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T. di Natale – Dom. fra l’Ottava Anno A.

S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - (2025-26).

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili  e fruttuose queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com) 

T. di Natale – Dom. fra l’Ottava Anno A – S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - (2025-26)

Letture; Sir 3, 2-6.12-14; Sal 127; Col 3,12-21; Mt 2,13-15.19-23

Introduzione. La Chiesa ci propone la contemplazione della vita della Sacra Famiglia, perché vuole che guardiamo a essa come modello della nostra vita familiare e chiediamo le grazie necessarie per poter vivere allo stesso modo. Vogliamo contemplarla e imitarla perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore (Colletta)e dopo le prove di questa vita, siamo associati alla sua gloria in cielo (Dopo la communione). In sostanza la Chiesa ci invita a contemplare la vita della Sacra Famiglia, vista  attraverso la Parola di Dio dell’AT e del NT, perché ricerchiamo nell’incontro con Cristo nella confessione e nell’Eucaristia la forza per praticare con la grazia di Dio le virtù, da loro praticate nel modo migliore, e viviamo effettivamente nella vita quotidiana secondo il modello, che troviamo nei membri della S. Famiglia.

I – 1. Anzitutto contempliamo la vita della S. Famiglia così come ci viene presentata nel Vangelo di Matteo di oggi, uno dei momenti più difficili della vita familiare di questi Tre, che tanto si sono amati fra di loro e tanto hanno amato Dio e ciascuno di noi. (a) Giuseppe, dopo la partenza dei Magi, in sogno riceve l’avviso di Dio per mezzo di un Angelo (Gabriele?): “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò. Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo” (13). Egli non si domanda perché non interviene Dio a difendere suo Figlio, il Figlio di Dio, dalla persecuzione di Erode; non vacilla nella fede e perciò non pensa: “Se Dio fosse veramente padre di questo bambino, provvederebbe Lui a intervenire direttamente, per neutralizzare Erode e per farci rimanere qui, senza dover affrontare un viaggio scomodo e pericoloso e una permanenza all’estero, che certamente si rivelerà molto dolorosa”. Egli obbedisce subito all’Angelo: Egli si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto (14). (b) Maria ha lo stesso atteggiamento di fede di Giuseppe: non si lamenta di non aver ricevuto lei l’avviso e subito si mette in movimento per salvaguardare la vita del Bambino. Immaginiamo l’angoscia di Maria e Giuseppe, ma anche la piena fiducia nella bontà di Dio, che li ha fatti avvisare, e il loro abbandono alla volontà permissiva di Dio, anche in questa circostanza così delicata della loro vita. (c) E possiamo pensare che non solo durante il viaggio hanno patito fame e sete e stanchezza (non c’era stato tempo per fare rifornimenti di cibi prima di partire: sono partiti nella notte), ma anche in Egitto avranno patito fame e avranno dovuto superare tante difficoltà. I sentimenti della S. Famiglia sono rimasti sempre gli stessi: fede nella bontà di Dio, speranza nell’efficacia della sua protezione, amore tenerissimo verso Dio e verso il prossimo senza vacillare per niente. Tale situazione durerà per un periodo, che ignoriamo, più o meno lungo da pochi mesi a qualche anno, circa sette secondo una tradizione. In Egitto c’era una comunità ebraica, specie ad Alessandria d’Egitto, ma comunque i primi tempi saranno stati difficili per inserirsi e avviare l’attività di Giuseppe.

2. E dopo la morte di Erode, Giuseppe ricevette ancora una volta l’ordine di Dio per mezzo di un  angelo, quando, forse, si erano ormai sistemati e avrebbero potuto fare una vita meno scomoda: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d'Israele; sono morti, infatti, quelli che cercavano di uccidere il bambino” (20). Giuseppe non batté ciglio, si alzò e prese il bambino e sua madre, fece il viaggio in direzione opposta a come l’aveva fatto mesi o anni prima, ed entrò nella terra d’Israele (21). E Maria obbedisce anche lei. Solo c’era un fatto che preoccupava i santi Coniugi: vennero a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode ed ebbero paura di andarvi (22). Archelao era non meno crudele e pazzo del padre... Certamente chiesero consiglio a Dio nella preghiera e Dio li avvertì in sogno e Maria e Giuseppe si ritirarono nella regione della Galilea e andarono ad abitare in un città chiamata Nazaret (22-23).

