Tempo Ordinario: Domenica XVI dell'Anno C (2024-25).
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica XVI dell'Anno C (2024-25)
Introduzione. Genesi ci propone la visita benefica di Dio per Abramo e Sara; Luca un prezioso insegnamento di Gesù sull’importanza dell’ascolto della Parola di Dio; Paolo in Colossesi richiama le sofferenze dell’apostolato affrontate con gioia per amore di Gesù e dei fratelli.
I – Genesi 18,1-10a - Il Signore apparve ad Abramo…, mentre sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno (1). Questi vide all'improvviso tre uomini in piedi presso di lui…; corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra (2) con umile rispetto e deferenza orientale. Si rivolge all’Uno dei tre, che è Dio, dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo (3) e offre loro acqua per lavarsi, riposo sotto l’albero (4), un boccone per ristorarsi e poi proseguire il viaggio, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo. I tre accettano (5). Abramo, come tutti gli orientali, offrì ospitalità: era considerata mancanza molto grave non darla e, peggio, rifiutarla. Non possiamo farlo in questa forma per motivi di prudenza; cerchiamo almeno di metterci nella disponibilità per motivo di carità, per aiutare chi ha bisogno. (b) Abramo fece cuocere da Sara focacce rotonde (6); lui scelse il vitello tenero e lo fece preparare da un servo (7); poi prese panna e latte fresco e li porse loro (8); mentre essi mangiavano, egli stava in piedi per servire. Poi Dio gli chiese di Sara (9) e gli annunciò: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio» (10). Dio fa ad Abramo il dono della visita e ne annuncia un’altra, ma soprattutto profetizza la nascita del figlio a Sara, ormai senza speranza, considerando i 100 anni dello sposo e i 90 della sposa. Dio ricambia la generosità di Abramo con infinita bontà, realizzando il suo desiderio più grande. Chi accoglie il fratello e lo assiste accoglie Dio nella sua immagine e Gesù nella sua persona; Dio ricambia, dando il cento per uno.
II - Luca 10,38-42 - 1. (a) Gesù e i discepoli erano in cammino verso Gerusalemme (38) ed entrò in un villaggio - Betania, vicinissima alla Città Santa e presso il monte degli Ulivi con l'Orto del Getsemani -, e, con somma gioia, una donna, di nome Marta, lo ospitò (38) con Maria e le Pie Donne e i 12 Apostoli, che L’accompagnavano; Egli voleva molto bene a Lazzaro, Marta e Maria (Gv 11,3.5) e ne era teneramente ricambiato. Gesù vi si fermava di solito, quando si recava a Gerusalemme, per evitare di alloggiare in città e di raccogliere folla intorno a sé. Anche noi impariamo ad accogliere Gesù nei suoi 8 modi di presenza: ciascun Sacramento, e specie l'Eucarestia, che è anche Sacrificio, la Parola, l'Assemblea, il Ministro, ogni Fratello, il nostro cuore per la fede e la carità. Gesù viene per darci e ricevere amore e bussa perché gli facciamo spazio nel nostro cuore, mettendo fuori quel che gli si oppone: i sette vizi capitali, le disubbidienze ai comandamenti e ai nostri doveri ecc., ciò che Gli è sgradito. (b) Marta, forse sorella maggiore, era distolta per i molti servizi (40), come preparare cibo per Gesù e gli altri: forse con altre donne, le vicine di casa e le Pie Donne. Lodiamo e ammiriamo Marta per quello che fa per accogliere Gesù e seguiamone l’esempio nel servire il prossimo. (c) Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola (39), come fanno i discepoli; essa Lo ammira per quello che dice e come lo dice. Le folle seguivano Gesù per i miracoli, ma anche per l’autorevolezza della sua Parola; persino i nemici ne restavano incantati. Anche noi gustiamoci Gesù; alimentiamo in noi i sentimenti di fede e amore, che Maria ha per Gesù e la sua Parola; guardiamo anche più in alto, a Maria Vergine e Giuseppe, che accolsero Gesù nella loro vita: lo servirono e custodirono per 30 e più anni; essi attinsero più di tutti, in proporzione della loro fede e carità uniche, da tutti i suoi tesori di sapienza, scienza e grazia.
