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Renzo Montagnoli, un' analisi obiettiva della raccolta d'opere di Antonio D'Alessio

 
 
A volte sono poesie lunghe, altre notevolmente brevi, tanto da sembrare dei
frammenti e si avverte chiaro che sono state scritte in epoche diverse, ma
quello che è lo stile, per nulla aulico, anzi stringato – ma non per questo meno
piacevole – è quello e probabilmente sarebbe stato quello, se il destino
benignamente gli avesse permesso di vivere, fra trent’anni, magari un po’ più
sfumato, ma pur sempre incisivo. Mi si potrà obiettare che comincio a parlare
dell’opera con la forma e non è un caso però, poiché la forma è sì una modalità
di espressione, ma in questa raccolta è parte stessa del costrutto, del discorso
che si vuole sviscerare, della sostanza a cui si tende. Versi brevi, a volte quasi
raffiche, sospensioni, arresti improvvisi, ma seguiti da tre punti che avvertono
che il discorso non è cessato, ma prosegue nei sottintesi. Una bella maturità,
direi, perché una forma siffatta non solo non è facile da realizzare, ma potrebbe
– e non è questo il caso – rendere meno accessibile, e quindi poco piacevole, la
lettura.
Certo, diverse poesie non nella stessa epoca comportano anche una tematica
varia, ma a me quello che pare evidente è che il filo conduttore è la ricerca
delle risposte a tante domande essenziali: perché vivo, dove vado, che senso
ha il mio essere qui? Quesiti che non sono infrequenti, ma che in genere un
giovane, a meno che non sia particolarmente maturo, di certo non si pone. E
invece Antonio è quasi assillato da queste domande, cerca una risposta che
ognuno crede di trovare, ma che non è mai quella giusta, e lui invece
probabilmente ci azzecca. Tende, sovente in modo pudico, a quel livello che
generalmente chiudiamo in un vocabolo che desta stupore: l’assoluto. Si rende
conto, cioè, che la terra imprigiona troppo, che l’uomo per sentirsi libero e
realizzato deve avere una visione non principalmente materialistica, e questo
tentativo di librarsi porta non di rado a composizioni che hanno il notevole
?
 
pregio di infondere grande serenità nel lettore. La sua non è semplice poesia, è
qualcosa che viene dal più profondo, è un canto, il canto dell’anima.
Nel leggere queste poesie invito l’appassionato a coglierne l’essenza, a
lasciarsi andare a quella serenità che io ho trovato nei versi, un appagamento
totale che da solo già giustifica il mio giudizio ampiamente positivo di questa
raccolta.
Antonio D’Alessio nasce ad Avellino il 27 febbraio 1976. Diplomato ragioniere,
come tanti giovani del Sud non è riuscito a trovare un lavoro stabile, ma si è
sempre occupato di assistenza domiciliare agli anziani e di cure ai meno
abbienti. Appassionato di discipline orientali aveva trovato la sua ideale
realizzazione nelle arti, sia nella poesia che nella musica. La sua è stata una
giovinezza intensa, stroncata solo il 9 settembre 2008 da un male incurabile
che l’aveva colpito l’anno precedente.
Settembre,2017
Renzo Montagnoli (Borgo Virgilio, Mantova).

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