II - Come vivono la loro vita? Certamente i Santi Sposi e Gesù si sono ispirati alla Parola di Dio dell’AT. Il rispetto per i genitori è fondamentale nella vita di ogni persona, perché essi rappresentano le radici: un albero senza radici muore rapidamente e una casa senza fondamenta crolla. Il Siracide ci ha ricordato che chi onora il padre (3) e la madre (4) vivrà a lungo (6); otterrà il perdono dei peccati (14), espia i peccati e li eviterà (3); avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera (5); accumula tesori (4). Tutte queste promesse sono da parte di Dio per i figli, rispettosi verso i genitori, perché Il Signore ha glorificato il padre al disopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole (2). Fa parte del rispetto verso i genitori anche soccorrerli nella vecchiaia non contristarli durante la loro vita (12)essere indulgente, anche se perdono il senno e non disprezzarli (13). Maria e Giuseppe rispettarono i loro genitori e instillarono gli stessi sentimenti nel Bambino Gesù, che come Dio sapeva tutto e faceva tutto bene, ma come uomo faceva esperienza progressiva di tutto. Mettiamoci alla loro scuola e imitiamoli.

III – (a) Noi, scelti da Dio, santi e amati, riceviamo ulteriori indicazioni su come vivere in famiglia da Paolo ai Colossesi: rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità (12)sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi (13): evitiamo, quindi, non solo di farci del male reciprocamente - cosa da escludere totalmente per l'amore che abbiamo verso Dio e il prossimo: sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto (14) -, ma pratichiamo anche le virtù proposteci. In tal modo: la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo (15); in effetti questo della pace è il dono più importante di Dio per la convivenza serena nell’ambito familiare, locale, nazionale, internazionale. (b) Gesù e Maria e Giuseppe praticavano queste virtù e anche frequentavano la sinagoga ogni sabato e il Tempio secondo la Legge; perciò osservavano, prima che fosse data, l’esortazione: La parola di Cristo - per loro quella dell’AT - abiti tra voi nella sua ricchezza; con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda salmi, inni e cantici ispirati, con gratitudine cantando a Dio nei vostri cuori (16)Leggiamo ogni giorno un po’ della Parola di Dio, per difenderci dal veleno quotidiano, che ci viene offerto dal diavolo, dal mondo e dalle nostre tendenze cattive. (c) E in tutta la loro vita personale e familiare compivano in anticipo l’altra indicazione di Paolo: E qualunque cosa facciate, in parole ed opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre (16). Così vivevano fedelmente anche le altre esortazioni: Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli  e non trattatele con durezza (18-19); l’amore deve essere reciproco e anche la sottomissione e il trattamento delicato; sarebbe assurdo pensare diversamente. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto quello che ordinano secondo la volontà di Dio; ciò è gradito al Signore (20). Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino (21). I genitori devono dare ai figli tutto l’amore - e glielo danno perché realmente li amano -; tutti i segni giusti dell’amore – e non sempre li danno per timidezza o altre ragioni, sbagliate come la timidezza -; e la disciplina adeguata all’età e alla maturità dei figli.

IV – (a) Contempliamo un modello così alto e potremmo essere tentati di scoraggiarci. Nulla di più errato. Il modello è certamente altissimo, ma Dio non ci abbandona alle nostre povere forze. Nel Battesimo Gesù ci ha comunicato il suo stesso Spirito, che comunicava continuamente a Maria e Giuseppe, che Lo incontravano con fede e amore. Lo stesso Spirito forma Gesù nel nostro cuore e ci aiuta a realizzare la nostra vita secondo il modello, che abbiamo in Gesù, Maria e Giuseppe. (b) Nella confessione prendiamo coscienza dei nostri peccati, anche quelli contro la vita familiare, ce ne pentiamo e ne abbiamo il perdono. Così ci viene restituita la presenza di Gesù e dello Spirito nel nostro cuore, se l’abbiamo persa col peccato grave, e riceviamo anche una grande forza per lottare e vincere le tentazioni e tenere sotto controllo le  tendenze cattive.

EUCARESTIA. (a) Nella Messa incontriamo proprio lo stesso Gesù, che Maria e Giuseppe avevano continuamente sotto i loro occhi come modello e come sorgente inesauribile di energia. Non dimentichiamo che Gesù, quando fu portato da Maria a casa di Elisabetta e Zaccaria, diede lo Spirito Santo e la grazia di Dio, e quindi la santità, a questi due e a Giovanni, ancora nel grembo della madre. Gesù vuole effondere oggi anche dentro di noi l’abbondanza dello Spirito Santo, che ci farà diventare santi e ci farà praticare tutte le virtù che Gesù, Maria e Giuseppe, hanno praticato personalmente e come famiglia; Egli ci conformerà nei pensieri e sentimenti, parole e opere, a questi modelli perfettissimi di ogni buon comportamento. (b) Le orazioni della Messa di oggi ci fanno chiedere alcune grazie, che ripresenteremo spesso a Dio nella preghiera personale; nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine; seguiamo gli esempi della santa Famiglia, perché dopo le prove di questa vita siamo associati alla sua gloria in cielo. (mons. Francesco Spaduzzi)

 

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