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Tempo Ordinario: Domenica III dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com

Tempo Ordinario: Domenica III dell'Anno C

I – Luca 1,1-4; 4,14-21 – 1. Luca dedica il suo Vangelo a un personaggio, che ha l’amore a Dio nel suo cuore e nel suo nome (3 Teofilo), perché  già ha creduto al Vangelo, che gli è stato predicato; però l’Evangelista vuole anche che sia convinto della solidità storica della catechesi, che a suo tempo ha ascoltato (cfr. 4) e accettato. Teofilo ha sentito il racconto dei fatti della vita di Gesù dai testimoni oculari, che stettero con Gesù dall'inizio della sua vita pubblica (2 come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio) fino all’Ascensione e che sono diventati anche annunciatori di questi fatti come ministri della Parola (2 e divennero ministri della Parola; dabar = parola e fatto). Costoro hanno predicato la persona di Gesù e i fatti della sua vita, tenendo conto anche del suo centro e vertice, che è la sua Pasqua, la Passione e Morte, Resurrezione e Ascensione. Nella Pasqua di Gesù si raccoglie tutto il significato della sua persona e missione, vita e morte, e noi dobbiamo imparare a vedere i singoli misteri in questa luce. Se impariamo a leggere i fatti e le parole di Gesù nella luce della Pasqua, ci faremo un'idea meno incompleta di Gesù e anche più gustosa e unitaria; i Sinottici raccolgono i tre anni della vita pubblica di Gesù come se fosse un unico viaggio verso Gerusalemme, dove egli muore e risorge. Giovanni nel suo racconto tiene meglio conto della cronologia, forse perché scrive 70 anni dopo, quando i fedeli avevano già interiorizzato che la Pasqua di Gesù è il centro del cristianesimo. (b) Teofilo ha tutto questo; quello che potrebbe non avere è la convinzione che i fatti sono avvenuti tutti come raccontati. Luca scrive,  ma non parte dal nulla, giacché altri hanno scritto prima di lui il racconto di questi avvenimenti (1 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi), ma Luca fa ricerche accurate circa ogni circostanza della vita di Gesù (3 così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi), in modo da scrivere per Teofilo e per tutti un resoconto ordinato (3 e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teofilo), per aiutarli a convincersi della sincerità e della veridicità dei predicatori (4 in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto). Quello che dicono i Vangeli è garantito al 100%: si tratta di testimoni oculari, che si sono fatti ammazzare per Gesù e di scrittori, che hanno fatto ricerche serie.  

2. Gesù è pieno di Spirito Santo e ne manifesta la potenza coi suoi miracoli a sostegno della predicazione; suscita l'ammirazione della gente della Galilea, dove predica (14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione). Egli insegna nelle sinagoghe e viene molto esaltato (15 Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode). Si reca anche a Nazaret; di sabato entra nella sinagoga e si alza a leggere (16 Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere); dal rotolo di Isaia, che gli offre l’inserviente, sceglie e legge il brano (17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto), nel quale (61,1-2) si parla del Messia; Questi dice di sé che è pieno di Spirito Santo e perciò Dio lo ha consacrato come suo unto (18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;/ per questo mi ha consacrato con l’unzione): gli ha dato la missione di annunziare un lieto messaggio ai poveri, d dare libertà ai prigionieri e agli oppressi e la vista ai ciechi (18 e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,/ a proclamare ai prigionieri la liberazione/ e ai ciechi la vista;/a rimettere in libertà gli oppressi), e a promulgare l'anno giubilare, che ogni 50 anni era la grande grazia del Signore (19 a proclamare l’anno di grazia del Signore). Questo era il compito del Messia e il libro di Isaia lo descrive 5 secoli prima. Gesù, letto il brano e arrotolato il volume, si siede, mentre tutti lo fissano (20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui); poi incomincia a commentare il brano dicendo che la profezia, che essi hanno udita, viene compiuta e realizzata da Dio in quel momento, grazie anche al fatto che essi hanno ascoltato e creduto e possono dare testimonianza (21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»). Mentre prima erano i profeti a parlare, adesso è la Parola (Gv 1,1.14) stessa che si offre loro per annunciare il Regno di Dio e liberare gli uomini dall'oppressione di Satana e del peccato; i miracoli servono a facilitare ai ben disposti l’accoglienza della sua Persona e della sua missione. Gesù continua a essere presente e a parlare e a compiere la sua missione di salvatore per mezzo della Chiesa, suo Corpo mistico. Il Regno di Dio si diffonde per forza interna e divina ma anche grazie alla collaborazione dei credenti.

