T. O. - Domenica 25.ma - 14 settembre: Esaltazione della S. Croce (2024-25).
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
T. O. - Domenica 25.ma - 14 settembre: ESALTAZIONE DELLA S. CROCE (2024-25)
Introduzione. Numeri ci presenta la fede come condizione per la salvezza. In Giovanni Gesù ci ricorda che siamo salvati da Dio per mezzo della Passione e Morte di Gesù. Filippesi ci propone un sintesi della fede vista nella Persona e vita di Gesù, Dio e Uomo, umiliato e glorificato per noi.
II - Nm 21,4 b-9 – (a) Gli Ebrei si ribellano tante volte contro Dio e contro Mosè (5) nel deserto; ma stavolta superano se stessi in cattiveria: qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero, e rimproverano Dio e Mosè: Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? (5), cioè si lamentano dei doni di Dio, grazie ai quali sono sopravvissuti e hanno avuto la libertà. Ogni peccato è pazzia. Con Gesù sulla croce preghiamo: perdonaci, perché non sappiamo quello che facciamo. Usiamo per offenderLo e per danneggiare noi e il prossimo quelle creature, che Dio ci ha date per il bene nostro e del prossimo . (b) Allora venne il castigo: il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì (6). Il dolore dei morsi e la morte di tanti (7) e la paura di morire (6) fanno rinsavire: Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti (7). Il dolore fa riflettere e prendere coscienza dei peccati e spinge all’umiltà e alla preghiera. (c) Mosè pregò per il popolo (7b) e Il Signore indicò il rimedio: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita» (8). Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita (9). Mosè crede alla Parola di Dio ed espone il serpente di bronzo, rimedio per sé inadeguato; i morsicati credono alla parola di Mosè e guardano al serpente con fede e sono guariti. Anche noi, per essere salvati, dobbiamo guardare con fede nel rimedio, che è Gesù crocifisso, di cui il serpente sul palo è un simbolo.
I - Gv 3,113-17 – 1. Chi è Gesù che sta parlando con Nicodemo? E’ il Figlio dell’uomo (13-14) e il Figlio (16-17) unigenito (17) del Padre. Il Figlio dell’uomo è disceso dal cielo (13) come quello di Daniele (7,14), che viene sulle nubi del cielo incontro all’Anziano per ricevere il regno eterno e universale; Gesù riceverà il Regno quando sarà salito al cielo (13) e siederà alla destra del Padre; ma prima bisogna che sia innalzato sul palo della croce, come Mosè innalzò il serpente nel deserto (14); ora come gli Ebrei guardavano con fede il serpente ed erano guariti, così chiunque crede in lui, Gesù, Dio e uomo, non va perduto, ma ha la vita eterna (14); si perderà chi non crederà in lui (Gv 3,19). Questo Figlio dell’uomo è anche il Figlio del Padre, che per amore ha mandato il Figlio nel mondo (17) e lo consegna alla morte, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (16); Gesù precisa che adesso il Figlio è mandato non come giudice, per condannare il mondo; ora è il tempo della misericordia, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (17); ma verrà il tempo del giudizio per distinguere e separare i buoni dai cattivi con la condanna dei cattivi; giudizio e condanna sono riservati alla fine della vita e del mondo a chi non ha voluto credere. Crediamo a questa Parola di Dio, che il Padre ci dà per mezzo del Figlio; crediamo che il Padre ci dà il Figlio come maestro che parla a Nicodemo, a noi e a tutti, e come salvatore di tutti (15.16.17). Crediamo all’amore del Padre che ci dà il Figlio come salvatore (16) e come salvatore crocifisso (14). Crediamo all’amore di Gesù che è Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, che si dà per ciascuno di noi alla morte di croce per salvarci (14-16).
2. Il Salvatore viene dal Padre col dono della salvezza e ci salva per mezzo dell’Incarnazione e Passione e Morte (14); la salvezza è data a ciascuno di noi dallo Spirito Santo, che mette nei nostri cuori la fede (15-16) come risposta alla Parola di Dio e al dono di Dio che è Gesù (16-17), e la carità, che è risposta alla carità del Padre per noi: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito (16) e del Figlio per noi (Gal 2,20; Ef 5,2.25). Vogliamo crescere nella fede e nella carità, che sole ci fanno entrare in comunione con Padre e Figlio e Spirito, col Padre per mezzo del Figlio nello Spirito: è lo Spirito che le versa nel nostro cuore e perciò ciascuno di noi può credere alla Parola del Padre, che è Gesù Parola e Maestro, e può amare il Padre, che ci dà il Figlio come salvatore, e il Figlio, che si dà per noi alla morte per salvarci. Cuore di Gesù, Maria e Giuseppe, dateci fede, speranza e carità, per la cui pratica Dio ci dona la salvezza.
