Tempo Ordinario: Domenica XXIII dell'anno A
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera e meditazione personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@virgilio.it
Tempo Ordinario: Domenica XXIII dell'anno A
I - Matteo 18,15-20 – (a) Gesù dà alcune istruzioni come vivere la vita di comunità da buoni suoi discepoli, giacché sono figli di Dio Padre, fratelli di Cristo e membra del suo Corpo Mistico, amici e dimora dello Spirito, e sono fratelli fra di loro. Essi sono stati creati a immagine di Dio (Gn 1,26), che fu rovinata dal peccato dei progenitori ed è stata restaurata per mezzo di Gesù e secondo la sua immagine (Rm 8,29); perciò dobbiamo assomigliare a Gesù e crescere in questa rassomiglianza: lo Spirito Santo opera in noi per realizzare questo. I sentimenti e le virtù, che devono regolare i nostri rapporti col prossimo, sono amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (cfr Gal 5,22), accoglienza, e anche preghiera insieme e reciproca. Dobbiamo arrivare ad amare anche i nostri nemici (Mt 5,44; Lc 6,35). Ma un nostro fratello può mancare contro di noi - e noi contro di lui. In tal caso occorre cercare di avvicinarlo e spiegarci per ricomporre il rapporto e rimarginare la ferita (15 Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello). Se l'esito del tentativo fosse fallimentare, conviene coinvolgere un’altra persona o due perché possano aiutare a risolvere il problema sorto e mettere la pace fra l’offeso e l’offensore (16 se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni); se neanche questo tentativo riesce, allora Gesù dice di rivolgersi alla comunità (17 Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano), meglio agli Apostoli e ai loro collaboratori a quei tempi, ai Vescovi e ai loro collaboratori ai nostri tempi, i quali giudicheranno secondo la Parola di Dio e le leggi della Chiesa. Ciò deve avvenire sempre senza rancore od odio, ma animati da carità e per ristabilire la giustizia. Se anche questo tentativo andasse a vuoto e il fratello non volesse correggersi, allora conviene raffreddare i rapporti col fratello, fino a tenerlo anche definitivamente a distanza, a seconda della gravità della situazione e del pericolo che il fratello costituisce per la vita cristiana della comunità o del singolo fedele. Nel frattempo è necessario continuare a pregare per lui, perché si apra alla grazia di Dio: resta sempre nostro fratello da salvare. (b) Gli Apostoli hanno il potere di giudicare e di dichiarare lecito o illecito, vero o falso quello che fanno i membri della comunità e quindi di tenerli nella comunità o anche di mettere fuori quelli che non parlano o non si comportano secondo la Parola di Dio (18 In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo): Gesù estende agli Apostoli il potere che ha promesso a Pietro da solo; e allora capiamo subito che quello che tutti gli Apostoli possono fare insieme con Pietro, Pietro può farlo da solo nella guida dei fedeli. Rinnoviamo la nostra fede nella missione di Pietro e del Papa, suo successore, e degli Apostoli e dei vescovi, loro successori, impegnandoci a seguirne con docilità le indicazioni.
2. Gesù si occupa ancora della vita dei suoi discepoli e li avverte con giuramento che, se due di loro su questa terra si accordano per chiedere qualsiasi grazia, il Padre celeste la concederà (19 In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà). Questi due, che si mettono d'accordo, sono fratelli fra di loro perché figli di Dio Padre, che ha il potere di concedere le grazie; sono membra del Corpo di Cristo e suoi fratelli, per i meriti del quale le grazie si chiedono e si ottengono dal Padre - e da Gesù (Gv 16,24-26); essi inoltre sono animati dallo Spirito, che prega in loro con l'invocazione Abba! Padre! (Gal 4,6; Rm 8,15) e che aiuta a pregare bene e a chiedere secondo la volontà di Dio (Rm 8,26): non sono quindi due uomini qualsiasi ma due discepoli di Gesù, che credono in lui e Lo amano e si amano fra di loro; perciò il Padre li guarda con amore speciale. Curiamo di stare in grazia di Dio sempre e specie quando preghiamo, e facciamo nostre anche le invocazioni del Padrenostro, insegnatoci da Gesù, le suppliche dei personaggi della Bibbia e le varie preghiere in essa disperse e quelle che suggerisce la Chiesa, o che usavano i Santi, ecc. (b) Gesù ricorda e sottolinea la sua presenza in mezzo ai discepoli, riuniti nel suo nome (20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro) come motivo, per cui la preghiera viene certamente esaudita: essi si ritrovano insieme per lui, perché convocati da lui nella Messa o nella preghiera in genere; lui è presente e fa sua quella preghiera: essa arriva al cuore del Padre attraverso le labbra e il cuore di Cristo. Pensiamo a Maria e Giuseppe in preghiera insieme con Gesù presente fisicamente o che lo rendevano spiritualmente presente quando era altrove: essi si avvalevano, oltre che della loro santità personale, anche della presenza di Gesù per ottenere tutte le grazie, di cui abbisognavano per sé e per gli altri. Pensiamo a Maria, che con la sua preghiera “onnipotente” anticipa l'ora della manifestazione di Gesù ai discepoli in occasione delle nozze di Cana (Gv 2,1-12), e alla donna cananea, che con la sua preghiera anticipa l'ora della manifestazione di Gesù ai pagani (Mt 15,21-28). Gesù è in noi per la fede e la carità, quando stiamo in grazia di Dio, ed è in ogni caso in mezzo a noi quando siamo riuniti nel suo nome: rinnoviamo spesso la nostra fede nella promessa di Gesù e gustiamo l’efficacia della nostra preghiera. E cerchiamo di pregare insieme.
