Tempo Ordinario: 1 novembre -Tutti i Santi (2022-23)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: 1 novembre -Tutti i Santi (2022-23)
Introduzione. Il Vangelo ci dice che quelli che praticano le beatitudini sono già ora figli di Dio, come conferma Giovanni nella seconda lettura: essi sono i santi del paradiso, salvati per i meriti di Cristo, specie per la sua Passione e Morte, come ci mostra l’Apocalisse.
I - Matteo 5,1-12a - 1. Dio diede a Mosè sul monte Sinai la Legge, da trasmettere al popolo. Gesù vede le folle e sale su un monte della Galilea; lì Gli si accostano i discepoli (1) e Gesù insegna loro (2) la nuova legge, che bisogna osservare per camminare sulla via della salvezza, dopo l’entrata nel Regno di Dio. Questi ne sono i “proprietari”: di essi è il regno dei cieli (3.10), perché sudditi di Dio, anzi e soprattutto Suoi figli. Il discepolo deve rispettare i suoi doveri (a) verso Dio: desiderare di fare sempre azioni giuste, che corrispondano alla volontà di Dio (6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia), essere distaccato dai beni relativi di questo mondo per dare il primo posto a Dio (3 Beati i poveri in spirito), avere pazienza nella sofferenza (4 Beati quelli che sono nel pianto), avere mente e cuore correttamente rivolti verso Dio (8 Beati i puri di cuore), (b) verso il prossimo: avere sentimenti e opere di misericordia (7 Beati i misericordiosi), mettere pace fra i fratelli (9 Beati gli operatori di pace), essere affabili e accoglienti (5 Beati i miti) e accettare la persecuzione, nonostante viviamo nell'obbedienza a Dio (10 Beati i perseguitati per la giustizia) e a causa della nostra fedeltà e amore a Gesù (11 per causa mia). Occorre sopportare con pazienza insulti, persecuzioni, e calunnie (11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi). Chi vive così, cioè come Gesù, Maria e Giuseppe, i Santi, fa parte già sulla terra del Regno di Dio. Ci darà la forza per vivere a queste altezze lo stesso Gesù, che ci parla e ci tiene uniti a Lui per mezzo dello Spirito Santo, che mette in noi la fede, speranza e carità; sono necessari la preghiera e i sacramenti. Chiediamo la grazia di valorizzare questi mezzi.
2. Questi fedeli, che fanno la volontà di Dio, troveranno misericordia presso Dio (7) e saranno chiamati figli di Dio (9) - anzi lo sono già da ora (1Gv 3,1-3) -, vedranno Dio faccia a faccia (8), giacché saranno ammessi al Paradiso (5 perché avranno in eredità la terra), come gli Ebrei alla Terra promessa; essi sperimenteranno non solo la consolazione (4 perché saranno consolati), ma la felicità piena (6 perché saranno saziati). In sostanza i discepoli di Gesù, perché figli di Dio e misericordiosi, distaccati dai beni di questo mondo, avranno intimità con Dio quaggiù come anticipo, caparra, preludio del possesso pieno di Dio, del godimento perfetto di Lui: essi hanno detto di sì a Dio sulla terra per mezzo della fede, speranza e carità, e Dio ha comunicato loro la vita divina, che fiorisce nella visione facciale e conoscenza senza veli, nell’amore senza limiti e nel godimento perfetto dell'eternità: questa è la grande ricompensa in paradiso: Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (12). Dio, Padre e Figlio e Spirito, si offre a noi e ci accompagna nel cammino verso di Lui: Lui è con noi all'inizio del cammino, nel corso di esso e Lo troviamo alla fine. I Santi l’hanno creduto e gustato sulla terra e adesso lo godono in Paradiso. Seguiamone le orme, praticando le beatitudini.
II - 1Giovanni 3,1-3 – S. Giovanni si rivolge ai suoi lettori e a noi oggi e ci invita a considerare, contemplare e gustare l'amore, che Dio Padre ha per noi: ci ha proclamati suoi figli e ci ha fatti tali realmente (1 Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!). Che cosa sono al confronto i figli di ricchi o di potenti, di nobili o di re! Lo sappiamo: noi fin d’ora siamo figli di Dio (2), ma non sappiamo ancora quel che saremo in futuro nell'aldilà, perché ciò che saremo non è stato ancora rivelato (2) da Dio. Se il nostro essere figli di Dio ora è già bellissimo - è opera dell'amore di Dio -, certo dobbiamo aspettarci che l'amore di Dio farà cose ancora più grandi per noi nel Paradiso, al di là di ogni immaginazione. Comunque noi già sappiamo (2): (a) Dio (o Gesù) si manifesterà (2 quando egli si sarà manifestato), (b) lo vedremo così come egli è, faccia a faccia (2), e (c) perciò noi saremo simili a lui (2). Gli assomiglieremo, il suo Volto si riprodurrà in noi; Lo vedremo senza veli; Lo ameremo senza limiti e godremo la felicità perfetta. Nel frattempo, ora qui sulla terra, dobbiamo fare due cose: (a) poiché Egli è puro e santo, ci purifichiamo dai peccati con la penitenza (3 Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro) e (b) non ci aspettiamo niente di buono dal mondo e dalla sua mentalità, poiché esso non conosce Dio (o Gesù) e quindi non ha idea che cosa significhi essere figli di Dio (2 Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui) e che cosa siano le realtà spirituali (cfr. 1Cor 2,14); perciò impariamo già da ora a contemplare Dio in Cristo per mezzo della meditazione: essa accelera molto il nostro processo di rassomiglianza con Dio e con Gesù.
