Tempo Ordinario: Domenica 25 dell'Anno A
Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera e meditazione personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@virgilio.it
I - Matteo 20,1-16 - Gesù racconta nella parabola che nel Regno di Dio avviene qualcosa di simile a quello che succede a un padrone di casa e di vigna, un proprietario, che all'alba va alla piazza della porta della città, per prendere i lavoratori da mandare nei suoi campi per 12 ore (1 Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna). Ci va 5 volte. Alle 6 va e contratta con quelli che trova la paga della giornata, un danaro. E li manda nei campi (2 Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna). Calcoliamo in €60, 5 euro all’ora, quel che serviva per mantenere la famiglia per un giorno. Poi esce alle 9 e ne trova altri (3 Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati,) e li manda nella vigna con l’impegno di dar loro ciò che è giusto (4 e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”), ed essi accettarono la proposta (5 Ed essi andarono); il giusto sarebbe la somma di 45 euro. Esce ancora alle 12 e poi alle 15 e manda operai alla vigna (5 Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto); esce l'ultima volta alle 17 e domanda a questi, che non c'erano prima, perché non hanno lavorato (6 Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”), ed essi rispondono che non sono stati presi da nessuno (7 Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”); e li manda a lavorare (7 Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”); la giusta paga sarebbe di euro 5. E’ chiaro che il padrone della parabola rappresenta Dio; notiamo la bontà di Dio, che chiama nei momenti più diversi della vita. Quelli che rispondono più tardi alla chiamata di Dio hanno rifiutato di farlo prima: il buon Ladrone si converte all’ultima ora; il giorno di Pentecoste si convertono quelli che avevano rifiutato di credere a Gesù prima della sua morte e resurrezione… Dio vuole salvare proprio tutti e perciò ha consegnato il Figlio alla morte per noi. La chiamata è per entrare nel Regno di Dio, ma poi bisogna perseverare fino alla morte. Nessuno è escluso dalla chiamata ma la debolezza morale, le delusioni della vita, le sofferenze, la mentalità materialistica o laicistica… portano alcuni a rifiutare Dio che chiama; alcuni poi si illudono che si sta meglio nella libertà sfrenata del mondo e meno bene con Dio, ma presto sono costretti a rendersi conto che le creature limitate non possono riempire il desiderio di infinito, che c’è nel cuore dell’uomo, e che vale la pena stare col Signore dall’inizio.
2. A sera il padrone dice al fattore di pagare gli operai, incominciando da quelli dell'ultima ora (8 Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”); essi ricevono un denaro (9 Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro). Ciò crea in quelli della prima ora l'aspettativa che riceveranno di più (10 Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più) e invece la paga per essi è solo un denaro (10 Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro). Essi mormorano contro il padrone (11 Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone), facendo notare che hanno ricevuto la stessa paga quelli che hanno faticato tutta la giornata e quelli che hanno lavorato solo un'ora (12 dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”). A chi protesta più forte o più vicino a lui, il padrone replica che l’ha trattato rispettando la giustizia, perché tanto ha pattuito (13 Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro?) e, perciò, lo invita a prendere ciò che era suo diritto e andarsene (14 Prendi il tuo e vattene). E se il padrone vuole dare a tutti quanto ha dato a lui (14 Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te), ha diritto di usare i suoi beni come ritiene opportuno (15 non posso fare delle mie cose quello che voglio?); e il contestatore non deve essere invidioso della bontà del padrone (15 Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?). In effetti il padrone si mostra giusto con i lavoratori della prima ora e misericordioso con gli altri, perché consente a tutti gli operai di mangiare e di dar da mangiare alla propria famiglia. Gesù racconta la parabola per dire agli Ebrei che essi sono gli operai della prima ora, perché chiamati per primi a entrare nel Regno di Dio, ma non hanno diritto di protestare contro Dio, che chiama a tutte le ore nel suo Regno, per poter offrire a tutti la salvezza. Dopo essere entrati nel Regno, occorre perseverarvi, facendo la volontà di Dio. Ebrei e Pagani sono salvati allo stesso modo per la fede in Cristo e la carità, se perseverano; saranno lasciati fuori allo stesso modo se si allontanano dal Regno per i loro peccati. Comunque per gli Ebrei Dio ha mostrato una preferenza speciale perché li ha chiamati 18 secoli prima degli altri. Paolo precisa che in realtà tutti sono salvati dalla misericordia di Dio, perché anche gli Ebrei hanno peccato e si sono ribellati a Dio (Rm 11,32). In effetti tutti siamo peccatori e abbiamo bisogno della misericordia di Dio. Anche alcuni cristiani devono stare attenti a non protestare come gli Ebrei: si lamentano della misericordia, che Dio per i grandi peccatori che si convertono o per quelli che si convertono all’ultima ora. Dobbiamo invece gioire per la loro conversione come si gioisce in Cielo (Lc 15,7-10). In ogni caso dobbiamo noi adeguare il nostro modo di pensare a quello di Dio (Is 55,8-9) e non viceversa, anche quando è incomprensibile e succede l’inatteso: Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi (16).
