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Basta ingozzare il centro a spese delle solite aree interne

Il processo di lievitazione urbana attivato nella città di Salerno, dalle amministrazioni degli ultimi anni, nell'antagonismo territoriale al capoluogo regionale,  non riesce a nascondere una concezione politico-amministrativa antica, la rievocazione dei Regni per nuovi principi. Parallelamente si aggrava  l'impoverimento e l'abbandono  delle aree interne prosciugate dalla concentrazione delle attività socio economiche nelle aree costiere. Come la capitale del Regno antico è cresciuta, nel secondo millennio, come riflesso del centralismo Federiciano, a spese delle aree interne, riuscendo a far sopravvivere il medioevo e le baronie al Sud sino al secolo scorso, così, nel gonfiare Salerno si riconosce la causa di nuovi ritardi. Piazza Della Libertà, neonata  dalla mortificazione del centro storico di Salerno, inaugura il nuovo stile della gestione del territorio regionale: la costruzione per offesa. Le città del consumo e della noia prendono il posto della città della memoria. In molte iniziative urbanistiche nella regione, ormai, si coglie lo stesso stile. Le strade del commercio di Avellino come le piazze rivolte al mare di Salerno, nascendo dalle offese alla propria storia urbana, sono i simboli di una cultura decadente e involutiva che abbandona le proprie radici e conclama la nevrosi collettiva della società borghese, il potere sulla natura e sulle cose come illusione di esistenza. La distruzione della stessa natura che avanza oltre ogni opposta dichiarazione. La città è processo di sedimentazione culturale attraverso il territorio, lento e continuo, che si nutre del rapporto con il tempo trascorso attraverso la memoria, in questo modo trova equilibrio e armonia che si riflettono nei suoi abitanti. La bellezza è nell'equilibrio e nel senso di appartenenza della vita che si scopre nella storia di un territorio, questa scoperta avviene solo attraverso il  recupero delle tracce del tempo di ciascuno. Lo sviluppo non è crescita fisica o lievitazione urbana o pompaggio demografico per il consumo, lo sviluppo urbano è estensione del contesto territoriale preesistenze, nel rispetto della memoria, della tradizione, dei valori  e dell'ambiente fisico. Dove sta tutto questo nelle politiche per il territorio nella nostra regione? 
Non si costruisce nulla se non attraverso la materializzazione del senso, della sensibilità e dei valori di una comunità, nell'amore per l'arte. 
La città Valle IRNO aspetta di essere riscoperta, si ponga fine ai riflettori che illuminano solo  il centro del nuovo regno a spese delle solite aree interne, per il piacere dei nuovi baroni. Si ponga fine alla nuova moda che distrugge il territorio storico diffuso dei piccoli centri urbani, tipici delle aree mediterranee, per rincorrere lo stile delle bidon ville del consumo dei cosiddetti paesi emergenti.
 
                                                                                                                                                                           Agostino Landi

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