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Gentile professor De Seta, prima dell'Unità il Sud stava già peggio del resto del Paese

Caro direttore, lo storico dell’architettura Cesare De Seta ha scritto un’interessante articolo con il quale ha giustamente sostenuto l’inopportunità della candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024 (e criticato le associazioni ambientaliste che si sono espresse a favore) se si tiene conto della necessità di colmare i considerevoli ritardi che si registrano, specialmente nel Mezzogiorno, nell’ammodernamento della rete ferroviaria e delle altre infrastrutture (Le Olimpiadi a Roma nel Paese a due velocità; La Repubblica, 17/7/2016). L’unica affermazione del professor De Seta che non condivido è la seguente “Dopo l’Unità d’Italia metà del Paese fu abbandonato al suo destino” perché con essa egli fa intendere (così come sostengono i neoborbonici) che prima dell’Unità la situazione del Mezzogiorno era migliore. Ma non è così. Nel 1859 il Regno delle Due Sicilie contava appena 99 chilometri di ferrovia in esercizio contro gli 850 del Piemonte e della Liguria, i 522 della Lombardia e del Veneto e i 257 della Toscana. Nel 1863 Piemonte e Liguria avevano 16500 chilometri di strade (se aggiungiamo la Lombardia i chilometri di strade in esercizio arrivavano a 37.400) mentre nel Regno delle Due Sicilie i chilometri di strade in esercizio erano 13.787; per ogni chilometro quadrato nel Nord Ovest c’erano 645 metri di strade, in Toscana ce n’erano 538 metri mentre nel Sud ce n’erano 130 metri.

 

Cordiali saluti

 

Franco Pelella - Pagani (

 

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