Solofra 25 aprile. Festa della liberazione e storia di Giuseppina Ghersi, di anni 13, rapita, stuprata e uccisa dai partigiani.
La ricorrenza del 25 aprile mi emoziona sempre in maniera particolare. Ho scritto più volte della liberazione Nel 2015, nell’articolo: “Solofra. 25 aprile: liberati, ma non troppo! Storie di 50 ore di violenza…. e dei semi della tolleranza!” (http://www.solofraoggi.it/views/pgnViewArt.aspx?art=S01_ARTCL_4191) narrava le vicende di quei giovani che oltre 70 anni fa hanno scelto di combattere per difendere il paese “dall’invasor” (Bella Ciao” era la colonna sonora della loro scelta, della loro gioventù dei loro sogni) e delle violenze dei soldati marocchini (detti Goumiers), - nostri alleati - guidati dal generale francese Alfonse Juin, che il 25 maggio ’44 , in Ciociaria, in 50 ore violentarono circa 2.000 donne. Nel 2016, nell’articolo: “Solofra. 25 aprile: la liberazione non è scontata” (http://www.solofraoggi.it/views/pgnViewArt.aspx?art=S01_ARTCL_6482), narravo di come consideriamo ormai scontata “la liberazione” e non ci immedesimiamo più, nemmeno per un secondo, in chi in quegli anni combatteva per un’Italia libera e migliore, e mi chiedevo se – a distanza di tanti anni – meritassimo ancora il loro sacrificio.
La Liberazione, però, è un fenomeno molto complesso che porta con se anche tante altre storie e di alcune di esse c’è poco da andar fieri. Una di queste è tremenda: l’ho scoperta da poco (confesso la mia ignoranza!), è la storia di Giuseppina Ghersi, una ragazzina di tredici anni rapita, stuprata e poi uccisa con un colpo di pistola alla nuca dai partigiani comunisti savonesi che spadroneggiavano per la città, decidendo chi meritasse di vivere e chi no. L’ideologia e il delirio di onnipotenza unito ad una ventata di pura follia, portò anche a facili arricchimenti: uccidere i Fascisti non era peccato! …ma vennero uccise anche tante persone che nulla avevano a che a fare con i fascisti.
L’unica colpa di Giuseppina Ghersi (iscritta - come quasi tutte le bambine della sua età - al Gruppo femminile fascista repubblicano di Savona), era quella di aver scritto una lettera a Mussolini, e di averne ricevuto il plauso dalla sua segreteria. Anche i suoi genitori vennero imprigionati e furono talmente terrorizzati che dovettero andare via da Savona per evitare ulteriori lutti. Ma che ne poteva sapere del fascismo una bambina di 13 anni di allora, quando quasi tutti erano fascisti a prescindere?
La storia, si sa, la scrivono i vincitori, e la verità sulla morte di Giuseppina Ghersi - anche se non impressa nei libri di storia o nella sentenza di un giudice - era sulla bocca di tutti, ma non si poteva dire!
Tutti sapevano i nomi degli assassini di Giuseppina: tre ausiliari della polizia partigiana.
Le ragioni di quell’assurdo crimine non troveranno mai alcuna giustificazione.
Ma la storia di Giuseppina Ghersi è ancora tabù. La pietà. dopo oltre 70 anni, fatica ancora a farsi strada: una ragazzina di 13 anni pestata, violentata e uccisa (il 30 aprile 1945) con un colpo di pistola da partigiani comunisti perché ritenuta una informatrice dei fascisti, suscita ancora scandalo perché il Comune di Noli (Savona), nel 2017, ha deciso di dedicarle una lapide, ma l’Associazione partigiani (ANPI) protesta contro l’iniziativa, perché “Giuseppina Ghersi, al di là dell’età, era una fascista!”.
Altri, anche a sinistra, però, la pensano diversamente e non capiscono come si possa giustificare l’esecuzione di una bambina di 13 anni, e opporsi ad una iniziativa, che rende giusta memoria ad una vittima degli eccessi della guerra di Liberazione».
Per chi volesse approfondire: “Giuseppina Ghersi: L’adolescenza violata” - L’omicidio di una tredicenne che pesa ancora oggi sulla coscienza collettiva - di Roberto Nicolik
A li là delle polemiche, a distanza di oltre 70 anni, il destino ha voluto che Giuseppina ed il suo assassino riposassero nello stesso cimitero a distanza di circa 50 metri, ma mentre la tomba di Giuseppina è meta di continui pellegrinaggi, quella del suo assassino – il capo banda – non è visitata da nessuno, perché anche i suoi più lontani parenti, conoscendo l’orrendo crimine, si astengono dal deporre persino un fiore!
Buon 25 aprile.
mariomartucci