Tempo ordinario: XXXII Domenica C
Introduzione e Atto penitenziale. Gesù ci invita già ora a gettare le premesse per essere figli della resurrezione e come angeli di Dio, lottando contro il peccato. Abbiamo camminato in modo diverso e ne chiediamo perdono.
Letture bibliche: 2 Mac 7, 1-2. 9-14; Sal 16; 2 Ts 2,16-3,5; Lc 20, 27-38
Sintesi dell’omelia. Abbiamo pregato nella colletta: O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa' che la parola del tuo Figlio seminata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi in ogni opera buona, perché in vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo… Il Vangelo risponde all’obiezione dei sadducei contro la resurrezione dei corpi; tale dottrina è già affermata dall’AT nella prima lettura; nella seconda lettura siamo orientati vivere un stile di vita degno per prepararci all’eternità.
Omelia. I – Ci siamo rivolti a Dio: O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono;
A. Dio è padre della vita naturale: ci crea, ci conserva, concorre alle nostre azioni; come è autore della vita naturale, così anche restituisce la vita naturale, perché può risuscitare i morti, nel senso di riportarli alla vita naturale precedente, come fece Gesù con Lazzaro e col figlio della vedova di Nain e con la figlia di Giairo, ed è inoltre autore della resurrezione del corpo, nel senso che Dio risuscita i morti, dando loro un corpo glorioso come è avvenuto per il Corpo risuscitato di Gesù; a quest’ultima resurrezione si riferiscono i giovani martirizzati sotto il re Antioco IV, che tentò una radicale ellenizzazione degli ebrei, proibendo la pratica la Legge mosaica. Ovviamente, eccetto pochi, la grande maggioranza si rifiutò di obbedire al re, e alcuni arrivarono fino ad affrontare il martirio.
a. E’ il caso dei sette fratelli, detti Maccabei perché di essi si parla nel II libro dei Maccabei: In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Ma Uno di loro, facendosi interprete di tutti, riaffermò la fedeltà a Dio e alla sua Parola: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri», dichiarando allora, come farà S. Domenico Savio 20 secoli dopo e come pensano tutti i Santi: “La morte, ma non il peccato”. Continuarono le torture per gli altri [E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse la sua fede nella resurrezione dei corpi con una vita eterna, diversa quindi da quella attuale: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna»; mentre il terzo aggiunge che la resurrezione avverrà con i propri corpi: fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Il quarto precisa che i malvagi sono esclusi dalla resurrezione gloriosa: Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita.
I crudeli torturatori e i presenti non possono fare a meno di ammirare il coraggio dei giovani nel sopportare le sofferenze e nel rivelare la loro fede: Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. Essi non potettero non notare che, nelle loro risposte, ognuno dei giovani esprime un aspetto della dottrina riguardante la resurrezione e la vita eterna; dopo quelli riportati, gli altri aggiungono che per i malvagi (il re e i suoi accoliti) ci sarà il castigo (2Mac 7,17) e che le sofferenze servono per la purificazione dei peccati (2Mac 7,18).
Ammiriamo il coraggio, fino all’eroismo, di questi giovani, che sanno dare più importanza a Dio che agli uomini, alla volontà di Dio che alla volontà degli uomini; e imitiamoli nella fedeltà alla Legge di Dio.
b. Ancora alla resurrezione dei corpi fa riferimento Gesù, che era nell’ultima settimana di ministero; allora si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda per metterlo in imbarazzo: Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. I sadducei non credevano nella resurrezione dei corpi perché immaginavano la vita dell’aldilà come una continuazione di questa con tutte le caratteristiche attuali; e allora il problema è di sapere a chi risulterà coniugata la donna: La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie.
Gesù rispose loro, affermando la verità della resurrezione dei corpi sul piano del fatto e sul piano del modo; sul piano del fatto si rifà alle parole dell’antica tradizione di Israele: Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Se ha senso parlare di Dio come il Dio degli antichi patriarchi, si deve supporre che essi sono e saranno vivi sempre davanti a Dio; in una visione personalistica della realtà, non basta che sopravviva il popolo rappresentato da Abramo e dai patriarchi, ma deve vivere nel mistero di Dio ciascuno di loro, dei quali il Signore dichiara di essere Dio. Per mostrare il modo, Gesù utilizza una nuova concezione della realtà, cioè quelli che risuscitano non vivono come prima sul piano del matrimonio e della morte: I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire; essi saranno come angeli che abitano con Dio, come figli di Dio, che ricevettero nella loro esistenza il segno del divino: perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
Risusciteremo con un corpo glorioso e bello, che esprimerà la bellezza dell’anima unita a Dio; o con corpo orribile e deforme, che esprimerà la bruttezza dell’anima in peccato, schiava di Satana. Impegniamoci a vivere e morire in modo da arrivare alla resurrezione gloriosa.