III - Apocalisse 7,2-4.9-14 (a) Giovanni ha la visione di ciò che avviene sulla terra: viene dall'Oriente un Angelo, che porta con sé il sigillo del Dio vivente (2); ai 4 Angeli, che sono incaricati di devastare la terra e il mare (2), egli grida di aspettare che prima i servi del nostro Dio siano segnati sulla fronte col Suo sigillo (3), per preservarli dal male; sono 144.000, tutti provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele (4). Dio amava gli ebrei e li ama ancora oggi e per sempre e li vuole salvare; 144 mila risulta da 12, che sono le tribù di Israele, moltiplicato per sé stesso e per 1000, e indica un gran numero indeterminato. Essi sono preservati dal castigo, grazie al Tau, impresso sulla loro fronte, che già nell’AT è simbolo dell’appartenenza a Dio e nel NT della salvezza per mezzo della croce. (b) Oltre gli Ebrei, Giovanni vede salvare un numero immenso di uomini e donne, provenienti da ogni nazione, tribù, popolo e lingua, da tutta la terra (9): Tutti stavano in piedi davanti al trono di Dio e davanti all’Agnello, segno della loro vitalità e che stanno in paradiso; sono avvolti in vesti candide, il colore di Dio e dell'eternità; e tenevano rami di palma nelle loro mani, segno di vittoria sui nemici (9). Essi gridano la loro lode a Dio Padre e a Gesù, origine della salvezza: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello» (10). A loro si associano Angeli innumerevoli e i 24 Anziani, cioè i Patriarchi delle 12 Tribù e i 12 Apostoli, e i 4 Esseri viventi, che si prostrano in adorazione davanti a Dio, che siede sul trono (11); essi proclamano che da Dio viene tutto e a lui deve tornare: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen» (12). Uno degli anziani spiega a Giovanni chi sono e da dove vengono quelli che sono vestiti di bianco (13-14); Sono quelli che hanno lasciato questo mondo e vengono dalla grande tribolazione (14), i Martiri della fede, che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello (14), cioè battezzati, resi partecipi dello splendore di Dio, grazie all'opera redentrice di Cristo. Tutti siamo chiamati a far parte di questo secondo gruppo se ascoltiamo la predicazione, crediamo a Cristo, che ci parla ancora oggi, riceviamo il battesimo e gli altri sacramenti, ci laviamo dai nostri peccati, facciamo il bene e abbiamo pazienza nelle sofferenze per testimoniare la fede.
EUCARISTIA. La Parola di Dio, che ascoltiamo, è sorgente di luce ma anche di forza, e tanto più lo è l’unione con Gesù nell’offrici con Lui al Padre in sacrificio e nella Comunione. Chiediamo alla Vergine Maria e S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni, ai tanti santi non canonizzati, specie se nostri parenti, di seguire le loro orme nel cammino verso la salvezza. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. La pratica delle beatitudini rappresenta il vertice della vita cristiana, che affonda le sue radici nelle virtù teologali, vissute sotto la guida dello Spirito, per mezzo dei suoi doni e dei suoi frutti. Tenerle sotto gli occhi significa avere una spinta a migliorare se stessi e una possibilità di esaminarsi per vedere come le pratichiamo.
2. I cristiani autentici sono figli di Dio. L’insistenza di Giovanni nel sostenere che lo siamo veramente, e non solo metaforicamente, ci fa capire quanto è difficile credere sul serio a questa realtà meravigliosa. Chi ha da Dio il dono della grazia santificante partecipa della natura divina e ha la vita divina, comunicatagli dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Che dignità altissima è la nostra, se ne la conserviamo dal battesimo e in poi fino alla morte…
3. In paradiso vedremo Dio come egli è e saremo simili a Lui. Abituiamoci a contemplarlo per la fede nella meditazione come Egli si è presentato nella Sacra Scrittura, per diventare simili a Lui già da adesso per quello che è possibile alla nostra debolezza umana.
4. La grazia santificante ora e la salvezza eterna nell’Aldilà ci vengono date da Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo e per opera dello Spirito Santo. La fede e il battesimo ne sono la porta; la preghiera e i sacramenti e la vita cristiana sono i mezzi per conservarla e farla crescere.
5. La vita del paradiso è passare tutta l’eternità a contemplare Dio, le cui perfezioni sono infinite e non sono mai esauribili dall’intelligenza umana, e il riflesso di queste perfezioni divine nei nostri fratelli: tutto questo provocherà in noi una felicità perfetta, che è partecipazione di quella infinita di Dio. (mons. Francesco Spaduzzi)