2. (a) Marta preparava un pranzo solenne per l’ospite importante e amato ed era ansiosa; l’assenza della sorella la innervosì anche contro Gesù, cui rimproverò: Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?, e lo esortò: Dille dunque che mi aiuti (40). Ammiriamo la confidenza di Marta con Gesù, per cui lei si sente in “diritto” di farGli osservazioni, che poi è quella che Gesù suscita in lei, tanto da non farle sentire la sua infinita superiorità. Gesù crea un clima di vicinanza e familiarità con chiunque lo frequenta. Anche con noi, essendosi fatto nostro fratello, Gesù vuole avere relazioni umane, di massima vicinanza e intimità: faremo bene a equilibrare adorazione e dimestichezza con Gesù. (b) Gesù pure fece due rilievi a Marta. Anzitutto: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, faceva cose buone, ma male, perché operava con ansia (41); per tante persone bastava un cibo essenziale: le focacce e il formaggio, già pronto; e poi di una cosa sola c’è bisogno: il cibo della Parola è più importante del cibo materiale; Maria ha capito e ha scelto la parte migliore, ascoltare Gesù, che non le sarà tolta (42); questo era il meglio ora, perché avrebbero avuto Gesù solo per poco con loro. Anche noi dobbiamo avere il giusto rapporto con noi stessi e col creato e col prossimo e sopratutto con Dio, da cui dipendiamo in tutto; chi non fa così è come uno che non ha braccia e gambe nella giusta misura o al loro posto, o ha occhi, naso e bocca, ma non al loro posto: è disarmonico e la loro funzionalità è scadente. Chiediamo di dare a Dio e al prossimo, al creato e a noi, l'amore, il tempo e la cura necessari.
III - Colossesi 1,24-28 (a) Paolo sa di essere diventato ministro della Chiesa, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio (25), che è il mistero di Cristo, nascosto da secoli e da generazioni passate, ma ora manifestato ai suoi santi (26), ai cristiani; la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti è grande e contiene la verità che i pagani sono chiamati a stare in Cristo: Cristo in voi, speranza della gloria (27). Ne riceve gloria Dio (cfr. 27) e salvezza l'uomo, se lo accoglie con fede e con speranza (cfr. 27) e lo pratica con la carità. Conosciamo Gesù e il suo insegnamento, speriamo in lui e nelle sue promesse e amiamolo per la gloria Dio e la salvezza nostra e dei fratelli. (b) Paolo dichiara: Ora io sono lieto nelle sofferenze, persecuzioni e catene, che sopporto per voi (24), per l’apostolato; sa che esse coadiuvano al bene della Chiesa, perché così do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa (24). Paolo insegna che il Cristo storico ha fatto tutto per la nostra salvezza; ma essa ci raggiunge per mezzo di predicazione, fede e sacramenti: tutto ciò può costare sofferenze al ministro fino al rischio della vita, come è avvenuto agli Apostoli e missionari. Anche noi ci mostriamo pronti ad affrontare sofferenze per la diffusione del Regno di Dio. (c) Paolo sa che Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero (27) ai pagani e perciò È lui (Cristo)… che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza per rendere ogni uomo perfetto in Cristo (28; cfr. 3,14; 1Cor 2,6), cioè per renderli capaci di realizzare in Cristo la perfezione naturale e soprannaturale più alta, che solo in Lui si può raggiungere. Comunque il rapporto con Cristo dev’essere sia individuale che sociale: l’uno aiuta l'altro, per volontà di Cristo.
EUCARESTIA. La nostra santificazione personale è già collaborazione alla diffusione del Regno di Dio; ma chi ascolta la Parola vuole che essa arrivi anche ai fratelli. Nella Messa abbiamo l’incontro con la Parola; preghiamo la Vergine e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di ottenerci la grazia di testimoniare Gesù con la vita e la Parola. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Mentre era in cammino… (38). Gesù è stato mandato dal Padre e ha fatto il lunghissimo e brevissimo viaggio dal cielo sulla terra per portare Dio agli uomini e portare gli uomini a Dio. Un pastore, che aspetta che le pecore vengano da lui, mostra di non aver capito che Gesù è un modello che si comporta in modo opposto. Preghiamo i pastori.
2. Maria… ascoltava la sua parola (39). Il cristiano vero e il buon pastore si impegnano nel lavoro e nelle opere di apostolato, ma trovano sempre anche il tempo per mettersi in ascolto di Gesù. Egli scelse gli Apostoli perché stessero con lui e per mandarli a predicare (Mc 3, 14). Non si può essere buoni cristiani e pastori se non si riesce a trovare il tempo per stare col Signore.
3. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta (42). In effetti stare col Signore a tempo pieno sarà l’occupazione dei Beati per tutta l’eternità. Sulla terra il tempo per stare col Signore ci viene indicato dalla Sua volontà, tenendo conto della nostra vocazione e dai doveri connessi. Perciò dovrà essere più o meno lungo. Porta fuori strada non tener conto di vocazione e doveri.
4. Mio signore… non passare oltre senza fermarti dal tuo servo (3). Il Signore viene a visitarci 24 ore su 24. Se la nostra fede è viva, ci accorgiamo che per mezzo dei suoi modi di presenza naturale e soprannaturale, Dio o Padre o Figlio o Spirito, ma anche la nostra Madre celeste e il Patrono della Chiesa, gli Angeli e i Santi, si fanno vicini a noi: perciò mai siamo veramente soli.
5. Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi… (24). Le sofferenze sono sgradevoli e si fa di tutto per evitarle; ma a volte, per ottenere risultati che ci interessano, affrontiamo con coraggio ciò che non ci piace, anzi addirittura con gioia. Così si spiegano affermazioni di Santi, che gioivano nelle sofferenze, che pativano per amore del Signore o del prossimo (mons. Francesco Spaduzzi)