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Consumismo relazionale: non amiamo più le persone, le usiamo

La societá dei consumi in cui viviamo ci ha cambiato in tutto, non solo ha stabilito nuovi bisogni in termini di cose da possedere, ha anche modificato radicalmente le relazioni sociali. 
Stiamo proiettando le nostre abitudini consumistiche sulla sfera affettiva. Mentre compriamo tanto, buttiamo via tanto e se qualcosa non é perfetto lo eliminiamo, facciamo la stessa cosa con le persone. 
Appena qualcosa non va, le ignoriamo senza degnarle di una spiegazione. 
Sembra un'esagerazione ma l'aumento del ghosting ci dimostra che purtroppo é cosí. 
Non credo che sia colpa dei social quanto dell'uso che ne facciamo: alla fine dei conti siamo noi ad avere la responsabilità dell'uso degli strumenti che abbiamo tra le mani. 
Bisogna essere realisti, al tempo dei nostri nonni, quando le cose non si buttavano via ma si aggiustavano, loro riconoscevano forse meglio il valore delle cose e avevano un'idea concreta di come vivere nel mondo.
Tuttavia, in questa società, dove vige il "mordi e fuggi", siamo diventati affettivamente immaturi:ci fermiamo alla superficie delle relazioni, senza andare in profondità. 
Non ascoltiamo più l'altro, non cerchiamo di capire e capirsi, non c'é posto per la comprensione, per guardarsi negli occhi. 
Siamo diventati quelli di un selfie e via e poi!?... 
All'epoca invece si avevano a disposizione 24 scatti e quindi bisognava scegliere con cura cosa immortalare. 
Ora, solo nel cellulare possiamo tenere migliaia di foto, ma quante di loro finiscono in cornice?
La differenza tra il digitale e l'analogico é abissale: da una parte abbiamo tutto, ma dall'altro avevamo non solo la qualità ma il valore. 
Un valore che andava oltre le cose, oltre gli effetti visivi. 
Forse non ci farebbe male tornare "al poco ma buono". 
La vera differenza tra il digitale e l'analogico é il tempo:nel mondo analogico ogni cosa ha bisogno di tempo per svilupparsi, mentre il digitale dá tutto e subito. 
Tutto tranne l'essenziale. 
 
 
Simona De Vita

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