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I social media hanno dato diritto di parola a milioni di persone (e ad una minoranza di imbecilli)

Caro direttore, in occasione della morte di Umberto Eco molti hanno ricordato le sue frasi più famose di tra cui quella relativa ai social media (Internet, Facebook, Twitter, ecc.) che avrebbero dato diritto di parola agli imbecilli (l’ultimo a ricordare tale frase è Curzio Maltese sul Venerdì della Repubblica di oggi). La mia opinione è che questa è una delle frasi meno felici di Umberto Eco perché essa mette in evidenza un elemento secondario (e maggiormente deteriore) dell’avvento dei social media e lascia in secondo piano gli elementi più rilevanti (e maggiormente positivi) connessi ad essi. Perché la rivoluzione dei social media ha avuto soprattutto l’effetto positivo di mettere in connessione tra loro milioni di uomini che altrimenti avrebbero avuto molte maggiori difficoltà a comunicare tra loro. Senza i social media tantissime persone avrebbero avuto molte scarse possibilità di esprimere la loro opinione sui fatti politici ma anche sui problemi personali di ognuno, di far giornalismo o politica, di far conoscere le loro opere letterarie; tantissimi non avrebbero avuto la possibilità di far conoscere la loro creatività esprimendola attraverso delle foto, delle pietanze, delle canzoni, ecc. ecc. Certo tra queste multitudini di persone che usano i social media ci sono anche gli imbecilli ma essi sono sicuramente una minoranza. La frase di Eco (richiamata dagli intellettuali che la ripropongono)  dà la sensazione di essere un giudizio tranchant, da parte di una casta di privilegiati che hanno il diritto di far conoscere le loro opinioni attraverso i libri e i giornali, nei confronti di chi è escluso (certe volte in modo ingiusto) dal far parte di questo mondo.

 

Cordiali saluti

 

Franco Pelella – Pagani (SA)

 

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