e Spirito, e per la salvezza di tutti gli uomini. Entrando nel mondo dice: Ecco io vengo, o Dio, a fare la tua volontà (Sal 40,8; Eb 10,7) e così vive. Fare la volontà di Dio è il sacrificio che Dio gradisce; esso consiste appunto nell'offerta di se stessi a Dio per fare con amore la sua volontà; ì sacrifici erano offerti anche per espiare i peccati e tutti gli uomini vivevano nella disobbedienza a Dio, per mancanza di fede, speranza e carità: Gesù espia per tutti col suo sacrificio.
22,14-20 - Come segno del suo sacrificio, secondo la Parola di Dio nell'AT Gesù nell'ultima Cena pasquale ebrea valida, presenta il suo pane e vino, che egli trasforma nel suo Corpo e nel suo Sangue, rendendo presente se stesso e il suo sacrificio, e dandoli in cibo e bevanda ai suoi discepoli; così essi si uniscono a lui e diventano capaci di fare la volontà di Dio, seguendo il suo esempio.
24-30 - L'annuncio del tradimento di Giuda scuote gli Apostoli (21-23), ma non impedisce un’indecorosa discussione fra di loro su chi è il più grande; Gesù risponde col suo esempio: pur essendo Dio e riconosciuto da loro Maestro e Signore, egli serve tutti e così dovranno fare anche loro (24-27); solo così essi potranno aspirare a entrare nel Regno di Dio e occuparvi i posti più importanti, come giudici e re del Regno eterno (28-30). Vale anche per noi.
31-38 - Ora devono tenere ben aperti gli occhi e vigilare, perché sono deboli e sono a rischio di perdere la fede, che però recupereranno grazie alla conferma, che verrà loro da Pietro; questi non la perderà per la preghiera di Gesù, ma tra poco per fragilità rinnegherà il suo Maestro; si convertirà e si prenderà cura dei fratelli (31-34). Gesù li avverte intanto di prepararsi al momento terribile del suo arresto e della sua Passione e Morte, che lo farà apparire come un delinquente e fallito (35-38). Siamo vigilanti anche noi e conserviamo l’unione col Pietro di oggi: il papa.
39-53 - Gli Apostoli, purtroppo, continuano a non capire e, nonostante egli insista sulla necessità della vigilanza e della preghiera e ne dà l'esempio, si addormentano anche i tre più intimi, che lo vedono soffrire nel Getsemani; unico suo sostegno è l'Angelo, che il Padre gli manda per confortarlo (39-46). Arriva il traditore Giuda e con un bacio indica Gesù, che protesta per l’arresto; Pietro reagisce con violenza e taglia l’orecchio a Malco, servo del Sommo Sacerdote, a cui Gesù pone rimedio col miracolo (47-53). Vegliamo e preghiamo per non cadere nella tentazione.
54.62-71- Gesù viene arrestato e portato alle autorità religiose Anna e Caifa, per il processo, che si fa sulla base di false testimonianze, che non concludono nulla; per condannarlo, prendono spunto dalla sua dichiarazione di essere Figlio di Dio, cosa che mai era stata considerata reato (54.66-71); in attesa di portarlo da Pilato, i soldati lo torturano (62-65). Gesù è umiliato e maltrattato.
55-61 - Nel frattempo Pietro, per paura e viltà, tre volte nega di conoscere Gesù, ma uno sguardo di Gesù gli fa aprire gli occhi sulla sua miseria e sul bisogno che ha della misericordia di Gesù; ripara con vivissimo dolore il suo peccato. Gli altri Apostoli erano scappati tutti al momento dell’arresto di Gesù e solo Giovanni e Pietro lo avevano seguito da lontano. Ecco il risultato della mancanza di preghiera, tanto raccomandata da Gesù.
23,1-12. Davanti a Pilato Gesù conferma che è re dei Giudei, ma Pilato si convince che egli non rappresenta un pericolo per il potere romano ed è innocente; poiché vede l’odio dei capi ebrei e il loro desiderio di vedere Gesù morto (1-7), tenta di liberarsi di questo processo e invia Gesù da Erode; ma anche lui riconosce Gesù innocente e lo rimanda da Pilato (8-12). La viltà di Pilato!
13-25 - I capi chiedono la liberazione di Barabba e insistono per la condanna di Gesù; poi pretendono anche la sua crocifissione, che Pilato concede come gesto supremo di vigliaccheria e ingiustizia. Ogni nostro peccato grave riproduce questa situazione di vigliaccheria e ingratitudine.
26-31 - Durante il viaggio al Calvario i soldati passano la croce da Gesù a Simone il Cireneo (26), perché è troppo indebolito per tutto quello che ha passato con l'infarto nel Getsemani, i maltrattamenti, la flagellazione, la coronazione di spine. Gesù rivolge la parola alle donne di Gerusalemme, che piangono per la compassione nel vederlo così mal ridotto, e le avverte di pregare per salvezza loro e dei figli, di cui i Romani faranno strage (25-31) nella Guerra giudaica. Compatiamo Gesù per le sue sofferenze e aiutiamolo a portare la croce, che pesa sui fratelli.