II - Ezechiele 33,1.7- 9 - Dio spiega a Ezechiele la missione che gli ha affidata (1 Mi fu rivolta questa parola del Signore); gli dice che l'ha creato sentinella per gli Israeliti (7 O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele). Compito della sentinella è stare ben sveglio, tenere sotto controllo il proprio territorio e avvertire gli altri di eventuali pericoli. Il profeta, come sentinella deve mettersi in ascolto attento di Dio e trasmettere con fedeltà e prontezza la Sua Parola agli Israeliti (7 Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia). Dio può volere che a un malvagio arrivi la Sua minaccia, che egli verrà punito con la morte (8 Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”), se non lascia il peccato; il profeta deve comunicarla al peccatore e, se non lo fa, il peccatore farà una brutta fine per i suoi peccati, ma Dio punirà il profeta perché non l'ha avvertito (8 e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te). Se invece il profeta avverte il peccatore (9 Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta) ed egli non tiene conto dell'avviso (9 ed egli non si converte dalla sua condotta), il peccatore morirà per i suoi peccati, ma il profeta non ne riceverà danno (9 egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato). I Pastori del Popolo di Dio, i genitori, i parenti, gli amici e i governanti nei vari gradi, devono tener ben conto di questa Parola di Dio ed avvertire le persone loro affidate, cioè i fedeli, i figli, i parenti, gli amici e i sudditi, dei comportamenti scorretti e rimproverarli per cercare di ottenerne la correzione; altrimenti Dio chiederà loro conto per i castighi, che i cattivi subiranno in vita, e per l’estremo castigo della dannazione. La correzione, per essere efficace, va fatta con garbo, gentilezza, a tempo debito, ecc., e va fatta per l'amore, che Padre Figlio e Spirito hanno per quella persona, per le sofferenze che Gesù ha affrontate per salvarla, per dare gioia al Cielo per il peccatore che si converte (Lc 15,7.10); essa va anche accompagnata da molta preghiera e sacrifici perché ottenga risultati: li ha raccomandati in particolare la Vergine SS. a Lourdes e a Fatima. Ricordiamo anche l’efficacia delle coroncine della Misericordia, insegnata da Gesù a S. Faustina Kowalska, e quella delle Cinque Piaghe, suggerita anche da Gesù alla SdD suor Maria Marta Chambon; o l’invocazione Gesù, Maria, vi amo, salvate anime, o le pratiche dei primi venerdì in onore del Cuore di Gesù o dei primi sabati del mese in onore del Cuore Immacolato di Maria per la conversione dei peccatori, ecc. Sono tutte pratiche accompagnate da meravigliose promesse di Gesù e di Maria per invogliare a collaborare per salvare i fratelli bisognosi.
III - Romani 13,8-10 - S. Paolo raccomanda di evitare ogni forma di debiti con qualsiasi persona e in qualsiasi materia (8 Non siate debitori di nulla a nessuno); l'unico consentito è l'amore reciproco con tutti (8 se non dell’amore vicendevole); lo stabilisce, questo debito, la Legge stessa di Dio quando ordina: Amerai il tuo prossimo come te stesso (9; cfr Lv 19,18), ripetuto anche da Gesù come secondo comandamento, simile al primo, quello dell'amore a Dio (Mt 22,29; Mc 12,31; Lc 10,27). In effetti chi ama il prossimo adempie la Legge (8 perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge); inoltre in questo precetto dell'amore si raccolgono tutti i 7 comandamenti che riguardano i nostri doveri verso il prossimo (9 Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola); infine la carità rappresenta la pienezza e il culmine della Legge (10 pienezza della Legge infatti è la carità); per la carità noi dobbiamo amare Dio e l'immagine di Dio che è il prossimo, Dio per se stesso e il prossimo per amor di Dio, Dio in se stesso e Dio nel prossimo. Gesù ci rende facile l’amore al prossimo, perché ci precisa che Egli è nel prossimo bisognoso (Mt 25,31-46); e in realtà ognuno di noi ha bisogno del prossimo in tante cose materiali, ma soprattutto della stima e dall’amore del prossimo. La carità anzitutto non fa male al prossimo (10 La carità non fa alcun male al prossimo), ma vuole anche positivamente di fargli del bene, proprio come non basta non odiare, ma bisogna amare. Esaminiamoci sui comandamenti dal quarto al decimo e vediamo quante cose abbiamo da correggere, per amore di Dio, la cui immagine è nel prossimo, e di Cristo, presente nel prossimo bisognoso.
EUCARESTIA. Per amore Gesù si offrì al Padre per la nostra salvezza; per amore continua a farlo nella Santa Messa: è questo il momento migliore per chiedere di crescere nell’amore a Dio e al prossimo. La Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli e i Santi, che ci sono di esempio, intercedano con noi e per noi per ottenere questa grazia fondamentale.