Renovatio Solofrae
Nei “cahiers de doléances” dei cittadini di Solofra , le lamentele ricorrenti riguardano : le lampadine fulminate dell’illuminazione pubblica, i buchi nelle strade (ma questo significa che almeno le strade ci sono), le luminarie di Natale troppo costose, l’acqua che manca, ecc. ecc.. Lamentele per carità legittime ma, riteniamo, lasciano il tempo che trovano.
Innanzitutto, perché, di questi problemi si devono occupare i nostri amministratori e sottolineo amministratori, in quanto con il nostro voto a questo li deleghiamo e non a stare chiusi nei loro uffici a baloccarsi con il PC o con il telefonino, come tanti novelli Merlino davanti alla palla di vetro ( a proposito, visto che forse gli antichi egizi conoscevano l’elettricità, vuoi vedere che nel medioevo avevano già inventato il computer ), salvo poi ad esercitare la loro ars oratoria in interminabili consigli comunali disquisendo sui vasetti di Nigerio.
In secondo luogo, come tutti ben sanno, per l’accertamento di responsabilità in merito ad eventuali reati, abusi o eccessi di potere, spese incontrollate, ci sono la magistratura ordinaria, quella amministrativa, la Corte dei Conti.
Ma al di là di tutto questo, e chissà quante volte è stato detto, ma ripeterlo non nuoce, noi vorremmo che le persone , singole o riunite nelle varie formazioni sociali, discutessero di ambiente, territorio, lavoro, tasse, solidarietà, relazioni sociali, ecc., in quanto temi fondamentali (tutti, peraltro, presenti, a livello di principi, nella nostra Carta costituzionale, a quanto pare tanto letta dai nostri responsabili della cosa pubblica ), che incidono sugli aspetti concreti della nostra esistenza.
Rattrista vedere una Solofra stanca, piegata su se stessa, ma la conseguenzialità delle cose, dimostra che le decisioni sbagliate ( o interessate), le occasioni mancate, nel passato, a partire dalla ricostruzione post-terremoto, fanno sentire i loro effetti ancora nel presente, così, come quelle che prendiamo oggi influiranno inevitabilmente sul futuro (forse sarà pure banale dirlo, ma tant’è ! ).
Ad esempio, per quanto riguarda l’ambiente, dalla entrata in vigore della Legge nr. 319/1976 sulla tutela delle acque dall’inquinamento c.d. “legge Merli”, quante proroghe sono state ottenute, sbandierate come importanti vittorie, ma che ad altro non sono servite se non ad aggirare la Legge, e adesso ci ritroviamo con il problema dell’inquinamento.
C’è quella simpatica ragazzina svedese che sta sensibilizzando l’opinione pubblica in tanti Paesi del globo ( lasciamo da parte i politici in quanto si sa che non hanno il coraggio né la volontà di opporsi ai poteri forti i quali aspirano solo al profitto ), sui temi dell’ambiente e dei cambiamenti climatici e da noi invece c’ è ancora qualcuno che per raccolta differenziata dei rifiuti intende il deposito, in differenti cestini o in differenti luoghi del territorio comunale, della propria immondizia. Ancora, riguardo al territorio, stiamo sempre aspettando l’adozione definitiva del PUC ( ma dato il vecchio gioco del rimpallo dei pareri e delle competenze, campa cavallo), che se abbiamo capito bene, permetterebbe di svolgere, nella zona industriale, anche altre attività economiche e non solo quelle relative al settore conciario e, si spera, in tal modo, con la conseguente creazione di posti di lavoro. Infatti, sorvolando sullo sviluppo caotico della Z.I., con la costruzione di nuovi opifici in base alla normativa della Legge nr. 488/1992 (con soldi pubblici ! ), rammarica che non sia stato creato un solo posto di lavoro.
Ed il lavoro è un altro punto dolente, i dati ISTAT, parlano chiaro e la realtà locale rispecchia quella nazionale. Ci rispondono che dipende dalla situazione economica nazionale ed internazionale, dal costo del lavoro (perciò vanno a produrre all’estero !), dal cuneo fiscale che grava su imprese e famiglie, ecc. ebbene, discutiamo di questi temi, facciamo sentire la nostra voce.
Riguardo alle tasse, poi, è evidente a tutti che IMU, TASI ed altri balzelli, ogni anno invece di diminuire, aumentano. Ma sé i Comuni ( al plurale perché è costume nazionale), continuano a chiudere le varie vertenze in cui sono convenuti con atti transattivi, a stipulare onerose convenzioni con professionisti, pseudoprofessionisti o faccendieri vari, a non gestire correttamente la spesa, a non captare finanziamenti, e chiaro da una parte lo spreco, dall’altra la mancanza di risorse, che potrebbero essere impiegate soprattutto per investimenti e lavoro, per ridurre il carico fiscale ed infine per non utilizzare l’Ente pubblico come un bancomat.
