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Tempo Ordinario: Domenica V dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@gmail.com

 

Tempo Ordinario: Domenica  V dell'Anno C

I -Luca 5,1-a 11 - 1. (a) La folla, presso il lago di Gennèsaret (1), si stringe numerosa attorno a Gesù per ascoltare la parola di Dio (1); così ha difficoltà a predicare ai presenti. Facciamo noi ressa per ascoltare la Parola di Dio? Cerchiamola nella sua fonte, la S. Scrittura, e nell'insegnamento dei Padri - la Tradizione - e nel Magistero della Chiesa, che è al servizio della Parola di Dio. Quanto tempo dedichiamo ogni giorno all’ascolto o alla lettura o alla meditazione della Parola di Dio come facevano i santi?  L’ascoltiamo per metterla in pratica? (b) Gesù sale sulla barca di Pietro e la fa scostare da terra, siede da maestro e insegna (3). La preoccupazione di Gesù è di sottrarsi alla calca e di far giungere la Parola di Dio a più persone: preoccupazione pastorale. Noi non abbiamo problemi per farci sentire, perché ci sono gli strumenti, ma potremmo avere problemi di contenuto: nell’omelia e nella catechesi portiamo la preparazione remota dello studio e quella prossima della meditazione della Parola di Dio? Mettiamo in ordine le riflessioni e cerchiamo di usare un linguaggio semplice in modo da renderle godibili e fruibili a ogni categoria di persone? Noi pastori abbiamo una gravissima responsabilità: da quello che diciamo e come lo diciamo può dipendere la salvezza degli uomini, per i quali Gesù è morto. (c) Gesù vuole ricompensare Pietro per avergli messo la barca a disposizione e perciò gli dice di allontanarsi un po’ dalla riva, anche fino a km 1,5, e gettare le reti per la pesca (4). Pietro gli fa osservare che già ha tentato invano nella notte, il tempo migliore per pescare; pescare di mattina è esporsi a fallimento certo a causa della luce, che allontana i pesci, ma egli crede alla Sua Parola e spera nella sua promessa e perciò lancerà le reti (5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti»). Avvengono 3 miracoli: la pesca enorme nonostante l’orario inadatto, la resistenza delle reti nonostante il gran numero di pesci (6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano), il galleggiamento della barca di Pietro e Andrea e di quella di Giacomo e Giovanni (7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare), nonostante il sovraccarico. Ammiriamo e imitiamo i sentimenti del Cuore di Gesù, specie la sua gratitudine, che gli fa operare un miracolo non richiesto e ricompensa generosamente chi acconsente ai suoi desideri; lo fece con Pietro, lo fa anche con noi. Ammiriamo e imitiamo la fede di Pietro per ottenere grazie. Confidiamo nella bontà di Gesù verso chi lo prega e chi non lo prega.

 2. Pietro vede i miracoli, avverte di stare alla presenza di Dio; come Isaia, si sente peccatore e lo esprime (8 Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore»). Per la pesca miracolosa il timore di Dio e stupore si sono impadroniti di lui e dei suoi compagni (9), compresi Giovanni e Giacomo, soci di Simone (10). Gesù lo incoraggia e gli preannunzia che finirà di essere pescatore di pesci per rivolgersi agli uomini (10 Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini») e portarli a Lui, che gli affiderà la missione di predicare il Vangelo. Essi – Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo – tirano le barche a terra, lasciano tutto e seguono Gesù (11 E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono). Notiamo il concatenamento delle grazie: Pietro è richiesto da Gesù di mettergli a disposizione la barca ed egli lo accontenta; ascolta la Sua Parola e vi aderisce; riceve da Gesù l’ordine di pescare, improponibile a quell’ora, e obbedisce con grande fede; avviene il miracolo e lui si riconosce peccatore; infine riceve l’ulteriore grazia della vocazione. Ci sono grazie che Dio dà a tutti a prescindere dalla collaborazione; altre grazie, invece, Dio le dà solo a coloro che rispondono con docilità a quelle precedenti. Preghiamo di non sciupare nessuna delle grazie, che il Signore ci dà; sono una manifestazione del suo amore e della sua attenzione per ciascuno di noi e della sua volontà di salvare noi e salvare il nostro prossimo,, anche con la nostra collaborazione.

