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Tempo Ordinario: Domenica IV dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com 

Tempo Ordinario: Domenica IV dell'Anno C

I - Luca 4,21-30 – 1. (a) Gesù ha letto il brano di Isaia 61,1-2, nel quale si annunzia che verrà il Messia e sarà pieno di Spirito Santo; egli proclamerà la buona notizia della salvezza e della liberazione anzitutto ai poveri e agli oppressi e opererà miracoli di guarigioni nell'anima e nel corpo. Gesù riavvolge il rotolo e comincia a commentare, proclamando che la profezia ascoltata e creduta si sta realizzando per loro (21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato). I presenti, quelli che hanno ascoltato e creduto in quella Parola, riconoscono Gesù come Messia, inviato di Dio e consacrato dallo Spirito Santo: solo così si compie la profezia per loro e possono essere salvati. Gesù continua essere il Messia anche se alcuni non credono, ma non li può salvare. Così è per noi: la nostra fede in Gesù e nella sua Parola gli consente di salvarci. (b) La gente resta incantata per la sua Parola e commenta con entusiasmo quello che Gesù ha detto e come l’ha detto (22 Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca). Bellissimo il brano di Isaia, che è Parola di Dio; ancora più bella la rivelazione che esce dalla bocca di Gesù, anch’essa Parola di Dio. Ormai si può ascoltare la Parola di Dio direttamente da Gesù; ascoltiamola con desiderio e attenzione, leggiamola nella Scrittura, meditiamola per percepirne la bellezza, la ricchezza e la profondità, e mettiamola in pratica per sperimentarne la forza trasformatrice. (c) Alcuni presenti però non possono dimenticare che Gesù è (creduto) figlio di Giuseppe (22 e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?»), è cresciuto con loro e ha lavorato in mezzo a loro e per loro e come loro: questa sua trasformazione in profeta appare ai loro occhi sorprendente e poco accettabile ed è per loro una difficoltà a credere in Lui. Giovanni era stato accettato più facilmente, perché era cresciuto isolato e fuori dall'ambiente. E’ tecnica raffinata del diavolo insinuare il dubbio per crearci difficoltà a credere: blocchiamolo subito con un atto di fede e poi chiediamo spiegazioni a chi può darcele, perché molti dubbi vengono dalla nostra carente conoscenza degli insegnamenti della dottrina. Per approfondire la nostra fede seguiamo con attenzione l’omelia e le catechesi, leggiamo la Bibbia intera: 35 versetti dell’AT e 11 del NT ogni giorno per due anni; studiamo anche un catechismo per adulti e meditiamo con l’aiuto di un buon libro spirituale.

2.  Gesù legge nei cuori e conosce i sentimenti di diffidenza e rifiuto, che hanno i compaesani per lui; egli dice ad alta voce quello che essi pensano; rimuginano un proverbio (23 Ma egli rispose loro: Certamente voi mi citerete questo proverbio: Medico, cura te stesso) con l'invito a Gesù a fare a vantaggio dei suoi compaesani i miracoli, che ha operati altrove (23 Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!). Gesù, in effetti, li potrebbe fare anche a Nazareth se essi avessero fede in lui, ma essi non l’hanno, come spesso avviene per un profeta nella sua patria (24 Poi aggiunse: In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria); era già capitato nel passato ai profeti Elia, quando moltiplicò farina e olio per una donna fenicia durante una carestia (25-26 Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26  ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone) ed Eliseo, che curò la lebbra di un Siriano, nonostante i tanti che c'erano in Israele (27 C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naaman, il Siro). I paesani di Gesù non credono in lui; in questa situazione i miracoli non servono: gli ebrei, come popolo, rifiutò di credere in Gesù, nonostante i tanti miracoli operati da lui. Anzi questo rifiuto dei suoi paesani è un preannunzio di quello del suo popolo. (c) I compaesani reagiscono con violenza: si arrabbiano (28 All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno), lo cacciano della sinagoga e lo conducono su una sporgenza di roccia per buttarlo giù e ucciderlo (29); ma Gesù si allontana dalla folla (30 Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino), perché non è giunta la sua ora di tornare al Padre; Gesù si salva, nonostante è uno solo contro tutti; il miracolo è strepitoso, ma essi continuano a non credere. Chiediamo la fede in Gesù, semplice come quella di Maria e Giuseppe e dei Santi.

