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40 anni da ..

Tanti, tremila in quel triste giorno.

Famiglie intere, strappate e seppellite sotto un cumulo di detriti. Ora rivedere le immagini di quei giorni genera un turbinio di emozioni difficile da esprimere. Ogni parola sembra non rappresentare. Loro parlano! le case e i paesi smembrati, le testimonianze, le foto, gli scritti.

Una memoria collettiva che negli anni si è arricchita di esperienze post terremoto come corredo di un cambiamento ancora in corso.

Come eravamo, come siamo diventati, noi sopravvissuti e i nostri luoghi. Libri, scritti e documenti di un pezzo di storia.

Testimoni fedeli, i pochi documentari dell'epoca, quando quei paesi irpini erano luoghi sconosciuti. Sembra di vedere un film di Ettore Scola, noto regista irpino di Trevico, quel cinema mai di fantasia, ma di fedele osservazione. Il Pre e il post terremoto! il fascino del “pre” scorgendo la vita rurale e sperduta, lontana dal mondo, di quei villaggi interni, quelle donne vestite sempre di nero e gli uomini con la coppola. Una generazione di quarantenni che sembrava ne avessero 70. Il “post”, la desolazione dei luoghi, la potenza della natura e nella tragedia, la vitalità di quei bambini, che oggi appare perduta, quando sulle strade brecciate e tra le roulotte mostravano gli occhi carichi di meraviglia, guardando un microfono o una telecamera.

Le poche auto "per i fortunati" quasi sempre bianche e rigorosamente Fiat e Innocenti 112. Nessuna auto tedesca o francese. L'Europa lontana, straniera, se non per quei coraggiosi emigrati e disperati.


Ad ogni anniversario ricordi e riflessioni su ciò che è stata la ricostruzione, i finanziamenti, i soldi, le speculazioni denunciate sin dai primi attimi. Le inefficienze, le nefandezze, le sopraffazioni, le brutture, i mostri tirati su. Una triste verità, divenuta realtà.

 Ricordiamo ora una storia, gravida di fatti e circostanze, che ha segnato la vita di tutti gli irpini, cambiando noi e le sembianze dei nostri paesi. Una operazione di reset, di cancellazione di un passato, di cui ad ogni anniversario tentiamo di recuperarne il ricordo, quasi a discolpa degli errori fatti, con l'invocazione perenne di non indurci in tentazione; la bugiarda ripromessa di non ripetere in situazioni simili gli stessi errori.

E come ogni anniversario di morte, onoriamo chi non c'è più, ed è necessario farlo, per ricordare chi è andato via, strappato alla propria terra, ma anche per dare speranza e coraggio a chi ancora oggi in questi luoghi sceglie di vivere, di rimanere, anche sentendosi orfano dentro, ma pur sempre conservando un labile senso di appartenenza.


Se le stanze scoperchiate potessero parlare della vita di ogni famiglia, di ciascuno di noi e di quanta sofferenza porta ancora dentro, chi ha scelto di vivere qui, dove la strada è sempre in salita, dove la dimora stanzia su di un terreno che purtroppo trema ancora!


Una terra sempre terremotata, una terra del sud, dove la provvisorietà è di casa!
E la consolazione di chi quei giorni bui li ha vissuti, scansando l'immane tragedia:
"Dopo tutto però, il terremoto non mi ha buttato giù, non mi ha reso maceria! "
Ora, dopo 40 anni da quel 23 novembre: "la felicità di esserci ancora..."


Michela Della Ragione

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