Tempo Ordinario: Domenica 18.ma dell'Anno C (2024-25).
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 18.ma dell'Anno C (2024-25)
Introduzione. Qoelet invita ad avere il cuore distaccato dai beni della terra; Gesù in Luca conferma e approfondisce l’insegnamento, esortando ad appoggiarsi solo su Dio; Colossesi ci invita a concentrare mente e cuore nelle realtà eterne, giacché vogliamo vivere di vita eterna.
I - Qoelet 1,2; 2,21-23 - (a) Qoelet parla nell'assemblea con lo pseudonimo di Salomone, il sapientissimo; egli afferma: Vanità delle vanità, dice Qoelet,/ vanità delle vanità: tutto è vanità (2), che è il ritornello del Libro. Anche questo è vanità (21. 23) e un grande male (23), che tutte le creature, anche noi, siamo solo un soffio inconsistente: il globo piumoso e argenteo del bellissimo soffione o dente di leone si scompone in pochi istanti, con un soffio; il vento è più corposo e duraturo. Solo Dio è eterno; persino gli Angeli e i Santi sono inconsistenti. Alimentiamo la convinzione della fragilità delle creature, per non attaccarvi il cuore: la nostra speranza sia solo Dio e le Sue creature, solo nella misura in cui Dio vuole. (b) Qoelet osserva che le ricchezze esistono, ma chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato (21). Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa (23) ma, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? (22). La parabola del ricco stolto ci fa vedere come ogni bene si perde in un istante: persino il nostro corpo lasciamo qui. Diamo all'amore a Dio e ai fratelli il primo posto nella nostra vita, perché solo così abbiamo la vita eterna, che dura; usiamo i beni di questo mondo tanto quanto secondo le necessità nostre e del prossimo. Solo Dio resta! Solo in Dio riposa l’anima mia:/ da lui la mia salvezza (Sal 62,2). Usiamo, comunque, per volontà di Dio la giusta previdenza delle formiche e la fiducia totale nella Provvidenza di Dio, infinitamente buono, sapiente e potente.
II - Luca 12,13 -21 - 1. (a) Gesù predica alla folla e Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità» (13), pensando che fosse un dottore della legge, che dava i pareri legali; preso dal suo problema, non faceva attenzione all’insegnamento di Gesù e non ne capiva la missione. Abbiamo un’idea chiara della missione di Gesù come Maestro e Redentore? (b) Ma Gesù rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?» (14); nessuno! Lui è impegnato con la Parola a orientare gli uomini alle realtà celesti. Chi è Gesù per noi? Nella nostra vita abbiamo tanti problemi di salute, economici, di relazione con gli altri, legali, ecc., e facciamo bene a presentarli al Signore. Affidiamoci a Lui nella preghiera; presentiamo i nostri desideri, se non sono peccato, ma, alla fine, affidiamoci alla Sua Provvidenza; Ci rivolgiamo anche al medico, per la salute fisica, agli esperti per gli affari economici, all'avvocato per quelli giuridici …; mai però perdendo di vista il Signore, perché comunque tutto resta nelle sue mani e Lui, per aiutarci, può anche ricorrere al miracolo; resta sempre vero: Cercate …, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta (Mt 6,33). Gesù è tutto per noi, come Dio e uomo, maestro e redentore, Verbo, per mezzo del quale tutto è stato creato e in cui tutto sussiste e in vista del quale tutto deve essere orientato, noi compresi: Egli è la vita e la sorgente della vita.
2. (a) Poi Gesù conferma il suo insegnamento con una parabola: La campagna di un uomo ricco - per grazia di Dio, cui quest’uomo non pensa - aveva dato un raccolto abbondante (16) e ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? (17); e decise: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni (18); Poi circa il futuro: dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti! (19). E’ un uomo che pensa solo a sé e ai beni materiali e che programma la sua vita come se tutto dipendesse da lui. Egli non prende per niente in considerazione Dio e il prossimo; eppure Dio è colui dal quale tutto dipende, anche il ricco e tutto ciò che ha, le sue decisioni e ogni istante della sua esistenza; il prossimo è fatto a immagine di Dio e Dio lo ama come tale; il ricco dovrebbe amare Dio e il prossimo e accoglierli nella sua vita. Stiamo attenti a non condividere questa mentalità mondana, diabolica e disumana, che si ritrova più facilmente fra i ricchi, come i venditori di armi in tutto il mondo, ma anche tra i poveri superbi ed egoisti. (b) Ma Dio intervenne nella notte stessa e gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita (20) e se la riprese, perché viene da Lui; passerà i suoi beni ad altri: E quello che hai preparato, di chi sarà? (20). Facciamo nostra la conclusione di Gesù con la meditazione e la supplica: Così è la triste sorte è di chi accumula tesori per sé (21), a proprio vantaggio sulla terra, dove il ladro ruba e la tignola consuma (cfr. Mt 6,20; Lc 12,33), e non si arricchisce presso Dio (21), a farsi un tesoretto in Cielo con le opere di misericordia, che sono un aiuto al prossimo e un prestito a Dio (Pr 19,17), che lo contraccambia con generosità. Gesù raccomanda: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia di beni materiali perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (15), che comunque è dono di Dio. Guardiamoci dal ragionare come il ricco stolto e seguiamo Qoelet, che tiene le giuste relazioni con Dio e col prossimo, con se stesso e col creato, ma soprattutto l'insegnamento e l'esempio di Gesù e dei Santi. E cerchiamo il Signore dei doni, non i doni del Signore.
