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L'avvocato Marotta non è stato solo un grande animatore culturale

Caro direttore, dopo la sua morte l’avvocato Gerardo Marotta è stato giustamente ricordato per le sue virtù di grande animatore culturale quale fondatore a Napoli dell’Istituto di Studi Filosofici e della grande biblioteca comprendente 300mila volumi; pochi hanno, però, ricordato il suo importante passato politico. Come ha ricordato lo scrittore e giornalista Ermanno Rea nel suo famoso libro Mistero napoletano (Einaudi, 1995) e nel recente Il caso Piegari (Feltrinelli, 2014) negli anni ’50 l’avvocato Marotta ha fatto parte del gruppo “Gramsci” (assieme a Guido Piegari, a Renzo Lapiccirella e ad altri) che contestava da sinistra la direzione amendoliana della Federazione napoletana del Partito Comunista Italiano. Il Gruppo Gramsci rivendicava un’idea unitaria di nazione e ripudiava la visione salveminiana di Amendola tutta protesa alla costruzione di relazioni con potentati locali: una visione, quella di Amendola, dettata sia da ambizione di potere sia da realismo politico che aveva dalla sua parte la maggioranza del PCI napoletano, i cosiddetti miglioristi, tra gli altri Giorgio Napolitano. I componenti del gruppo “Gramsci” furono tutti espulsi.

 

Cordiali saluti

 

Franco Pelella

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