M.S. Severino. Fiorisce un cenacolo. 31 CINQUANTASEIESIMA EDIZIONE 2016 IN VITA DAl !956
Indetta la Cinquantacinqueseiema edizione del Premio Nazionale Paestum per la poesia, la narrativa e la saggistica (2016). Si può concorrere con uno o più elaborati (poesie in lingua ed in vernacolo, novelle, racconti e saggi) ma CIASCUNO DEI COMPONIMENTI PARTECIPANTI, da inviare in 5 copie chiaramente dattiloscritte, di cui una sola fi rmata e con l’indirizzo dell’Autore, DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DALLA QUOTA DI EURO 20 (per concorso alle spese di segreteria e di organizzazione). Si consiglia l’invio a mezzo raccomandata. Ogni poesia non deve superare i 40 versi ed ogni elaborato in prosa deve essere contenuto entro le 4 cartelle dattiloscritte a spazio due. Il tema è libero. I premi vanno ritirati personalmente o da persone delegate. Non saranno in nessun caso spediti. I risultati del concorso e la cerimonia di assegnazione del Premio saranno ampiamente diffusi attraverso i vari mezzi di comunicazione e riportati nella loro stesura integrale dalla rivista FIORISCE UN CENACOLO, organo uffi ciale dell’Accademia di Paestum, promotrice ed organizzatrice del Premio. PREMIO NAZIONALE PAESTUM Inviare l’adesione e i componimenti entro la data del 15 AGOSTO 2016 all’indirizzo di: ACCADEMIA DI PAESTUM (Segreteria Concorsi Letterari) Via Trieste, 9 - 84085 MERCATO S. SEVERINO (SA) Per informazioni: TEL. 089.879191 - 347.6214259 manzi.annamaria@tiscali.it “AVERE” SPERANZA ED “ESSERE” SPERANZA “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.” (1Pt 3,15) Secondo la defi nizione del Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, la speranza è ‘Aspettativa di un cambiamento futuro in bene’. Dunque, la parola speranza implica una condizione futura e richiede di essere coniugata con il verbo avere. E, ancora, la defi nizione di speranza così prosegue: ‘È una delle tre virtù teologiche per mezzo della quale il cristiano aspetta con fi ducia da Dio il soccorso della Sua grazia in questa vita e la felicità eterna nell’altra.’ Anche in questa seconda accezione, la parola speranza si accompagna all’ausiliare avere. Il verbo avere trova il suo fondamento nell’ottenimento della grazia elargita da Dio al cristiano. Quindi, la parola speranza - che di per sé è un termine attivo - diventa un sostantivo passivo. Il cristiano che ha avuto speranza, è oggetto di ricezione di grazia e di felicità. Il cristiano è però, per antonomasia, il soggetto con cui Dio vuole dialogare, cui Dio vuole fare la grazia; il soggetto che Dio vuole ricolmare di felicità. Come uscire dall’impasse di questa contraddizione che vede il cristiano come oggetto e non come soggetto a causa dell’uso lessicale in cui la parola speranza prende la piega di sostantivo passivo? Per il cristiano la soluzione del dilemma sta tutta nella coniugazione del termine speranza con il verbo essere anziché col verbo avere. Infatti, cambiando essere con avere, ogni tessera trova il suo posto nel mosaico e l’apparente contraddizione diventa, invece, chiara strada da percorrere senza indugi: Essere Speranza. Il cristiano, già portatore di luce in quanto scelto da Cristo (“Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi” - Gv 15, 1-27), si identifi ca con il soggetto con cui Dio instaura un costante dialogo nonché con l’individuo che Egli ha dotato di Speranza. Perciò, il cristiano è speranza per l’intera comunità umana. In tal modo, la parola speranza prende il signifi cato stesso di futuro. Essere speranza: richiama il concetto di verbo attivo. La Speranza (come anche le altre due virtù teologali - Fede e Carità) trova nel cristiano la possibilità di incarnarsi e di moltiplicarsi. Le frasi “Saremo speranza per coloro che ne hanno bisogno” oppure “siamo la speranza” ci danno il peso specifi co dell’attualizzazione della condizione futura, cristallizzandola in un momento che è oggettivamente in divenire. Ecco, dunque, che il futuro diventa presente e il presente diventa futuro. Il tutto in una spirale di positività che si autoalimenta. Il cristiano è speranza. Sempre, continuamente. anche quando tutto gli rema contro. Anche quando muore per il suo credo. Perché guarda la Croce e ne trae forza. Perché nella Via Crucis (Via della Croce) vede la Via Lucis (Via della Luce) e ne diffonde la Verità, la Bellezza, l’Amore. Sorrento, aprile 2015
FILOMENA FURNO