Ma una voce, su questi temi, vorremmo sentire, più forte di quella delle altre forze sociali, quella della Chiesa solofrana rammentando, anzitutto a noi stessi, le parole dell’ Arcivescovo N. Monterisi, il quale, già a suo tempo esortava “ Fratelli miei, uscite di sagrestia !”.
Infatti, da quel poco che abbiamo letto e sperando di aver compreso in modo corretto, la dottrina sociale della Chiesa, ( destinata a tutti gli uomini anche non credenti, annoverata da Giovanni Paolo II nella “Centesimus annus” tra le componenti di una nuova evangelizzazione, in quanto la missione della Chiesa è quella di annunciare e calare nelle varie epoche storiche, il messaggio di liberazione e redenzione, di cui è depositaria ), ha più volte toccato questi temi con un’analisi lucida, profonda e lungimirante, nel segno appunto, della continuità e del rinnovamento.
Dalla “Rerum novarum” di Leone XIII, sulla questione operaia, alla “Laudato sii” di Francesco, sulla cura della casa comune, sono stati fissati dei principi fondamentali, primo fra tutti l’intangibile dignità della persona umana, destinati a guidare, come un faro per le navi, la condotta delle persone.
L’Uomo, essere sociale per natura, viene considerato sia come singolo, nelle sue varie dimensioni : vita religiosa, lavoro, famiglia, istruzione, proprietà, ecc., sia come facente parte di una comunità politica alla quale partecipa al fine di perseguire il bene comune, inteso, quest’ultimo, non solo come ricerca di un benessere socio-economico, di una pacifica ed ordinata convivenza, della difesa delle libertà individuali e collettive, ecc, ma colto anche nella sua dimensione trascendente, come relazione con Dio.
Il Magistero sociale ha non solo analizzato tali temi da un punto di vista teorico, supportandoli con delle squisite considerazioni teologiche, ma ha anche fornito, di volta in volta, nei vari documenti, dei suggerimenti pratici, rivendicando il suo diritto di esprimersi sulle varie questioni sociali, ed in particolare riguardo, alla costruzione, alla organizzazione ed al funzionamento della società-Stato.
Partendo da questi suggerimenti, vorremmo che ognuno di noi, qualunque ruolo o funzione occupi nella società, operasse al fine di giungere ad una effettiva attuazione degli artt. 2, 3. e 36 Cost., che tutti gli altri racchiudono e ricomprendono, e peraltro, cavalli di battaglia per tanti anni della sinistra .
L’art 2 che tratta dei diritti inviolabili e doveri inderogabili dei cittadini, l’art 3 che tratta di eguaglianza formale e sostanziale, l’art 36 soprattutto nella parte in cui sancisce che al lavoratore , venga corrisposta una retribuzione tale da garantire a se stesso ed alla propria famiglia, “un’esistenza libera e dignitosa”. Esistenza libera e dignitosa che molto più concreta del “perseguimento della felicità “ di cui parla la Dichiarazione di indipendenza americana del 4 Luglio 1776, riteniamo, vada garantita, appunto, a tutti i lavoratori e non soltanto a quei “cortigiani” ammessi a frequentare i Palazzi della politica.
Certo, fortunatamente, non ci troviamo nella situazione cui fa riferimento l’enciclica “Populorum progressio” di Paolo VI, ai paragrafi 30 e 31 ( grave e ripetuta violazione della dignità umana e dei diritti fondamentali), ma quando, non si tiene conto della volontà popolare, rispettandone la sovranità, come è accaduto di recente, con governi frutto di manovre di palazzo, qualche dubbio sorge.
C’è da precisare che questa enciclica, per quanto sostenuto, nei paragrafi citati, all’epoca, in un certo senso, fu equivocata, nell’ambito della stessa Chiesa dai sostenitori della Teologia della Liberazione, basti pensare all’esperienza umana del prete guerrigliero Camillo Torres.
Nel romanzo di A. Moravia “ La Ciociara”, che molti ricorderanno nella versione cinematografica con protagonista Sofia Loren, Cesira e sua figlia Rosetta, simboleggiano rispettivamente, l’Italia che sta crollando e quella che sta sorgendo. Entrambe, vengono brutalmente stuprate. Vogliamo continuare ad abusare di questa nostra stupenda terra ?
P.S. Solofra è parte dell’Italia, dell’Europa e del Mondo, non dimentichiamolo ( ci scusiamo per quest’altra banalità).
A.R.