Come fa Alberto Asor Rosa a liquidare con poche parole un genio come Bob Dylan?
Caro direttore, il 6 novembre è stata pubblicata un’intervista all’autorevole critico della letteratura Alberto Asor Rosa sull’allargamento in corso dei confini del testo letterario. Parlando del conferimento del Premio Nobel a Bob Dylan ecco quello che ha dichiarato: “Che la lettura di Omero fosse accompagnata dai suoni della cetra non può costituire un precedente per il Nobel a Dylan. Un conto è l’accompagnamento musicale che dolcificava i versi di Omero, un conto è la connessione di versi e musica dei cantautori contemporanei. Qui se togliamo la musica il testo da solo non regge, è debole…Le canzoni di Dylan mi piacciono…La mia non è una recusatio globale, ma il suo Nobel non ha senso” (RAFFAELLA DE SANTIS: Alberto Asor Rosa: “Basta contaminazioni salviamo i testi da soli”; La Repubblica, 6/11/2016).
Mi chiedo: come è concepibile una liquidazione così veloce di Bob Dylan da parte di Asor Rosa? Come è possibile essere così tranchant nei confronti di un fenomeno così complesso e articolato come il cantautore statunitense, un fenomeno che fa discutere da decenni i critici di tutto il mondo? Quale differenza tra il giudizio inappellabile di Asor Rosa e il discorso molto più complesso e sofisticato fatto dalla medievista e filologa Silvia Ronchey! Ecco il link della sua lunga disamina dell’opera di Dylan fatta qualche settimana fa (http://www.silviaronchey.it/articolo/1/734/Bob-Dylan-un-classico-universale-La-sua-voce-la-liturgia-dei-nostri-tempi/).
Cordiali saluti
Franco Pelella – Pagani