32-46 - Gesù viene crocifisso con due ladri (32-33) e viene offeso dai capi (35), dai passanti, dai soldati (35-37), dai ladri (39), anche dalla folla con la sua indifferenza (35); dalla croce dà a Giovanni e a noi sua madre come nostra madre – e noi a lei - e prega insieme con lei il Padre per i suoi crocifissori, chiedendo il perdono per loro e per tutti (34); subito converte uno dei due ladroni (39-43); esprime la sua sofferenza e la sua sete; poi dichiara compiuta la sua missione e consegna il suo spirito al Padre (46). Gesù spira. Crediamo in Lui, adoriamolo, speriamo in lui, amiamolo, chiediamo perdono dei peccati e la grazia di evitarli.
44-45.48-49 - Da mezzogiorno alle tre c’è l'oscuramento del sole (44) e la rottura del velo del Tempio (45); alla morte di Gesù il terremoto, l'illuminazione del Centurione (47) e il turbamento della folla (48), mentre gli intimi di Gesù osservano da lontano (49). Almeno turbiamoci anche noi e accostiamoci a Gesù.
50-56 Gesù è sepolto con l'autorizzazione di Pilato, ottenuta da Giuseppe di Arimatea; anche Maria e Giovanni, Nicodemo e le Pie Donne collaborarono con dolore e amore.
Tutto questo ha fatto Gesù per nostro amore e per noi. E noi cosa abbiamo fatto per lui? Tanti peccati! Che cosa stiamo facendo per lui? Ancora peccati! Che cosa vogliamo fare per lui? Vogliamo vivere la nostra vita nella fede e speranza e carità, seguendo le sue orme con l'aiuto della sua e nostra Madre.
II - Isaia 50,4-7 – (a) Gesù Messia parla per mezzo del profeta e annunzia la sua missione di Maestro e Profeta e di Redentore e Salvatore; la realizzerà con la predicazione e con la sua obbedienza amorosa al Padre. Anzitutto dice che è lo stesso Dio Padre che rende attento il suo orecchio, perché ascolti la sua Parola e la metta in pratica fedelmente, come devono fare i buoni discepoli (5). La docilità nell’ascolto e l’obbedienza lo rendono preparato a essere buon maestro e a saper dare una parola di consolazione (4) agli altri, specie agli scoraggiati. Gesù è stato sempre in ascolto docilissimo del Padre, gli ha sempre obbedito con amore e ha trasmesso fedelmente la sua Parola agli uomini. Mettiamoci alla sua scuola e seguiamo il suo esempio. (b) L'obbedienza amorosa al Padre è portata da Gesù fino alla fedeltà estrema, fino alla sofferenza e alla morte di croce (Fil 2,8). I nemici di Dio diventano i suoi nemici, cioè quelli che rifiutano la Parola di Dio e la vogliono sopprimere con la sofferenza e la morte. Così la sua schiena e tutto il suo corpo è martoriato dai flagellai (6) e il suo viso è esposto agli insulti più umilianti: sputi, ingiurie, strappo della barba (6). Anche in questa situazione di massima umiliazione egli conserva la certezza che il Padre è con lui (7; cfr. Gv 16,32) per cui ha la sicurezza che non resterà svergognato e confuso e conserva la faccia dura come pietra, senza perdersi di coraggio (7). Crediamo in Gesù vero Dio e vero Uomo, nostro Maestro e Modello, nostro Redentore e Salvatore; affidiamoci a lui. Lui stesso ci ottiene dal Padre e ci comunica la grazia di essere suoi discepoli fedeli e imitatori costanti, anche nelle sofferenze.
III - Filippesi 2, 6-11 – Gesù, Dio come il Padre e lo Spirito Santo, non conservò gelosamente il suo essere uguale a Dio, ma volle assumere la natura umana, con la quale velava le manifestazioni della sua divinità (7); era uomo in tutto uguale agli altri e fu riconosciuto come tale (7). Egli spinse la sua umiliazione fino a obbedire al Padre nella morte di croce (8), per poter salvare l'umanità: l'uomo aveva peccato di superbia e disobbedienza e di mancanza di amore, mentre Gesù, come uomo, vive e muore per amore, nell'umiltà e nell'obbedienza, riparando per ogni specie di peccati degli uomini. All'amore obbediente e docilità umile di Gesù - quattro virtù che dobbiamo imitare - il Padre risponde con la glorificazione di Gesù per mezzo della resurrezione, ascensione e intronizzazione alla sua destra, come professiamo nel Credo: in sostanza il Padre approva tutto quello che Gesù ha detto e fatto, rivela la divinità (9), che il Figlio ha da sempre, conferendogli il titolo di Signore, cioè Yahweh (11), con la conseguenza che davanti a lui e alla pronuncia del suo nome ogni ginocchio si deve piegare, riconoscendolo come Dio (10). Tutto per la gloria del Padre (11). Riconosciamo che Gesù fa tutto per la glorificazione del Padre e la salvezza degli uomini, perché egli ama il Padre e ciascuno di noi, fatto a immagine di Dio. A ogni particolare del racconto della Passione ripetiamo: “O Gesù, credo che con questa azione stai mostrando il tuo amore al Padre e a me e ai miei fratelli per salvarci. E io voglio corrispondere al tuo amore con la mia fede e il mio amore, col pentimento e col cambiamento di vita”.
EUCARESTIA. È il memoriale del Signore Gesù e della sua vita, e specie della Passione e Morte, cioè li ricorda e li rende presenti oggi con la stessa efficacia, che avevano mentre si realizzavano, con tutta la capacità di salvezza, che avevano allora. Chiediamo che Maria nostra Madre e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, ci ottengano di crescere nella fede e speranza e carità, che sono le virtù che ci uniscono a Gesù.