II - Geremia 1,4-5.17-19 - Dio dichiara a Geremia (4 Mi fu rivolta questa parola del Signore; 19 Oracolo del Signore) che da sempre lo ha conosciuto e amato (4 Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto) e lo ha riservato a sé (4 prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato), per affidargli la missione di profeta tra le nazioni pagane (4 ti ho stabilito profeta delle nazioni); di qui l'invito a tenersi pronto a compiere la missione (17) e a comunicare loro tutto quello che Egli gli avrebbe ordinato (17); gli raccomanda di non aver paura di niente e di nessuno, altrimenti Egli stesso lo avrebbe atterrito (17). Geremia sarà profeta anche per il suo popolo e avrà tutti contro di sé (17), ma Dio lo renderà solido e sicuro come una città fortificata, una colonna di ferro o un muro di bronzo (18) gli faranno guerra, ma egli sarà invincibile, perché Dio sarà con lui per difenderlo (19 Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti). Geremia ebbe molto da patire da parte del suo popolo, e specie dei suoi capi, perché dovette rinfacciare loro le colpe e annunciare loro il castigo della distruzione della città e del tempio e la deportazione a Babilonia; in realtà Dio ritardava il castigo per dare loro tempo di convertirsi, cosa che non avveniva. Anche Gesù, come tutti i Profeti, invitò il popolo alla conversione, ricordando la misericordia di Dio, che vuole la salvezza del peccatore e non la sua condanna, ma pochi lo ascoltarono e molti, specie dei capi, gli fecero opposizione fino ad ammazzarlo; ma il Padre gli diede piena gloria con la resurrezione, che era la conferma di tutto quello che Gesù aveva detto e fatto, cioè che Gesù è vero Dio e vero uomo e messia e salvatore. Anche ogni discepolo di Cristo riceve una missione da Dio e, nella misura della sua fedeltà, avrà Dio come suo sostegno nel compimento di essa.

III - 1Corinzi 12,31-13,13 – (a) S. Paolo ha parlato dei vari carismi, che lo Spirito Santo distribuisce ai singoli fedeli per il bene della Chiesa, ma invita a desiderare quelli più grandi (31 Desiderate invece intensamente i carismi più grandi), che rappresenta la via più sublime (31 E allora, vi mostro la via più sublime). Egli indica i tre carismi più grandi nella fede, speranza e carità, che sono carismi permanenti (13 Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità), ma il più grande fra loro e la carità (13 Ma la più grande di tutte è la carità), cioè l'amore a Dio in se stesso e nella sua immagine, che è il nostro prossimo (Gn 1,26-27), segno anche di Cristo (Mt 25,31-46). Abbiamo fede, speranza e carità? In che misura? (b) Anzitutto l’Apostolo parla della superiorità della carità rispetto agli altri carismi. Se non ha la carità (1.2.3 ma non avessi la carità) o se esercita i carismi per vanagloria (3 per averne vanto), chi avesse la glossolalia umana o angelica, farebbe solo rumore e chiasso (1 Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,… sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita); chi avesse il dono della profezia o della dottrina o di ogni conoscenza od operasse miracoli, sarebbe una nullità (2 E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne,… non sarei nulla); chi rinunciasse a tutti i beni per i poveri, e anche alla vita, non gli gioverebbe a niente (3 E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo… a nulla mi servirebbe); se possediamo tutto il mondo, senza la carità, siamo uguali a zero. La carità deve animare tutta la vita e ogni azione: avviene così in noi? (c) Le caratteristiche della carità: è magnanima, benevola, non ha invidia del bene altrui, non è vanagloriosa od orgogliosa (4 La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio), non manca di rispetto, non è egoista, ma è paziente e passa sopra il male ricevuto (5 non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto), non gode dell'ingiustizia fatta ad altri, prova gioia di tutto ciò che è vero (6 non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità), scusa tutto lo scusabile, crede tutto il credibile, spera sempre, sopporta con pazienza (7 Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta). Possiamo su questo fare un preciso esame di coscienza e trovare tanto da correggere. (d) La carità è destinata a durare per sempre (8 La carità non avrà mai fine). Noi sulla terra siamo in un momento di passaggio, come bambini, che diventano adulti e cessano le attività di bambini (11 Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino), e come imperfetti, che sono destinati a lasciare le attività imperfette per le perfette (10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà). Fanno parte del periodo di passaggio e dell'imperfezione i carismi delle lingue, della conoscenza e della profezia (8-9 Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. 9 Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo; 12 Adesso conosco in modo imperfetto); ma nell’eternità ciò che è imperfetto scomparirà (10) e vedremo Dio faccia a faccia (12 allora invece vedremo faccia a faccia), Lo conosceremo perfettamente come Lui conosce noi (12 Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio;., ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto). Allora resterà solo la carità, l'amore a Dio e al prossimo. O potremmo dire: della fede resterà la dedizione totale a Dio e della speranza l'affidamento e la fiducia totale in Lui. Cerchiamo i carismi migliori e ciò che dura per sempre, perché il resto non ci accompagna nell'eternità.

EUCARESTIA. Gesù ci parla nella prima parte della Messa e nella seconda si offre al Padre in sacrificio e ci associa a esso e poi si dà a noi come cibo e bevanda per sostenerci nel cammino nella vita; per opera dello Spirito, che Lui ci dona nell’Eucarestia, vengono alimentati specie i carismi della fede e speranza e carità, che ci uniscono sempre più intimamente alla Trinità- Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i santi Patroni, di ottenerci l’abbondanza di questi tre carismi, che sono la via sublime che ci conduce al Cielo.   

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