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Quello strano oggetto letterario o filosofico…

Scrivere o parlare di qualche concetto attinente al campo filosofico o letterario, anche su riviste o giornali non propriamente letterari,  non credo sia un’attività inutile, benché possa sembrare fuori tempo o fuori luogo.

E’ leggendo, che ci riesce più facile trovare risposta ai nostri perchè.

La lettura del pensiero di chi magistralmente ci ha preceduto, può dare un senso ai nostri pensieri e alle nostre azioni quotidiane.

Ciò che tu pensi, è stato pensato anche da altri..

Spesso nei testi trovi scritto esattamente ciò che hai pensato e la lettura diventa un’esperienza misteriosa e a dir poco affascinante!

Esattamente ciò che avviene quando ascolti una canzone, quei pensieri arricchiti da un mondo di sonorità..

Il pensare di alcuni,  non è stato relegato ad una mera attività intima e celebrale, ma ha lasciato traccia nella comunicazione scritta diventando “vantaggio reciproco”.

Il buon cuore dell’uomo è anche rinvenibile nella capacità di donare liberamente un pensiero, perché come accade per le cose materiali,  ciò che è condiviso ha la capacità di alleviare uno stato di bisogno.

Nello specifico il pensiero condiviso ha il potere di confortare l’anima. Pertanto chi non libera i propri pensieri e i propri saperi è un avaro nei confronti dell’umanità.

Per questo invito alla lettura di queste brevi note sul pensiero di  Lucius Annaeus Seneca, figura intramontabile della letteratura latina e della filosofia del I secolo d.C., proprio sull’aspetto della comunicazione con un allievo e dello studio continuo .

«[…] nessuna cosa mi darà letizia, benché straordinaria e vantaggiosa, se la dovrò sapere unicamente per me. Se la sapienza mi fosse donata con questa clausola, affinché la tenga chiusa e non la diffonda, rinuncerei: non esiste possesso di un bene gradito se non lo si condivide con qualcuno» (Epistulae ad Lucilium 6, 4).

È uno dei concetti chiave della visione culturale e del sapere senecano, espresso nelle amichevoli lettere destinate a Lucilio. Seneca vuole condividere quella conoscenza che fa sua attraverso l’opera di studio, trasmetterla e giovare così al prossimo, perché la tendenza dell’uomo alla ricerca della sapienza e alla contemplazione del mondo è insita nell’essere umano per natura, o, meglio, per conformazione: il volto dell’uomo – sottolinea Seneca nel De otio – è appositamente collocato nell’estremità alta del suo corpo, e con un collo flessibile per poter scrutare e osservare in diverse direzioni e da differenti angolazioni.

Ma tale visione senecana non deve essere intesa in termini di immodestia e convinta superiorità della propria persona. No, non è presunzione, perché non manca l’aspetto dell’apprendimento: Seneca trasmette ma apprende, in un’osmotica comunicazione maestro-allievo, in un fantastico passaggio dal discere al docere, dall’imparare all’insegnare. Perché tutti assimiliamo e cresciamo dal rapporto con gli altri, dalla diffusione di un proprio sapere pronto a mescolarsi con quello dell’altro. È reciprocità, un’attitudine all’ascolto e alla ricettività costruttiva.

È per questo che, sempre nelle Epistulae ad Lucilium, Seneca consiglia di circondarci di persone giuste, di amici che siano in grado di elevarci, di renderci migliori e ai quali noi possiamo infondere del bene e altrettanta saggezza. Bisogna tenersi lontani dalle cattive compagnie che attaccano la ruggine, per usare una metafora senecana, sulla propria pelle e sulla propria candida e genuina mente: chi è ricco porta a desiderare solo ricchezze, chi si dedica all’inoperosità o all’ozio inattivo porta solamente fiacchezza.

«E cosa accadrà a chi ha attorno una moltitudine di uomini corrotti?», chiede Seneca, «Inevitabilmente li imiterà o li odierà». Ma il suggerimento è quello di evitare tali estremi, due eccessi inadatti a un retto comportamento, e cercare quella piccola cerchia idonea allo scambio di insegnamenti.

«[…] Mutuo ista fiunt, et homines dum docent discunt», si crea un vantaggio reciproco e gli uomini, mentre insegnano, imparano.

Proviamo ora ad attualizzare questi concetti ai nostri tempi. Oggi il sapere ha sempre più caratteri globali a seguito della diffusione della tecnologia, della libera e gratuita fruizione.

Tuttavia ciò non implica il miglioramento culturale se non c'è la visione della conoscenza e dei saperi visti in soluzione di continuità tra l'apprendere e il trasferire, in una sorta di moto fluido rendendo indistinguibili i due ambiti.


Sovente nella comunicazione, non vi è libero pensiero. E’ troppo spesso  impostata, ossia studiata a tavolino sotto logiche economiche e politiche, quindi diretta solo nella direzione preordinata.

Ciò si verifica anche in campo formativo. Nell’ambito scolastico c’è ancora un’ atteggiamento poco virtuoso e legato a schemi che oggi non hanno più validità.  I programmi preordinati del sapere.

 
Ma alla luce della lettura del pensiero di Seneca, il vero punto di svolta dell'atteggiamento culturale è la reciprocità dei saperi e questa può esservi solo se le parti hanno lo stesso approccio alla conoscenza: esplorare in ogni modo possibile il mondo circostante, studiando sempre e nel contempo alimentando  il contatto personale tra gli uomini giusti, quelli che siano in grado di elevare il nostro bagaglio… formando così ”le cerchie virtuose”.

La scuola o le comunità istituite, i social e  ogni utile momento in cui gli uomini si ritrovano anche in una semplice chiacchierata non precostituita, diventano cerchie virtuose, se ci si pone con l’atteggiamento senecano.

Concetti questi che mai dovrebbero svanire e che invece ai nostri tempi  sono nel dimenticatoio, in quanto mediati e manipolati da altre entità invisibili o preconcetti distruttivi..

Il rapporto, il contatto, lo scambio di parole e sguardi con gli altri ci lasciano ricche emozioni che nutrono il nostro pensiero, quanto di più inviolabile e sacro dovremmo avere. E, questo, Seneca lo aveva capito, e, anche di fronte alle difficoltà incontrate con una personalità arida come quella di Nerone, non ha mai smesso di studiare, di scrivere, di produrre sapere per gli altri.

MDR

 

 

 


 

 

 

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