III - Colossesi 3,1-5.9-11 - (a) Paolo scrive ai lettori: Voi, che avere creduto nella Trinità e nell'opera redentrice di Gesù, siete stati battezzati e così siete morti (3) e sepolti con Cristo (Rm 6,1-6); ma siete anche risorti con Cristo (1), già ora spiritualmente perché avete la nuova vita, quella divina; e come è Cristo, seduto alla destra di Dio (1), così Egli ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù (Ef 2,6). Adesso Gesù è nascosto agli uomini, perché sta in cielo, e anche la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! (3). Quando verrà il tempo del giudizio universale e Cristo, vostra vita, si sarà manifestato glorioso, allora anche voi apparirete con lui nella gloria (4). Per chiarire, Paolo usa un’altra immagine: vi siete svestiti dell’uomo vecchio, lontano da Dio, con le sue azioni (9) cattive e avete rivestito il nuovo (10). Questo credente, uomo nuovo, si rinnova per una piena conoscenza, più profonda di Cristo, ad immagine di Dio, Colui che lo ha creato (10), e di Cristo (Rm 8,29), Con la fede e il battesimo noi moriamo e risorgiamo con Cristo, per mezzo di lui e in lui, e facciamo vita nuova per l'intervento dello Spirito Santo. (b) Alla nostra vita divina deve corrispondere uno stile di vita che esige di aver fatto morire… ciò che in noi appartiene alla terra, al mondo del peccato, e che si manifesta in impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria (5)… menzogne (9) e nel pensare alle realtà della terra (2); occorre evitare questo e cercare le cose di lassù (1), del Cielo, concentrandovi il nostro pensiero (2). Esaminiamoci per vedere quanto di peccato c’è in noi e facciamolo morire (5) con la grazia di Dio. (c) Il risultato di questo rinnovamento è che in Cristo scompaiono le differenze fra gli uomini: Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma c'è solo Cristo che è tutto e in tutti (11) e in ciascuno.
EUCARESTIA. Gesù, per salvarci, nella Messa ci propone la sua Parola e il suo sacrificio con la comunione eucaristica perché siano sorgente della nostra forza per vivere la Parola. Affidiamoci alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e ai Santi Patroni, perché ci ottengano di essere fedeli nell’uso dei beni terreni, secondo il loro esempio. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Tenetevi lontani da ogni cupidigia (15). I beni di questo mondo non vanno disprezzati ma vanno usati per la gloria di Dio, per il nostro benessere, per quello degli altri, per conservare in buone condizioni la Terra, che ce li ha dati e ce li darà ancora, se noi la rispettiamo. Rispettando questi nostri rapporti in ogni nostra azione, siamo sicuri di camminare bene e nel bene.
2. Riposati, mangia, bevi e divertiti! (19). E’ impressionante che in tutti i ragionamenti di quest’uomo non appare mai Dio e il prossimo, ma solo lui, che è il centro di tutto. E anche il suo programma di vita mostra che non c’è posto per Dio e il prossimo nella sua vita. Mentalità diabolica, dove la superbia e l’autosufficienza portano certamente all’autodistruzione.
3. Così è di chi… non si arricchisce presso Dio (21). E’ chiaro che non si tratta di accumulare beni materiali, ma di vivere in modo da risultare graditi a Dio, cioè di fare la sua volontà, osservare i dieci comandamenti, mettere in pratica i due precetti dell’amore, fare bene il proprio dovere e seguire le ispirazioni di Dio. E, se pecchiamo, pentiamoci, chiediamo perdono e ripariamo il male.
4. Vanità delle vanità: tutto è vanità (2). Facile e bello dirlo. Vagamente e in generale ne siamo anche tutti convinti; ma quando si tratta di tirarne le conseguenze pratiche, facciamo acqua da tutte le parti. Ci scopriamo attaccati a tante cose, grandi e piccole, a cui ci affezioniamo e di cui non riusciamo a fare a meno. Siamo vigilanti per non perdere la libertà interiore.
5. Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra… (5). S. Paolo è esplicito, e non solo qui, nel raccomandare di uccidere la parte di noi che tende al male, che c’è in noi prima del battesimo e vi resta anche dopo di esso, con la differenza che diventiamo capaci di controllarla e ucciderla dentro di noi con l’aiuto della grazia . La mortificazione è indispensabile. (mons. Francesco Spaduzzi)