B. Dio è anche, e soprattutto, autore della vita soprannaturale, cioè della comunicazione della sua vita divina alle creature razionali, angeli e uomini: Egli ci “ricrea” dandoci la sua vita eterna, ce la conserva, e concorre alle nostre azioni con le grazie attuali; Dio è anche autore della resurrezione della vita divina, cioè può ridare la sua vita divina a chi l’ha perduta a causa del peccato grave; perciò davanti a lui i morti vivono sia nel senso che i morti fisici possono risuscitare a questa vita e possono avere la resurrezione finale nell’altra sia nel senso che i morti spirituali possono riprendere la vita di grazia, che è la vera vita.
Rinnoviamo la nostra fede in questa realtà meravigliosa della vita divina che ci viene data da Dio nel battesimo, ci viene restituita nella riconciliazione, viene accresciuta con tutti i sacramenti, specie con l’Eucaristia, e aumenta con la pratica della virtù teologali e morali. Stiamo attenti a non perderla; impegniamoci a recuperarla immediatamente se avessimo la somma disgrazia di perderla.
II – e chiediamo: fa' che la parola del tuo Figlio seminata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi in ogni opera buona,
Poiché la vita naturale e quella soprannaturale vengono da Dio, dobbiamo pregare che la Parola di Dio, che ci viene offerta dal Figlio fatto uomo e che da lui viene seminata nel campo dei cuori umani, possa, per la grazia di Dio, germogliare e arrivare a maturazione e produrre in noi i frutti, anche in percentuali diverse (Mt 13,1ss), che Dio si aspetta.. E’ la preghiera che fa Paolo: lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro…. conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene; e questa preghiera chiede ai fedeli: Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi; in effetti i Tessalonicesi con fedeltà corrispondono alla grazia di Dio: Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Ma non tutti accettano la Parola di Dio: La fede infatti non è di tutti. Quelli che la rifiutano perseguitano i credenti, e perciò abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio per esserne liberati: veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi; dietro di essi a manovrare c’è sempre il solito Satana, dal quale solo il Signore ci può proteggere: Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
Uniamo la nostra preghiera a quella di Paolo per la diffusione del Regno di Dio per mezzo di una fedele predicazione della Parola da parte dei ministri e per mezzo di una fedele corrispondenza da parte nostra.
III - e concludiamo: perché in vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria.
La nostra vita sulla terra è camminare verso la morte ma con una finestra aperta sull’eternità. La Parola di Dio ci apre questa prospettiva di eternità beata, ci indica che la via per arrivarci è nella nostra corrispondenza alla grazia di Dio, e alimenta la nostra fiducia nella sua misericordia (per sua grazia, perché tutti i benefici di Dio ci vengono gratuitamente da Lui), che ci accompagna in vita e anche in morte, cioè nell’entrata nell’eternità; Paolo lo ricorda ai Tessalonicesi e per spingerli alla confidenza in Dio, Lo indica non solo come Padre nostro, e ne ricorda anche i grandi benefici: ci ha amati da tutta l’eternità, mandando suo Figlio, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, a redimerci e a farci suoi figli adottivi; ci ha dato… una consolazione eterna, che cioè non verrà mai meno, neanche nelle tribolazioni; tale consolazione è causata in noi da una buona speranza, ossia dalla speranza certa che Dio ci concederà un giorno la felicità del cielo. Sempre per sua grazia: Il Signore guidi i vostri cuori, indirizzandoli all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo, della quale Questi ci ha dato splendidi esempi nelle sofferenze che ha sopportate per nostro amore.
Rinnoviamo la nostra fiducia nell’amore di Dio per noi e la speranza che per grazia sua ci salverà.
Pensiero eucaristico. Celebriamo l’Eucaristia, memoriale della sua Passione e della sua opera redentrice, nell’attesa della seconda venuta del Signore nella gloria. Per sua grazia partecipiamo e ne aspettiamo i frutti di crescita nelle virtù teologali, che ci portano all’unione imperfetta con Dio ora e perfetta nell’eternità. Ci raccomandiamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e ai Santi Patroni e alle Anime del Purgatorio, perché ci ottengano la grazia di partecipare a quella felicità eterna che essi già godono.
mons. Francesco Spaduzzi