II - Neemia 8,2-4a.5-6.8-10 – Si tiene un'assemblea di uomini e  donne, e di quanti possono intendere la Parola di Dio – anche fanciulli in età di ragione – (2.3), in sostanza tutto il Popolo (5.6.9). Presiede il sacerdote Esdra (2.4.5 6.8), che sta più in alto, su una tribuna (4); apre il libro e il popolo si alza in piedi (5); fa una preghiera di benedizione a Dio (6), per lodarlo per tutti i suoi attributi - come il Gloria in excelsis Deo -  e per ringraziarlo di tutti i doni, che ha fatto al popolo e ai singoli; il popolo risponde Amen, prima alzando le mani e poi inginocchiandosi e prostrandosi con la faccia a terra (6), perché sanno che il Signore è presente per mezzo della sua Parola e lo adorano. Con Esdra ci sono i Leviti (8), che leggono la Parola di Dio - forse il Deuteronomio -, che è chiamata Legge (2) e parole della Legge (15), libro (3.5.5) e libro della Legge (3.8); essi leggono il testo biblico a brani separati (8) e lo commentano (8), allo scopo di istruire il Popolo (9) e farglielo capire (8). Il popolo ascolta la Parola (3.9) e piange (9) perché si rende conto di non averla messa in pratica: questa presa di coscienza prepara la conversione. Il governatore Neemia, con Esdra e i Leviti, interviene per riportare la celebrazione di quel giorno del Signore alla gioia, che deve sempre accompagnare l'incontro con Dio, e alla carità fraterna; perciò li invita ad allontanare dal proprio cuore la tristezza e a rallegrarsi, e anche a mangiare insieme e procurare cibo a chi non ne ha (10); l’ultima esortazione è a riporre la propria gioia in Dio, che è la forza del suo popolo: non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza (10). Si tratta di una vera e propria Liturgia della Parola e vi possiamo ritrovare elementi della prima parte della Messa, come la centralità del Libro della Parola, il pentimento dei peccati, la lode a Dio, l’ascolto e il commento alla Parola per capirla e metterla in pratica, il congedo con l’invito alla gioia.

III - 1Corinzi 12,12-30 - (a) S. Paolo contempla Cristo nella sua totalità (capo, cioè Gesù, e corpo, cioè la Chiesa) e nella sua attività e vede in Lui la rassomiglianza col corpo umano, che, pur formato da molte membra (14 E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte), costituisce un corpo solo (12 Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo). Questa diversità nell'unità e unita nella diversità è dovuta al fatto che tutti quelli che sono stati battezzati (13 Infatti noi tutti siamo stati battezzati), a prescindere dalla loro provenienza, come popolo e stato sociale (13 Giudei o Greci, schiavi o liberi), hanno ricevuto un solo Spirito, proprio per formare un corpo solo (13 mediante un solo Spirito in un solo corpo); Egli viene donato una seconda volta nella cresima (13 e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito). Questa immagine del corpo, riferita alla società statale o all'umanità, era già stata usata nella letteratura pagana, ma S. Paolo l’approfondisce. Sentiamoci un corpo solo in Cristo: Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra (27), grazie alla presenza e all'attività dello Spirito in noi, in ciascuno di noi e in tutti; Egli dà inizio e alimenta il nostro rapporto con Dio, perché ci fa figli di Dio nel battesimo, ci sostiene nell’amore a Dio e ai fratelli e fra di noi e ci spinge al servizio reciproco. (b) Pur formando un solo corpo, siamo membra diverse fra noi grazie ai differenti carismi, che vengono dati dallo Spirito a ciascuno di noi. Ci sono apostoli e profeti e maestri, operatori di miracoli e di guarigioni, assistenti dei bisognosi e governanti; all’ultimo posto i glossolali (28 Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue); non hanno tutti gli stessi dono, ma ognuno ha il suo (29-30 Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? 30 Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?). Di fatto nella Chiesa ogni battezzato ha il suo dono al servizio del Cristo totale. Compito di ogni battezzato e dei governanti è di scoprire il dono di ciascuno e coordinarlo per il servizio dei fratelli; in effetti la diversità non contrasta con l'unità della Chiesa, proprio come nel corpo umano la molteplicità delle membra non si oppone all'unità del corpo; anzi nella Chiesa è necessario il pluralismo nell’unità, come in un corpo è necessaria la molteplicità delle membra (14-27). Nel corpo l’anima si serve del cervello per coordinare l'attività di ciascun membro con quella delle altre membra; nella Chiesa è l’unico Spirito del Padre e di Cristo, che realizza questo coordinamento: Egli dà uno o più doni a ciascun membro e lo fa agire in armonia con tutte le membra per il bene del Corpo Mistico. Perché questo avvenga, è necessaria la docilità di ciascuno di noi ai suggerimenti dello Spirito e anche questo proviene dal medesimo Spirito, che versa nei nostri cuori l'amore a Dio e al prossimo (Rm 5,5). Preghiamo molto perché nella Chiesa sia viva in ciascun suo membro la comunione con gli altri nei sentimenti e nell’azione: noi occidentali tendiamo molto all’autonomia, che è positiva, finché non sconfina nell’individualismo e nell'egoismo con somma rovina per i singoli e per la comunità; gli orientali sviluppano il senso comunitario, ma purtroppo corrono il rischio di annullare la persona.

EUCARESTIA. L’Eucarestia è sorgente della carità verso Dio e verso il prossimo e quindi dell’unità del Corpo Mistico della Chiesa. Per intercessione di Maria, Madre della Chiesa, e di Giuseppe, Patrono della Chiesa, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni, chiediamo la grazia, che i Pastori riconoscano i carismi dei singoli e diano la libertà di esercitarli per il bene della Chiesa. 

 

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