III - Filippesi 2,6-11 - La seconda lettura offre alla nostra meditazione e contemplazione la vicenda di Gesù, nella sua fase di abbassamento e glorificazione, come modello da seguire per essere salvati: Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (Fil 2,5). (a) Il Figlio di Dio, pur essendo nella condizione di Dio,/ non ritenne un privilegio/ l’essere come Dio (6), svuotò se stesso, si abbassò e umiliò, assumendo una condizione di servo,/ cioè diventando simile agli uomini e nascondendo la sua divinità. Dall’aspetto Egli fu riconosciuto e ritenuto come semplice uomo, ma umiliò se stesso / facendosi obbediente fino alla morte / e a una morte di croce (8): si è ulteriormente abbassato e umiliato nella Passione e Morte di croce, sempre per fedeltà e obbedienza al Padre. Per questa fedeltà e umiltà Dio Padre lo esaltò, rispose con la glorificazione, ma dopo la morte, quando lo resuscitò, lo assunse al Cielo, lo fece sedere alla Sua destra e gli donò il nome / che è al di sopra di ogni nome (9): il titolo di Signore: «Gesù Cristo è Signore!» (11), sostituto del nome Yahweh, che è quello dato a Dio nell’AT e che Egli porta già nel suo nome Gesù = “Yahweh salva”. Il Padre vuole e opera questo perché nel nome di Gesù/ ogni ginocchio si pieghi/ nei cieli, sulla terra e sotto terra (10), come si fa davanti a Dio e perché è Dio, e anche ogni lingua proclami la divinità e umanità di Cristo, tutto a gloria di Dio Padre (11). Con la glorificazione, anche esternamente Gesù mostra quella gloria, che aveva da tutta l’eternità come Figlio di Dio. (b) Queste verità dobbiamo accettare con fede e carità, cioè le dobbiamo fare nostre come modo di pensare e amare, perché è necessario che condividiamo gli stessi sentimenti del Cuore di Cristo, cioè i suoi pensieri e sentimenti, affetti e disposizioni, per poterlo imitare nelle Sue parole, opere, omissioni. Ognuno di noi con fede e carità deve fare memoria di Gesù per conoscerlo e amarlo di più per mezzo della meditazione e lo studio; con fede e carità deve fare memoriale di Gesù, celebrando l’Eucaristia e i sacramenti in modo da ricevere da Lui il suo Spirito; con fede e carità deve diventare memoria vivente di Gesù, lasciandosi guidare in tutto dallo Spirito, che solo può realizzare la nostra conformazione a Cristo nella sua vita interiore ed esteriore, nella fedeltà al Padre, nell’umiltà, nell’obbedienza, nell’accettazione della sofferenza per amore, nell’amore al Padre e agli uomini, nella concordia coi fratelli. (c) Siamo al centro della fede cristiana, i due misteri principali della fede, che noi dobbiamo credere e sentirci spinti o attratti ad amare quel Dio Uno e Trino, che ci ha tanto amati. L’opera redentrice di Gesù con la collaborazione di Maria ci ha meritato la salvezza e ci ha aperto le porte della speranza. Se avremo fede, speranza e carità, ci conformeremo al Cuore di Cristo con la preghiera e i sacramenti.
Eucarestia. Qui incontriamo presenti Gesù e in Lui la Trinità, che operano in noi la salvezza. Ci raccomandiamo alla Vergine Addolorata e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni, ai Santi devoti della Passione di Gesù, che stanno nella gloria per aver vissuto con fedeltà questi ideali, perché ci ottengano di seguire le loro orme. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo (13). Gesù è il figlio dell’uomo, in quanto concepito e nato nel tempo da Maria, ed è il Figlio di Dio, in quanto generato dal Padre nell’eternità: Egli viene dal cielo e, compiuta la sua missione con amore obbediente al Padre, ritorna al Cielo ed è glorificato da Lui.
2. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo… (14). L’AT è storia della salvezza, che prepara gli avvenimenti salvifici del NT e la sua conoscenza è indispensabile per capire il linguaggio e gli eventi del NT. Questi eventi sono nuovi ma affondano le loro radici nell’AT, che ne aiuta maggiormente la comprensione.
3. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… (16). E’ una delle frasi - chiave della storia della salvezza non solo del NT ma anche dell’AT; è vero che quest’ultimo sembra attirare la nostra attenzione sulla grandezza di Dio, ma in fondo l’amore di Dio per l’uomo trapela e affiora in ogni avvenimento, oltre a essere richiamato esplicitamente con molta frequenza.
4. Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta… (8). Tutto si fonda sulla fede nella Parola di Dio, che è comunicata a Mosè, creduta da lui e proposta agli Ebrei, creduta da loro e messa in pratica col guardare il serpente di bronzo per essere guariti in caso di morso velenoso. Così chi guarda il Cristo crocifisso sul legno riceve la guarigione spirituale, cioè la liberazione dal peccato e la vita eterna.
5. Ogni lingua proclami: Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre (11). È la professione di fede completa che deve fare chi vuole essere salvato: credere che Gesù è il Figlio, fatto uomo, del Dio, creduto dagli Ebrei, ed è il Messia, promesso loro e mandato dal Padre per la salvezza degli Ebrei e di tutta l’umanità. (mons. Francesco Spaduzzi)