I - Isaia 6,1-2a.3-8 – (a) Isaia vede Dio seduto su un trono, grande e posto molto in alto (1); il suo manto regale è così ampio che già i soli lembi riempiono tutto il tempio (1); al di sopra di Dio ci sono i Serafini, angeli che si dedicano solo al Suo servizio. Essi proclamano la santità infinita di Dio: Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! (3), dandogli il titolo di Yahweh delle schiere celesti, cioè degli astri che Dio ha creati e popolano il cielo, e affermano che sulla terra è presente Dio, che in essa manifesta la sua azione: Tutta la terra è piena della sua gloria (3). Il loro canto fa vibrare gli stipiti delle pesantissime porte del Tempio, che si riempie di fumo (4), segno della presenza speciale di Dio. Dio si mostra a Isaia circondato dai segni della sua infinita grandezza, perché se ne senta penetrato. Egli si adatta alle capacità umane e usa forme familiari a Isaia, che era un levita e di famiglia benestante, per fargli capire che Egli è unico e infinito, ma si occupa anche delle vicende umane, specie del suo popolo. Anche noi lasciamoci prendere da questi segni dell' infinita grandezza di Dio, adoriamolo e ringraziamolo; uniamoci agli Angeli, nel proclamare la grandezza di Dio, specie nel canto del Santo…(b) La visione della grandezza di Dio e la proclamazione della sua santità fa sentire Isaia piccolo e peccatore in mezzo al suo popolo, formato da peccatori (5 E dissi: Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito); si sente perduto, perché ha visto Dio (5 eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti): si riteneva che sarebbe morto subito chi vedeva Dio. Uno dei Serafini prende un carbone ardente dal fuoco dell'altare e vola verso Isaia (6); gli tocca la bocca e gli spiega che lo ha purificato dai suoi peccati, portandogli il perdono di Dio (7 Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato»). Dio chiede se c’è qualcuno, a cui affidare una missione (8 Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?») e Isaia si offre con generosità (8 E io risposi: «Eccomi, manda me!»), perché ormai è entrato in piena sintonia con Dio. Sentiamoci piccoli e peccatori di fronte a Dio  Quando Egli affida una missione, dà anche tutte le grazie e aiuti per compierla bene. Dio continua a chiamare sacerdoti e catechisti e missionari, perché lo annuncino e lo facciano conoscere, amare e servire.

III - 1Corinzi 15,1-11 - (a) Gesù Cristo morì per i nostri peccati, secondo quanto preannunciato dalle Scritture (3 secondo le Scritture; cfr. Rm 4,25): per espiare le nostre colpe e ottenercene il perdono, si offrì come sacrificio di espiazione; fu sepolto (4) a conferma della sua morte; poi è risorto il terzo giorno secondo le Scritture (4) e a conferma della resurrezione si mostrò vivo a varie persone da sole e in gruppo. Paolo ricorda le apparizioni avvenute a Pietro (5 apparve a Cefa), a Giacomo (7 Inoltre apparve a Giacomo), ai Dodici (5 e quindi ai Dodici), a tutti gli apostoli (7 e quindi a tutti gli apostoli), cioè a coloro che poi diventarono ministri della Parola (Lc 1,2), e a 500 fratelli (6 In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta) - forse in Galilea -, dei quali la maggior parte erano ancora vivi (6 la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti) ed erano testimoni. Poi, a distanza di 6(?) anni apparve anche a Paolo, ultimo degli Apostoli in ordine di tempo e - lui ritiene - di importanza (8 Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto). Questo è il fatto storico della morte e resurrezione di Gesù, testimoniato dai contemporanei; i fatti storici si accolgono come sono e non si possono negare; certamente si possono interpretare, ma senza stravolgere la realtà come hanno fatto alcuni pseudo-studiosi negli ultimi secoli. I criteri di interpretazione, applicati alla figura storica di Gesù per arrivare a negarne persino l’esistenza, se si usano nei confronti di Giulio Cesare e di altri personaggi suoi contemporanei, portano a rifiutare anche questi personaggi. (b) Paolo ha ricevuto questo articolo di fede (3 anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto), ha creduto e l'ha trasmesso ai Corinzi (3 A voi infatti ho trasmesso); l’ha annunciato loro (1 il Vangelo che vi ho annunciato) e continua a proclamarlo (1 Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo) come lo predicano tutti gli altri (11 Dunque, sia io che loro, così predichiamo): essi

L’hanno ricevuto (1 che voi avete ricevuto) e hanno creduto (11 e così avete creduto). Essi continuano a restare in questa fede (1 nel quale restate saldi), che bisogna conservare per essere salvati (2 e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato). Chi non persevera in questa fede, ha creduto invano e non viene salvato (2 A meno che non abbiate creduto invano!). La morte e resurrezione di Cristo è il centro della fede cristiana, che dà la salvezza solo se è conservata intatta. Essa ci è stata trasmessa dagli Apostoli e ci è garantita dalla Chiesa, Corpo mistico di Cristo. Rinnoviamo la nostra fede col Credo e col segno della croce. (c) S. Paolo si dichiara indegno del nome di Apostolo, perché in passato ha perseguitato Cristo nel suo Corpo mistico (9 Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio), ma sottolinea anche che la grazia di Dio lo ha fatto Apostolo (10 Per grazia di Dio, però, sono quello che sono) ed egli l’ha fatta fruttificare (10 e la sua grazia in me non è stata vana), perché ha faticato più di ciascuno di loro (10 Anzi, ho faticato più di tutti loro); precisa che hanno lavorato insieme Dio con la sua grazia e lui, corrispondendo con docilità (10 non io però, ma la grazia di Dio che è con me). Ogni battezzato e cresimato è chiamato all'apostolato e quindi a diffondere la fede con il sostegno della grazia di Dio. Chiediamo di essere docili alla grazia, che ci muove in questa direzione. La Madonna ce ne ha dato l’esempio già quando accettò la maternità di Gesù e del suo Corpo mistico e in occasione della Visitazione.

EUCARESTIA. La Parola che ascoltiamo è un continuo invito a seguire il Signore e a metterci a sua disposizione per l’apostolato; l’unione con Gesù nell’Eucarestia ci procura la forza per essere fedeli a questo impegno e a lottare e vincere tutte le difficoltà. Per intercessione della Vergine e di S. Giuseppe, dei nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, chiediamo di essere sempre pronti a fare la volontà di Dio anche in questo.  

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