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“La nostra tribù è l’Europa”.

Guerre commerciali, dazi e nuove regole del gioco al convegno “Il Disordine Mondiale”.

“La nostra tribù è l’Europa”: guerre commerciali, dazi e nuove regole del gioco al convegno “Il Disordine Mondiale”
 
 

Come affrontare il futuro tra guerre, dazi e nuovo assetto dei mercati? È la riflessione lanciata da Matching Energies Foundation del Cavaliere del Lavoro Marco Zigon, presidente del Gruppo Getra, per il tradizionale appuntamento di fine anno che ha riunito attorno a un tavolo economisti, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni per un confronto con due ospiti di primo piano: l’ambasciatore Giampiero Massolo, direttore dell’Osservatorio Rischi Geopolitici della Luiss, e la vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione Barbara Cimmino.
A introdurre i lavori, nella cornice dell’Hotel Vesuvio, è stato il padrone di casa, Marco Zigon, che ha subito messo in evidenza la “grande discontinuità” che caratterizza i tempi attuali rispetto al decennio precedente, ricordando come, nei primi anni 2000, la convinzione che la globalizzazione fosse il collante di una pace globale duratura era quasi un mantra. “Una frase spesso ripetuta – ricorda - era ‘dove passano le merci non passano gli eserciti’”. Oggi, però, il quadro è ben diverso: due conflitti – quello russo-ucraino e quello siriano-palestinese – e una guerra commerciale basata sui dazi hanno ribaltato le vecchie certezze. 

Zigon ha articolato il suo intervento attorno a tre riflessioni fondamentali. Innanzitutto, ha sottolineato come la globalizzazione abbia avuto effetti positivi sui Paesi in via di sviluppo, “contribuendo a farli emergere dalla povertà e a disinnescare potenziali conflitti”, ma abbia anche generato effetti negativi sui paesi economicamente avanzati, “erodendo la competitività a causa di pratiche di dumping salariale”. In secondo luogo, ha ricordato che negli ultimi trent'anni la popolazione mondiale è aumentata di circa tre miliardi di persone, portando a una pressione demografica senza precedenti. Infine, ha evidenziato “lo sviluppo esplosivo delle tecnologie – dall’automazione all’intelligenza artificiale – che ha trasformato le economie manifatturiere, creando concentrazioni di competenze e know-how e, di conseguenza, nuove forme di potere”. L’Europa, nonostante il suo progetto di Green New Deal, sembra, secondo Zigon, “galleggiare schiacciata” tra i monopoli di Cina e Stati Uniti, con un’agenda spesso percepita come poco realistica nei tempi e nelle modalità.
 
Il punto di vista più atteso è stato quello dell’ambasciatore Massolo, il quale ha centrato il suo intervento sul concetto di appartenenza europea, spiegando che “la nostra tribù era e rimane l’Europa”. Una frase che ha fatto da filo conduttore a un ragionamento più ampio sulla necessità di un nuovo equilibrio nelle scelte di politica estera italiana. “Abbiamo abbandonato un ordine basato sul primato dell’Occidente e sulla fiducia nelle sorti della globalizzazione e del libero mercato”, ha proseguito Massolo. “I paesi si sono concentrati sul proprio ombelico, ‘My country first’, e la comunità internazionale è passata da una fase di collaborazione a una di contrapposizione. Su questo si sono innestati eventi come la Brexit e l’ascesa di Trump”. Massolo ha descritto la fase attuale come un “G0”, “un mondo senza una governance globale, dove non c’è un governo che possa o voglia dettare l’agenda”.
“La comunità internazionale è come se fosse organizzata su due livelli”, secondo Massolo. “Al piano superiore ci sono le due superpotenze, Stati Uniti e Cina, e poi c’è la Russia, un paese fallito che vive di un’economia bellica ma possiede il principale arsenale militare del mondo. Le superpotenze si mordono, ma nessuno affonda i colpi, e questo è un fattore mitigante del disordine”. Massolo ha sottolineato come, nonostante il disordine imperante, i mercati siano relativamente stabili, ma tutto ciò ha un impatto pesante su Europa e medie potenze. “L’Unione Europea, prigioniera delle proprie istituzioni, è poco attrezzata per viaggiare in un mondo che richiede decisioni rapide e l’attitudine culturale a usare tutti gli strumenti di sovranità”, ha affermato. “L’Italia ha fatto passi avanti, ma deve uscire dal rifugio di dire che nessuna azione internazionale è consentita se non legittimata da un’istanza multilaterale. Non possiamo condizionare la nostra azione a una fonte di legittimazione che non esiste più. In un’epoca di politiche tribali, la nostra tribù è l’Europa, e il rischio da evitare è quello di allontanarsi dal proprio approdo per avvicinarsi al nostro alleato di riferimento. Il rischio è di affondare in mezzo all’Atlantico”.

Cimmino ha convenuto su come la vera sfida per l’Italia sia la capacità competitiva senza rinunciare alla sostenibilità. “Cultura e identità” sono le parole chiave del nostro continente, ha detto, “ma noi tendiamo a essere pessimisti e a criticare il passato invece di costruire programmi per il futuro”. La numero due di Viale dell’Astronomia ha poi messo in evidenza due iniziative cruciali: l’imminente firma dell’accordo Mercosur, che dovrebbe dare una spinta significativa all’export italiano in America Latina, e la Zona Economica Speciale (ZES) unica, cavallo di battaglia del presidente di Confindustria Emanuele Orsini, per attrarre investimenti e favorire la creazione di nuovi impianti produttivi sul territorio nazionale. “Estenderla a tutto il paese, al di là del credito d’imposta, è la chiave per far sì che le imprese vogliano investire in un territorio che può ancora offrire tanto”.
 
Tra i numerosi interventi, quelli degli imprenditori Gianluigi Traettino, Luigi Della Gatta, Vito Grassi, Mario Mattioli, Beniamino Schiavone e Ludovica Zigon, degli accademici Stefano Consiglio e Amedeo Lepore, del professionista Marco Demarco.

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