II - Isaia 55,6-9 - Dio per mezzo del profeta ordina di cercare e invocare il Signore mentre disposto a farsi trovare, anzi è vicino (6 Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino); perciò non abbiamo bisogno di salire in cielo per trovarlo né di gridare per farci sentire: se siamo in amicizia con lui, egli è dentro di noi; se non siamo in grazia di Dio, è vicino e sta bussando per entrare. In effetti egli si aspetta che l’irreligioso e il malvagio mettano da parte i loro pensieri sbagliati e lascino la strada del peccato (7 L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri), si pentano e si convertano, tornando a Dio, infinitamente misericordioso e che perdona tutti i nostri peccati (7 ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona). Ascoltiamo questo invito del Signore, che ci ama e ha mandato i Profeti nell’AT e il Figlio stesso nel NT per invitarci a lasciarci salvare. (b) Dobbiamo stare attenti a non voler attribuire a Dio infinito il nostro modo di pensare limitato (8 Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri) e al Creatore i nostri limiti di creature nell’agire (8 le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore), perché il modo di pensare e amare e agire di Dio è trascendente rispetto a quello delle creature come il cielo è distante dalla terra (9 Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri). Così mai dobbiamo attribuire a Dio atteggiamenti vendicativi per i nostri peccati, perché Egli è infinita misericordia e tale si presenta; perciò è sempre disposto a perdonare al peccatore che si pente e a mettergli a disposizione la sua onnipotenza per portarlo alla vittoria sul male.
III - Filippesi 1,20c-24-27 – (a) Paolo è certo che Dio glorificherà Gesù nella propria persona e vita e morte (20 Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia), perché egli sa di essere unito a Gesù per fede, speranza e carità, e vive della stessa vita, che Cristo gli comunica (Gal 2,20); perciò ogni situazione è indirizzata alla gloria di Cristo, a conoscerlo, amarlo e servirlo e a farlo conoscere, amare e servire. Per Paolo è Cristo sorgente di vita (21 Per me infatti il vivere è Cristo) e non solo la vita ma anche la morte si risolve in un vantaggio (21 e il morire un guadagno), perché gli consente di arrivare all'unione perfetta con Cristo, per mezzo della visione facciale, che sostituisce la fede. Paolo sa che, se resta in questo mondo, fa cosa utile per i fedeli, perché li aiuta a incontrare il Cristo (22 Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto), grazie al suo apostolato; e allora si sente diviso tra due desideri (23 Sono stretto infatti fra queste due cose) e non sa che cosa scegliere (22 non so davvero che cosa scegliere): da una parte nutre il desiderio di morire per andare a stare con Cristo nella visione facciale, nel paradiso (23 ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo) - e questo ritiene il meglio per lui (23 il che sarebbe assai meglio); d’altra parte avverte la necessità di restare qui e fare apostolato tra i fedeli (24 ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo) per conservarli a Cristo e fra gli infedeli per portarli a Cristo. Frutto del suo apostolato è anche aiutarli a comportarsi secondo l'insegnamento del Vangelo (27 Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo). Se noi vivessimo la nostra vita, lasciandoci guidare dai pensieri di Paolo (la sua fede), e dal suo stile di vita (la sua carità), certamente godremmo la stessa effervescenza spirituale, saremmo più felici, e la nostra vita sarebbe più utile anche agli altri.
EUCARESTIA. Dio ci chiama con la sua Parola in tanti modi e in modo esplicito nella Parola dell’Eucarestia. Il primo invito che ci fa è alla conversione e perciò chiediamo perdono dei nostri peccati all’inizio della celebrazione. E comunque il nostro orientamento verso Dio deve diventare sempre più profondo, proprio grazie a una risposta sempre più generosa agli inviti di Dio. Preghiamo la Madonna e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i nostri Patroni, di ottenerci che camminiamo verso Dio senza tentennamenti. (mons. Francesco Spaduzzi)